di Mario De Michele

Da troppo tempo il mondo politico è popolato da un manipolo di nominati. Vuoi per le leggi elettorali (quella provinciale è stomachevole), vuoi per i salotti buoni, vuoi perché i partiti sono sempre più ad immagine e somiglianza del leader di turno. In questo sfilacciamento tra eletti e elettori lode a chi si conquista sul campo a suon di preferenze un meritato posto nelle istituzioni. Un recordman nazionale di voti è sicuramente Giovanni Zannini. Alle regionali della Campania del 2020 in corsa con la lista De Luca Presidente ha sfondato quota 20mila nella circoscrizione di Caserta. L’ascesa del politico di Mondragone è sbalorditiva. Eletto per la prima volta con una manciata di voti Zannini nell’arco di pochi anni ha scalato la classifica dei più votati tra i candidati campani alle regionali. Nel Casertano è il numero uno in assoluto. Grazie a lui il raggruppamento De Luca Presidente è appena dietro il Pd di due lunghezze (17%-15%). Un’anomalia o l’effetto della politica 5.0? Nel caso specifico c’è da riconoscere al presidente regionale della commissione Ambiente una capacità unica di stare sempre sul pezzo. Ha costruito un asse di ferro con il governatore. In Terra di Lavoro è il suo uomo di fiducia. Zannini ha ricambiato con il lavoro. È sempre disponibile ad assecondare le richieste degli amministratori locali. È ormai l’idolo dei sindaci. Fornisce loro appoggio burocratico e sostegno politico. Due ingredienti che oliano il meccanismo dei finanziamenti regionali. Così Zannini è diventato la calamita degli enti locali. Su 104 Comuni non ce n’è uno dove non c’è qualche suo uomo. In pochi anni ha costruito un contenitore moderato, qualcuno dice di voltagabbana, da far invidia ai partici casertani sempre più in affanno. I colori politici sono talmente annacquati da sfociare nell’indistinto. La ricetta è troppo appetitosa: fondi e legami personali. La politica è roba vecchia. Non ha più appeal. Anche per colpa di quelli come Zannini che pur di rafforzare il proprio potere sarebbe disposto a trasformare la coerenza politica in un campo di calcio da calpestare con i tacchetti. Elencare l’esercito dei suoi seguaci sarebbe come sfogliare l’elenco telefonico. Gli ultimi “acquisti” sono sindaci ed esponenti del Pd. Il primo cittadino di Cesa Enzo Guida lo idolatra. Nell’Agro aversano orami c’è un monocolore zanniniano da riportare in mente le maggioranze assolute della Dc. Ma l’obiettivo del deluchiano non è mettere assieme folte schiere di dirigenti e militanti attorno a valori radicati. Si bada al sodo. Per gli enti locali i finanziamenti regionali sono una risorsa fondamentale per non dichiarare default. Zannini batte su questo tasto. E i risultati sono subito visibili. Sindaci e consiglieri comunali a frotte cambiano casacca. Il minestrone in salsa zanniniana si chiama i Moderati. Nelle ultime ore a tavola si è seduto anche l’onorevole Paolo Santulli, da tempo in rotta di collisione con i dem aversani. Ormai il consigliere regionali hanno messo le tende ovunque. È decisivo nelle amministrazioni locali. È determinante in Provincia di Caserta. È il più incisivo negli accordi sulla governance degli enti strumentali. In estrema sintesi è il politico più potente del Casertano. Certo, un incremento di voti così rapido e consistente lascia la porta aperta a interrogativi ancora senza risposta. Un radicamento così capillare, quasi militare, del territorio pone dubbi sul deficit democratico. Un’occupazione di poltrone a tutti i livelli segnala l’assenza dei filtri partitici. Ma chi se ne frega. Giovanni Zannini ha i voti e muove le leve giuste. Così va la politica oggi. Ad personam. I partiti fanno perdere solo tempo. E se non si danno una mossa il loro tempo sta inesorabilmente per scadere.

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