di Mario De Michele
Siamo alle solite. Schermaglie a distanza e fuoco incrociato. Il Pd di Caserta perde i segretari ma non il vizio tafazziano dell’autolesionismo estremo. Per dirla con Moretti: “Continuiamo così, facciamoci del male”. In questo i dem di Terra di Lavoro sono insuperabili. La federazione provinciale è commissariata da diversi anni. Nell’ultimo ventennio si contano più commissari e che segretari. Il passaggio di testimone tra gli uni e gli altri è come il ghibli che soffia dietro una porta chiusa: impalpabile. Mauro Mauri ha gettato la spugna durante l’ultimo tesseramento monstre. In pieno caos e di fronte a una campagna adesioni 2022 fuori controllo l’ex viceministro dell’Interno abbandonò la barca che affondava perché di fatto non c’era agibilità politica. Negli ultimi due giorni utili per l’iscrizione i numeri divennero uno scandalo nazionale: record imbattibile di 2mila tessere in 48 ore. Dietro il dopaggio sfrenato Gennaro Oliviero e le sue truppe. Che accerchiarono il Pd di Caserta per lanciare l’assalto alla diligenza. Il presidente del consiglio regionale della Campania puntava a trasformare i dem in un partito persona da “comprare” a suon di tessere. Era la scuola socialista di Terra di Lavoro: il Psi era forgiato a immagine e somiglianza di Oliviero. Un uomo solo al comando. Lo spartito suonato in casa dem, quando il presidente del parlamentino campano approdò nel Pd, provocò fin dall’inizio stonature e una musica inascoltabile per chi proveniva dalla tradizione democristiana e comunista. Il Pd non sarebbe mai divenuto un partito padronale. Non era e non è nelle sue corde. Resta il nodo Oliviero. E qui subentrano anche evidenti responsabilità dei vertici nazionali. Prima di gonfiare il tesseramento il timoniere del consiglio regionale aveva fatto addirittura di peggio: boicottaggio alle politiche del 2022. La parola d’ordine degli olivierani era “non votare per il partito capeggiato al Senato da Susanna Camusso e alla Camera da Stefano Graziano”. Entrambi eletti. Due montanti ravvicinati da ko. Il terzo colpo, quello letale, il ricommissionamento dei dem casertani decretato da Elly Schein e perfezionato con la nomina della Camusso. Un tris di pugni al volto che hanno steso Oliviero. Poi si è spenta la luce. Da Roma non sono stati adottati provvedimenti esemplari nei confronti di chi urbi et orbi ha sabotato il partito. Non è stata fatta chiarezza sui punti neri del tesseramento. Non c’è stata nessuna operazione pulizia e trasparenza. L’immobilismo del Pd sul caso Oliviero e l’apatia di Camusso sugli aspetti politici da delineare con il pennarello rosso hanno ridato ossigeno ai seguaci del presidente del parlamentino campano. Che, come se nulla fosse, hanno ricominciato a tirare calci per la nuova campagna adesioni e per lo svolgimento del congresso provinciale. Nessuno guarda la luna indicata dal dito. Perché i dem casertani si trovano nel guado? Perché in tanti anni non si è trovata una sintesi tra le varie componenti? Perché il personalismo prevale sulla politica? Ecco, prima di sbraitare per il tesseramento e per il congresso, qualche anima pia dovrebbe mettere sul tappeto questioni politiche. Che senso avrebbe fare nuove tessere e celebrare il congresso in queste condizioni? Si alimenterebbe l’ennesima guerra tra bande. Risultato? Tra qualche mese il Pd di Terra di Lavoro sarebbe nuovamente un campo di battaglia. Oliviero e i suoi boys continuano a guardare il dito, fingono di non vedere la luna. Il desiderio di vendetta è forte. Altrettanto irrefrenabile è il tentativo di mettere quanto prima le mani sul partito. Camusso, che pure ha le sue responsabilità (finora poco incisiva), non cederà al ricatto degli olivierani. Sarebbe un suicidio politico indire il congresso già entro quest’anno. Sarebbe un disastro avviare senza i necessari chiarimenti un nuovo sanguinoso tesseramento. Nel giugno 2024 si terranno le elezioni europee. Bisogna affrontarle con un partito meno litigioso e con una classe dirigente non perennemente belligerante. E infine serve una posizione romana chiara sul caso Oliviero. Pagherà per le sue malefatte o chi ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato? Ponzio Pilato? No, grazie.