di Mario De Michele
Come Jingle bells canticchiata dalle persone più stonate del mondo. Da tempo ormai i Democratici e Riformisti propongono lo stesso repertorio. Un ritornello insopportabile anche all’orecchio meno sopraffino. La litania di una parte della maggioranza è questa: “Siamo vittime di esposti anonimi”. Se non ci fosse da piangere sarebbe impossibile trattenere il sorriso visto che negli ultimi 10 anni sono piovute su Orta di Atella più denunce senza firma che bombe su Bagdad durante la campagna “Desert Storm” della guerra del Golfo. L’ultimo a parlare di “complotto” è stato il consigliere comunale Michele De Micco nel corso della prima seduta dell’amministrazione targata Vincenzo Gaudino. L’esponente della maggioranza, eletto grazie ai voti dei leghisti Raffaele Elveri, Francesco Ragozzino e Antonio Arena, ha preso la parola per “denunciare” il clima di “ritorsioni personali” nel quale la coalizione vincente sarebbe costretta a operare. L’intervento di De Micco ha preso spunto dal blitz che nei giorni scorsi è stato effettuato a casa dell’assessore Marilena Belardo. Il controllo è scattato perché l’abitazione del componente della giunta presenta gravi difformità urbanistiche.
Quando è stato realizzato lo stabile? Ovviamente durante gli anni del cemento selvaggio. Chi è il progettista che cura la pratica per conto di Francesco Belardo, padre dell’ex consigliere Marilena? L’architetto Giuseppe Mozzillo. Non è l’ex sindaco. È il socio del geometra Tommaso Dell’Aversana “Rockefeller” (villa faraonica con annesso Bosco di Capodimonte), capogruppo di maggioranza dell’amministrazione Brancaccio del 2006, sciolta per camorra nel 2008. L’anno prima Salvatore Del Prete “Monsignore” indossò la fascia tricolore in seguito all’elezione di Brancaccio a consigliere regionale. Per inciso, di quella coalizione facevano parte anche gli odierni paladini della legalità Del Prete “Magò” e Piccirillo “F.A.G.G.”. Oltre ad essere un prolifico architetto, Mozzillo aveva la fortuna di essere il cugino di Nicola Arena, allora dominus assieme a Nicola Iovinella dell’ufficio tecnico. Il duo Arena-Iovinella ha rilasciato la quasi totalità delle licenze poi annullate perché illegittime dopo l’intervento della magistratura. Torniamo al civico 7 di via Vivaldi. Francesco Belardo ottiene il permesso di costruire 144/2002 per realizzare cantinato, porticato al piano terra, primo e secondo piano e un sottotetto non abitabile con scala esterna. Non essendoci un piano di lottizzazione l’Utc elargì una concessione diretta. Passiamo in rassegna gli abusi. Come per magia il porticato diventa un appartamento abitabile con un aumento di volume di circa 300 metri cubi. Un cambio di destinazione d’uso possibile soltanto attraverso una Dia (denuncia di inizio attività in edilizia) illegittima. Un ulteriore incremento volumetrico di circa 170 metri cubi deriva dalla chiusura della scala, che invece sul grafico è aperta. Il terzo abuso insanabile riguarda il sottotetto, trasformato contra legem in appartamento. Il recupero per uso abitativo non era consentito né in base alla legge regionale n. 15 del 2000, né sulla scorta del regolamento edilizio comunale. In soldoni, è proprio il caso di dire, un immobile di due appartamenti si trasforma in un palazzo di quattro piani. Rispetto a difformità urbanistiche così gravi la normativa vigente non lascia scampo: il Comune deve adottare un’ordinanza di demolizione. Il sopralluogo presso l’abitazione dell’assessore Belardo dunque non è il frutto di una macchinazione plutocratica-massonica mondiale o di una cospirazione segreta. Ma è semplicemente l’attività di controllo su uno stabile con svariati abusi edilizi. I paladini della legalità (quelli veri) dovrebbero esultare. E invece De Micco è risentito per il blitz definito una ritorsione personale. Prima del consigliere erano intervenuti i re Magi Gianfranco Piccirillo, Espedito Ziello e Mario Vozza, che avevano “denunciato” a mezzo stampa la “ripresa della stagione dei veleni”. Ma come? Hanno la faccia tosta di intervenire proprio loro che hanno sparso veleno dappertutto, anche nelle caditoie di Orta di Atella. In materia urbanistica l’ultimo a poter parlare è lo stesso De Micco. Vive in uno stabile abusivo perché realizzato nella fascia di rispetto cimiteriale, che secondo l’articolo 338 del regio decreto n. 1265/1934 prevede il divieto di realizzare immobili all’interno del perimetro di 200 metri. “I cimiteri devono essere collocati alla distanza di 200 metri dal centro abitato. È vietato costruire nuovi edifici entro il raggio di 200 metri dal perimetro dell’impianto cimiteriale, quale risultate degli strumenti urbanistici vigenti nel Comune”. Non lo diciamo noi ma il Tar che non a caso ha bocciato il ricorso del padre di De Micco. Anche il tribunale amministrativo effettua “ritorsioni personali”? Suvvia. Facciamo i seri. Ben vengano gli esposti se fanno emergere irregolarità. Belardo, Piccicillo, Ziello, Vozza e De Micco si mettano l’anima in pace. Chi di esposto ferisce di esposto perisce.