CASERTA – Bollare l’avversario con il marchio di impresentabile per cercare di spostare il consenso del polo giustizialista che negli ultimi anni ha infoltito le proprie fila, fino a diventare egemone in ampie schiere sia del centrodestra che del centrosinistra.
E’ emblematica la campagna elettorale che si sta combattendo in Campania, soprattutto attraverso i media, dove il centrosinistra, orfano delle cartucce su Nicola Cosentino, punta l’indice contro la candidatura dell’ex presidente della provincia di Napoli Luigi Cesaro e il centrodestra rinfaccia al Pd di aver candidato Rosara Capacchione.
Attaccare la giornalista de Il Mattino, candidata capolista al Senato del Pd, è, ormai, un cavallo di battaglia del coordinatore regionale del Pdl Nitto Palma che non perde occasione per lanciare bordate all’indirizzo dei democratici. “E’ vero o non è vero –ha detto Palma nel corso della convention promossa da Paolo Romano all’Hotel Vanvitelli di Caserta – che la Capacchione è sotto processo per aver calunniato un maresciallo della guardia di finanza che aveva indagato sul fratello. Ed è vero o non è vero che in quella intercettazione, seppur non valida ai fini processuali, ha pronunciato quella minaccia?. Mi viene da dire che il Pd altro non è che chiacchiere e distintivo”. Palma ha poi aggiunto che “Rosaria Capacchione deve ringraziare il Pd per la mancata modifica della legge elettorale perché con le preferenze avrebbe rimediato lo stesso risultato delle Europee”.
Un attacco, quello di Palma, che è arrivato proprio nel giorno in cui Servizio Pubblico ha dedicato ampio spazio ad un’inchiesta di Claudio Pappajanni che, facendo ascoltare un’intercettazione di Cutolo, ha svelato presunti rapporti tra la Nuova Camorra Organizzata e Cesaro. La trasmissione di Santoro ha messo in onda la ricostruzione di un’intercettazione ambientale del 2011 nel carcere di Terni – dove Cutolo e’ rinchiuso al 41 bis – il boss parla con la nipote. Cutolo apprende delle difficolta’ di Raffaele Cutolo junior, fratello della ragazza, a trovare un lavoro. Cutolo, turbato, invita la nipote a parlarne con “Zia Rosetta”, sua fidatissima sorella. Le manda a dire di mettersi in contatto con Cesaro: “Questo, ora, e’ importantissimo. Io non ci ho mandato mai nessuno, ma e’ stato il mio avvocato e mi deve tanto. Faceva il mio autista, figurati!”. Accuse che Cesaro ha rispedito al mittente in modo piccato. “Sono disgustato – ha detto- non solo perché non c’é nulla di rilevante dal punto di vista penale, ma neanche dal punto di vista formale e morale, in quanto io in questa storia vengo citato, ma nei fatti non appaio mai”.
Cesaro ha anche attaccato la trasmissione di Santoro: “Sono disgustato perché vive ancora un giornalismo d’assalto che aggredisce, mortifica, svilisce e non tiene conto di quelle che sono sentenze definitive della magistratura anche quando queste parlano di assoluzione”. Attacca Cesaro a muso duro il responsabile di Sel della Campania Arturo Scotto che scrive “Non abbiamo mai abbassato la guardia rispetto agli accoliti di Cosentino che figurano nella lista del Pdl ed in quelle degli alleati, tra i quali spicca la figura tragicomica di Cesaro. Nuovo “reggente” del clan dei Cosentinos. Tante volte abbiamo denunciato che era il Pdl ad essersi infiltrato nella malavita e non viceversa. Non è una battuta. E’ purtroppo l’autobiografia della destra campana”.
Un dibattito, per il momento, lontano dalle grandi questioni che dovrebbero appassionare l’elettorato di un paese ormai sull’orlo del baratro e di una regione dove la Caritas denuncia che il 22% delle famiglie (il doppio rispetto alla media nazionale) vive sotto la soglia di povertà. Le questioni inerenti il lavoro, lo sviluppo, la formazione, la cultura occupano un gradino inferiore nella scala delle priorità della futura classe dirigente nazionale. Sul primo gradino, però, non c’è la legalità ma la demonizzazione dell’avversario facendo leva non sul casellario giudiziale ma, il più delle volte, sulle ordinanze dei pubblici ministeri, le cui tesi, ricordiamolo, devono pur sempre esser confermate nei tre gradi di giudizio previsti dalla Costituzione.
E’ un gioco perverso, al massacro, a cui nessuno riesce a sottrarsi, forse lo chiede l’Europa.