Era il 17 novembre 2011. Pochi giorni prima Enrico Fabozzi fu arrestato per reati di camorra. Secondo l’accusa era sceso a patti con i Casalesi. Era un tangentista. Si trovava in cella quando Mario De Michele, a quei tempi direttore di Campania Notizie, firmò un editoriale che lo rese il nemico numero uno dei giornalisti finti paladini della legalità in terra di Gomorra. Si intitolava “Mi dichiaro in arresto”. Lo scrisse con trasporto emotivo ma soprattutto dopo un’attenta lettura degli atti giudiziari. Nell’estate dello stesso anno aveva conosciuto di persona l’allora consigliere regionale, già sindaco di Villa Literno, col quale poi instaurò un rapporto di fraterna amicizia che dura tuttora.
Quell’arresto, di per sé già roboante, alimentò un clamore mediatico senza precedenti perché vedeva protagonista un esponente del Pd, proveniente dal Pci. Per giunta vicino a Bassolino (in quel periodo accusato di disastro ambientale, poi assolto). Secondo inquirenti e giornalisti anticamorra(?) era la rappresentazione del fatto che i clan non avessero un colore politico. Del loro essere trasversali. Stipulavano accordi con il centrodestra (Cosentino docet) e con il centrosinistra in base a convenienze e contingenze. Cioè agli affari. A gettare litri di benzina su un falò altissimo ci pensarono i componenti evergreen delle associazioni locali antimafia. Quelle composte da 20 anni sempre dagli stessi nomi, che agiscono in “regime di monopolio” dispensando, senza averne titolo, patenti di moralità. La quintessenza dell’ipocrisia. Per tutti Fabozzi era il male assoluto. Un mostro da sbattere in prima pagina e in galera. Ovviamente buttando via le chiavi.
Ci sono voluti quasi 10 anni perché giustizia fosse fatta. Nel frattempo l’ex consigliere regionale ha trascorso ben 11 mesi in cella, ha subito una condanna in primo grado a 10 anni e si è visto la vita politica e personale distrutta. Nel tunnel con lui la moglie Rosetta e i figli Paolo e Sergio. L’unico, sfidiamo chiunque a dimostrare il contrario, che si schierò dalla parte di Enrico Fabozzi fu Mario De Michele. Era il 17 novembre 2011. Sembra ieri. Ma è un decennio fa. E la chiamano giustizia. Piercamillo Davigo, ex pm di Mani Pulite, oggi divo tv, direbbe che alla fine è andato tutto bene. Un innocente è stato assolto, a conferma del “perfetto” funzionamento della macchina giudiziaria. Gli consigliamo di rivolgersi a un medico bravo con un comodo lettino su cui stendersi.