
di Mario De Michele
Siamo ben oltre il ridicolo. Siamo nel paese delle menzogne. Il patetico tentativo di passare per “vittima” da parte di Antonio Borzacchiello, che ha intascato per 3 anni di fila quasi 20mila euro di soldi pubblici senza essere in possesso di alcun titolo per svolgere il servizio di comunicazione digitale, è l’ennesima dimostrazione dell’azione mistificatrice messa in campo dal cerchio tragico legato agli attuali amministratori che si sentono i padroni del paese. Chi ha beneficiato del denaro della collettività in modo illegittimo dovrebbe avere almeno la decenza di tacere. Le prove a suo carico sono schiaccianti e si basano su atti ufficiali adottati dal comune e visionabili sull’albo pretorio (clicca qui). Invece di mostrarsi in modo goffo e pietoso come una “vittima”, Borzacchiello dovrebbe restituire il maltolto alla collettività. Ha usufruito di denaro pubblico in violazione delle normative vigenti. Quei soldi sono dei contribuenti. Il comune non può essere un bancomat per distribuire prebende agli amici degli amici e alle persone “organiche” alla maggioranza. È un reato grave. Discriminare i cittadini liberi che non si sono piegati al “sistema” di potere e non hanno mai fatto l’inchino all’imperatore è illegale. E politicamente inaccettabile.

Le vere vittime di questo “sistema” perverso sono i cittadini, puniti per non essere cortigiani. Tantissimi professionisti locali di indubbio valore sono finiti nella “lista nera” pagando a caro prezzo per la loro libertà e moralità. Pur contando su corposi curriculum e qualificate esperienze professionali non sono mai stati presi in considerazioni negli affidamenti diretti, perché quegli incarichi dovevano essere conferiti ai componenti del cerchio tragico, nello specifico a parenti stretti degli amministratori locali oppure a Cesario Villano, che alle comunali del 2020 si è pubblicamente autodefinito il 13esimo candidato della lista Nuova Primavera Cesana. Guarda caso, durante l’attuale consiliatura l’architetto-edicolante Villano ha ottenuto incarichi diretti per circa 100mila euro. Anche in questo caso le prove sono schiaccianti: basta consultare l’albo pretorio. Per non parlare di Michele Autiero, fratello del capogruppo di maggioranza Nicola Autiero, che ha incassato un appalto diretto di quasi 75mila euro grazie a un’associazione temporanea di impresa. Poi c’è Luigi Migliaccio, parente dell’assessore Francesco Turco: con cadenza annuale ha beneficiato di tre incarichi diretti per un totale di circa 96mila euro. Tra i tecnici fortunati spicca Luigi Marrandino, zio di Erika Alma, compagna del sindaco Enzo Guida, che in poco più di due mesi, dal 27 luglio 2021 al 4 ottobre 2021, ha ottenuto ben tre affidamenti diretti per un totale di oltre 16mila euro. Ci fermiamo qui perché l’elenco è lungo. Ma alcune domande sono d’obbligo: perché i professionisti locali liberi e moralmente integerrimi sono stati considerati come cittadini di serie B? Perché sono stati discriminati in palese contrasto con le norme sugli incarichi diretti? Sono loro le vere vittime, non certo Borzacchiello che si è messo in saccoccia quasi 20mila euro in modo illegittimo essendo privo dei titoli e dei requisiti per svolgere il servizio di consulenza digitale.

Passiamo al clima d’odio in cui vive Cesa da 10 anni. Una cappa di paura senza precedenti. In passato lo scontro tra maggioranza e opposizione non usciva mai dai binari della civiltà e del rispetto. Dall’avvento di Guida e company non c’è stato più spazio per il dissenso. Gli avversari sono diventati nemici da abbattere con ogni mezzo. Anche il più viscido e malvagio. Per la prima volta nella storia del comune e caso unico in Italia i consiglieri di minoranza Ernesto Ferrante, Carmine Alma, Amelia Bortone e Paola Verde sono stati cacciati dal civico consesso con una decadenza che grida ancora vendetta. Sono stati liquidati perché disturbavano il manovratore. Chi è subentrato a loro si è amalgamato a Guida e alla squadra di governo con uno sfregio indelebile al volto degli elettori. Ma il clima di paura trova conferma anche nelle piccole cose, quelle per cui anche una stretta di mano in piazza viene considerata lesa maestà (sic!). Sono personalmente testimone di questa deriva antidemocratica che ha condotto Cesa nel baratro del veleno politico, sociale e culturale. Alcuni anni fa, quando Ginotto De Angelis faceva parte della maggioranza, lo incontrai per strada e mi fermai per salutarlo. In quel momento passò il sindaco Guida in auto. De Angelis mi disse: “Scommetti che mi chiama per dirmi che non devo parlare con te?”. Gli risposi: “Non ti credo, sarebbe assurdo”. Nel giro di pochi minuti persi la scommessa. Guida gli telefonò per rimproverarlo della chiacchierata con me. Mi è testimone De Angelis, uomo di parola.

Siamo arrivati a questo. E poi gli stessi odiatori di professione, quelli che hanno festeggiato per il mio arresto e ci sono rimasti malissimo per la tempestiva “assoluzione” del Riesame, hanno il coraggio di accusare Giuseppe Fiorillo e il suo gruppo di spargere veleno. Mistificatori nati, cresciuti e pasciuti. Ma la storiella delle vittime non regge più. Il re è nudo. Non può più schermirsi dietro la maschera delle “cose belle”. Lo slogan “pace, amore e fratellanza” non gli si addice. Sul terreno della bontà e del rispetto non c’è gara fra lui e Fiorillo. I cittadini vogliono bene all’ex sindaco. Sono liberi di farlo o è vietato pure questo? Non serve a nulla sbraitare sui social con affermazioni grottesche. Basta fare un confronto tra i 10 anni di sindacatura di Guida e quelli di Fiorillo. Sotto la gestione dello stimato medico il clima era sereno e da paese civile. L’opposto di quello che è diventato oggi. Il potere non è più in mano al popolo. Il potere è in mano ai potenti. Le sigle di partito lasciano il tempo che trovano. Prima o poi la verità viene a galla. E come sempre fa male. Ma, come direbbe il poeta, chi è causa del suo mal pianga sé stesso. E abbia almeno la dignità di non rivoltare la frittata accusando con scienza e incoscienza gli altri. È un metodo che non funziona più. Per fortuna.












