di Mario De Michele

Siamo alle solite. Quando si vorrebbe eliminare a tavolino un avversario politico tutti i mezzi diventano leciti. Anche quelli più deplorevoli. Agli interventi a gamba tesa da cartellino rosso sferrati dai calciatori di altre squadre spesso si aggiunge il “fuoco amico” alimentato dai compagni(?) di partito. E il gioco è fatto. L’arma più utilizzata è quella giudiziaria. Si adombrano sospetti o si brandiscono vicende controverse per colpire al cuore, per fare più male possibile, per abbattere. È il segno più profondo della decadenza della politica, di partiti sempre più rarefatti, di leader solo “chiacchiere e distintivo”. La fiera della fuffa, con l’essere che batte in ritirata lasciando campo libero all’apparenza. Gli stessi protagonisti di questo spettacolo osceno hanno pure il coraggio di lamentarsi o di mostrarsi preoccupati per il crollo dell’affluenza all’urne che negli ultimi anni segnala una disaffezione senza precedenti dei cittadini nei confronti dei partiti e dei loro rappresentanti.

Nel solco della vergogna si inserisce la vicenda che vede suo malgrado protagonista Marco Villano. Neppure il tempo che la sua candidatura alle regionali nelle fila del Pd casertano sia stata ufficializzata che già si è messa in moto la macchina del fango. L’ultima fitta sassaiola dell’ingiuria è stata scaricata addosso a Villano per una denuncia penale a suo carico presentata per fatti risalenti ai pochi anni in cui è stato vicesindaco di Aversa. Secondo i querelanti avrebbe fatto pressioni sul dirigente dell’Utc per affossare la concessione di una licenza edilizia. A puntare il dito contro l’esponente dem è Paolo Santulli, già deputato ed ex di tante cose, balzato dal centrodestra al Pd con la naturalezza di un trapezista di fama mondiale.

Paolo Santulli

Tra Santulli e Villano non è mai scattato il feeling. Nonostante l’approdo nel Pd l’ex parlamentare ha sempre remato contro l’amministrazione aversana di centrosinistra capitanata dal sindaco Alfonso Golia, di cui Villano era vice, fino a determinarne lo scioglimento anticipato. Quella scelta politicamente incomprensibile indusse i vertici nazionali a espellere per alcuni mesi Santulli dal partito democratico. Il suo ritorno fu condito da altri scontri interni. E l’esperienza dem dell’ex deputato è definitivamente tramontata con il mancato appoggio della lista Pd alle ultime comunali del 2024. Ma come in tutti i divorzi non consensuali l’astio e il risentimento si sono accentuanti. E in queste ore è stato scritto un nuovo capitolo della lunga telenovela: Villano e l’ex dirigente comunale Raffaele Serpico sono stati oggetto di una denuncia per presunti fatti penalmente rilevanti.

Breve recap. Dodici anni fa si apre un contenzioso tra la società Lisieux e Santulli, che è il socio di maggioranza, e il comune di Aversa per il mancato via libera alla realizzazione di una residenza per anziani. Dall’archivio comunale “scompare” una nota del 2013, atto poi rinvenuto dall’avvocato della Lisieux nel fascicolo del procedimento davanti ai giudici del Consiglio di Stato. A soffiare sul fuoco dei sospetti ci ha pensato Roberto Romano. L’ex presidente dell’assise nell’ultima fase della gestione Golia, quando Villano era vicesindaco, stando ad un articolo de Il Mattino, ha scritto su Fb: “Mi feci fare una perizia pro veritate e l’atteggiamento del vicesindaco cambiò, ma non si arrese, facendo pressione sul dirigente Serpico che firmò un’ordinanza”. Sulla scorta della “scomparsa” della nota del 2013 e delle parole di Romano la Lisieux e Santulli hanno denunciato Villano e Serpico perché, a loro dire, sarebbero parte di un sistema di resistenze e ostruzioni durato oltre un decennio e mirato a impedire la realizzazione del progetto e a eludere le pronunce dei giudici.

