di Riccardo D’Antonio
Credo che a molte persone sia capitato di restare intrappolati in un ingorgo a Napoli nell’ora di punta e constatare, con tristezza e rassegnazione tipicamente italiane, dopo un tempo indefinito in coda, che l’ingorgo non solo non diminuisce, grazie al “solerte” intervento dei vigili urbani, ma addirittura peggiora a causa loro.
Infatti, tipicamente succede che i vigili o facciano bellamente finta di nulla (anche se un motorino con 3 persone a bordo senza casco sfreccia su un marciapiede per aggirare la coda) o si appostino agli incroci e inizino a fare le veci dei semafori, che pure sono lì e funzionano regolarmente, invece di guardarsi intorno e cercare di risolvere il problema, causa dell’ingorgo, che tipicamente è rappresentato da macchine parcheggiate in divieto di sosta o, peggio, in seconda o terza fila. Questo comportamento, senza ombra dubbio, non fa altro che provocare negli automobilisti frustrazione per comportamenti ritenuti arbitrari (“ma perché i vigili fanno passare prima quelli che vengono di là, anche se il semaforo è verde per me?”), smarrimento (“che faccio seguo il semaforo o il vigile?”) e rabbia (“ma perché dobbiamo pagarli anche se non fanno per niente o comunque non bene il loro lavoro?”).
Per uscire dalla metafora, basta sostituire agli automobilisti i cittadini, ai vigili il governo “tecnico” e agli ingorghi gli arci-noti problemi economici. Purtroppo è sotto gli occhi di tutti la grave situazione dei conti pubblici italiani e la pressante e incessante necessità di tapparne le falle, cercando di far quadrare i conti: appunto il celebre ingorgo “a croce uncinata” di cui si parlava nel film “Così parlò Bellavista”. Ma cosa hanno deciso di fare i vigili-tecnici chiamati in causa per mettere ordine in questa intricata situazione e ripristinare l’ordinaria viabilità? Naturalmente, da buoni novelli vigili hanno deciso di adottare la soluzione più ovvia e meno efficace incrementando la pressione fiscale (confronta tabella a piè di pagina).
La soluzione è la più ovvia, perché dà l’impressione che siano alacremente al lavoro, ma anche la meno efficace, perché ridurre ulteriormente il reddito disponibile delle famiglie senza altri interventi strutturali compensativi non aiuta certo a far uscire l’Italia dalla palude della stagnazione economica. Come si evince dai calcoli della CGIA di Mestre riportati in calce, le famiglie italiane dovranno pagare entro la fine dell’anno, a causa dell’incremento delle imposte locali, ben 1.390 euro ciascuna – l’equivalente di uno stipendio mensile medio. Non solo quindi questi soldi non potranno essere messi in circolazione per far “girare l’economia”, come recitava un famoso spot, ma andranno solo ad alimentare il buco nero della spesa pubblica.
Come dire oltre al danno la doppia beffa: i vigili-tecnici si sbracciano per far “circolare” le auto, ma queste non possono passare perché proprio davanti a loro è parcheggiata un’auto in sosta vietata – magari proprio quella dei vigili. E che dire di tutti i furbastri in motorino che continuano a sciamare all’incrocio in barba al codice della strada senza remore? Il vigile dovrebbe intervenire non solo per punire il comportamento scorretto (evasione fiscale ad esempio), che vista la punizione minima o irrisoria rispetto al vantaggio ottenuto risulta scarsamente efficace, ma soprattutto per segnalare all’amministrazione comunale (parlamento) l’opportunità di riformare i sensi di marcia o avere delle corsie preferenziali per determinate categorie (riforma del sistema fiscale?).
Ovviamente ora sto volando troppo con la fantasia, ma credo che assumere un comportamento virtuoso del genere e intervenire sulle cause strutturali della crisi sia l’unico sistema prima che il traffico eccessivo (e il costo della benzina sempre più alto anche per le nuove accise decise da questo governo) scoraggino per sempre l’uso della macchina e dei motorini, rendendo magari le città più vivibili, ma impedendo l’attività economica e, ironia della sorte, lasciando anche i vigili-tecnici disoccupati.
LE PRINCIPALI IMPOSTE LOCALI PAGATE DALLE FAMIGLIE – serie storica –
Dati in milioni di euro
Descrizione 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012
Addizionale regionale IRPEF 6.166 6.741 6.43 6.199 7.387 8.229 8.085 8.168 8.401 10.616 Addizionale comunale IRPEF 1.571 1.615 1.555 1.561 2.23 2.725 2.874 2.854 2.913 2.913
ICI/IMU 11.03 11.55 11.70 12.09 12.74 9.68 9.47 9.193 9.2 21.455
TOTALE 18.77 19.90 19.68 19.85 22.36 20.63 20.43 20.215 20.51 34.984
A famiglia (importi in euro) 821 854 834 830 921 838 820 803 815 1.390
Elaborazione: Ufficio Studi CGIA di Mestre su dati ISTAT, Dipartimento delle Finanza e Relazione tecnica al DL 201/2011
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