di Isidoro Orabona
Al grido di “Chi ci sta ci sta, chi non ci sta non ci sta”, Vincenzo de Luca, fratello gemello e clone di Maurizio Crozza, ha lanciato la sfida: si ricandiderà per la quarta volta, sperando di diventare per la terza volta presidente della giunta regionale della Campania, malgrado il divieto imposto dalla legge e dallo stesso Pd, il suo partito. Evidentemente, l’ultima condanna della Corte dei conti a pagare 100.000 euro per danno erariale non ha scalfito la sua determinazione. Peraltro, su De Luca pende un’ulteriore accusa della Procura della Corte dei conti per un danno erariale di 3,7 milioni di euro (la sua quota è di “soli” 928.725 euro). Di recente, infatti, è stato citato in giudizio per la vicenda delle tessere sanitarie Covid ordinate dalla Regione, ritenute un inutile doppione del green pass e mai recapitate ai cittadini. Particolare di questa sua nuova disavventura contabile: sembra che a tutt’oggi le Asl non siano in grado di indicare dove si trovino quelle tessere.
È da immaginare che tutti quelli da lui beneficati o miracolati o affini, oltre ai diretti suoi collaboratori, non resteranno insensibili al guanto di sfida dello “Sceriffo”, lanciato con un grido di dolore condito con la sua solita teatralità. Però è facile pronosticare che più di un dubbio assalirà molti componenti della sua compagnia di giro. Costoro, come ormai tutti, sono convinti che il reame deluchiano è giunto agli sgoccioli. Facile quindi prevedere che la sua corposa truppa cammellata si defilerà e, più o meno in silenzio, strapperà la casacca che indossa e si offrirà a qualche altro protettore e dispensatore di grazie. Sicuramente, poi, avranno serie perplessità a rimanere ancora fedeli al governatore quelli che tuttora sono indagati, imputati o condannati per vari e gravi reati, compresa la corruzione. A volere esercitarsi con facili previsioni, è pensabile, ad esempio, che non risponderà alla chiamata alle armi uno dei più attivi suoi sostenitori, molto apprezzato e amato dal capo supremo: quel Franco Alfieri che è in questi giorni è stato sospeso dalla carica di presidente della provincia di Salerno e di sindaco di Paestum per la contestazione di gravi reati, tra i quali la corruzione. Chissà se resterà muto e sordo al richiamo del suo “capo” anche il consigliere regionale Giovanni Zannini, portabandiera in consiglio regionale della lista “De Luca presidente” e presidente della Commissione ambiente. Zannini, dal quale molti stanno prendendo le opportune distanze, quasi certamente riserverà tempo e attenzione solo alla difesa dalle accuse di corruzione e concussione che gli sono state mosse pochi giorni fa dalla procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere. Forse, più di un dubbio amletico sulla sfida lanciata dal presidente della Regione lo nutrirà perfino Nello Masturzi, già vicesegretario del Pd, nominato nel 2020 da De Luca capo della sua segreteria personale. È anche presumibile che più di una sofferta indecisione assalirà Enrico Coscioni – in campo sanitario, braccio destro e sinistro del governatore -, raggiunto, qualche anno fa, da un divieto di dimora a Salerno su ordine del Giudice per le indagini preliminari, come aggravamento della misura interdittiva che gli era stata inflitta e che gli inibiva l’esercizio della professione medica. Divieto, però, che non era stato tenuto in alcun conto da Coscioni, il quale, imperturbabile, continuava a svolgere le mansioni di primario presso l’ospedale di Salerno, “all’insaputa”, sicuramente dovuta ad una scusabile distrazione dei vertici aziendali, nominati a suo tempo da De Luca. E cosa deciderà Franco Picarone, altro deluchianno di ferro, già assessore a Salerno e da otto anni presidente della commissione Bilancio della Regione?
È verosimile che un’angosciante indecisione tormenterà anche lo storico apostolo di De Luca: il commercialista e docente salernitano Umberto De Gregorio, dal 2015 (ininterrottamente) presidente e poi anche direttore di Eav, l’ente che gestisce l’intero trasporto pubblico regionale. È incappato in due inchieste della Corte dei conti: una, relativa ad alcune consulenze svolte quando era insegnate di scuola superiore (dunque a tempo pieno); l’altra, alla carenza di requisiti per ricoprire la carica di vertice dell’ente, cioè quella di direttore generale (senza avere partecipato ad alcun concorso) cumulata con quella di presidente (di nomina politica).
E, per non continuare con un elencazione che non farebbe altro che esacerbare disillusione, sconforto e amarezza, resta da chiedersi quale insonne decisione partoriranno i componenti della catena di comando della protezione civile regionale, dell’Asl Napoli 1 e del dipartimento regionale Sanità campana, ancora alle prese per vicende giudiziarie relative agli appalti per gli ospedali modulari Covid e per le mascherine : 19 rinvii a giudizio per irregolarità nella gara da 15,5 milioni di euro per tre ospedali modulari Covid (a Napoli, Caserta e Salerno, mai entrati in funzione) e da 2,5 milioni di euro per mascherine anticovid di pessima qualità.
In presenza di questo scenario e di quello più generale, relativo alla conduzione di una Regione nella quale quotidiane e drammatiche emergenze (per citarne alcune: sanità, ambiente, sviluppo, occupazione, vivibilità in genere) sono di una angosciante e fisiologica ordinarietà, la indecorosa sfida di De Luca non può che trovare una sola indignata e ferma risposta: la stragrande parte dei campani non potrà mai stare con lui, con i suoi reggicoda, con i suoi cortigiani e i suoi caporioni, i quali, fuori dal professionismo politico, non riuscirebbero a trovare non solo una dignitosa collocazione, ma neppure se stessi. A parte le vicende giudiziarie, sarebbe politicamente inaccettabile alimentare un “sistema” che ha minato e annichilito un’intera Regione. È finalmente giunta l’ora di dire con forza e a voce alta: basta!
Infine, appare indispensabile anche chiedersi: in che misura il quadro ora disegnato solo in parte influenzerà o condizionerà la città di Aversa? Non si deve infatti trascurare che il sindaco e la maggioranza della nuova amministrazione comunale, direttamente o indirettamente, sono in grandissima parte emanazione di politici e personaggi del sistema deluchiano, compresi quelli più o meno coinvolti in vicende che, anche da un punto di vista politico, certamente non possono definirsi onorevoli. Ma su questi importanti riflessi, e su quelli che verosimilmente matureranno a breve, è indispensabile quanto prima fare tutte le necessarie considerazioni.