La sede del Consiglio di Stato

Bene. Partiamo dalla magistratura. Il Consiglio di Stato ha censurato il comune di Aversa per “aver eluso il giudicato con un’interpretazione distorta delle sentenze precedenti per sottrarsi al dictum giurisdizionale”. In seguito al pronunciamento dei giudici di Palazzo Spada il prefetto di Napoli ha nominato un commissario ad acta per dare esecuzione alla sentenza della magistratura amministrativa. Come peraltro rimarcato dagli stessi denuncianti, l’eventuale condotta ostruzionistica dell’ente risalirebbe a più di 10 anni fa. In questo arco temporale si sono succedute tre amministrazioni comunali, quelle del compianto Giuseppe Sagliocco (2012), di Enrico De Cristofaro (2016) e di Alfonso Golia (2019). Le prime due di centrodestra. Tra una gestione e l’altra si sono alternati tre commissari prefettizi. Il contenzioso tra il comune e la Lisieux di Santulli risale a 13 anni fa. Ergo, ai tempi di Sagliocco. È proseguito durante l’amministrazione De Cristofaro. E si è protratto sotto Golia, “sciolto” nell’ottobre 2023 per la mancata approvazione del bilancio. Due anni dopo, ossia ai nostri giorni, l’autorizzazione per la residenza per gli anziani chiesta dalla Lisieux non è stata ancora concessa.

Non solo. Villano è stato nominato vicesindaco il 24 aprile 2021 ed è rimasto in carica per soli 2 anni e mezzo. In 13 anni di presunti ritardi ostruzionistici sarebbe eventualmente responsabile per 2 anni e 6 mesi. Mentre i maggiori colpevoli della mancata autorizzazione sarebbero gli amministratori dei precedenti 10 anni e mezzo, ovvero i membri delle due amministrazioni di centrodestra e tre commissari prefettizi. Una bella denuncia penale andrebbe fatta anche e soprattutto a loro, non vi pare?

Roberto Romano

Arriviamo a Roberto Romano, che del centrodestra fa parte dalle ultime comunali, dopo i trascorsi nei 5 Stelle, di cui è stato candidato sindaco di Aversa (sic!). Il buon Romano è colui che ha mandato a casa l’amministrazione Golia, quindi anche Villano. All’epoca era presidente del consiglio. Senza il suo voto non sarebbe passato il bilancio con il conseguente scioglimento del comune. Si astenne. E tutti a casa. Perché non votò a favore? Lui sostiene per nobili motivi. In città lo paragonano a Giuda con annessi e connessi trenta denari. Dopo la parentesi con i Moderati di Giovanni Zannini, oggi Romano fa parte di Noi Moderati. Sempre di “Lupi” si tratta. Sarà che il lupo perde il pelo ma non il vizio, sui social è un attivissimo censore del centrosinistra, di cui è stato parte integrante, e dei 5 Stelle di cui era innamorato pazzo, condividendo quell’amore sfrenato con un altro Roberto, di cognome Fico, attuale candidato del campo largo alla presidenza della Regione Campania. Ma gli amori passano. E i partiti cambiano. Sono come i cioccolatini, uno tira l’altro.

Marco Villano

Concludiamo con Marco Villano. Sul piano politico è sempre stato intriso di tatticismo e ghirigori cervellotici più ingarbugliati di una matassa della stessa circonferenza della Terra. Se a questo aggiungiamo la sua venticinquennale fedeltà accondiscendente a Stefano Graziano, quintessenza del pragmatismo, è inevitabile il palesarsi di un Frankenstein della politica. Ma un conto è la disputa politica, altra cosa è lo sciacallaggio. Una cosa è combattere anche aspramente un avversario o un amico di partito perché non si condividono le sue posizioni, altra roba è giocare al massacro per cercare di distruggerlo come persona. Farlo quando è in procinto di candidarsi alle regionali è ancora più squallido. Si chiama “politica ad orologeria”. E scandisce il tempo dell’indecenza.

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