di Mario De Michele

Si scrive “spoil system”, si legge asso piglia tutto. Non promettono nulla di buono i colpi di spugna di Anacleto Colombiano. Dai suoi primi atti la postura del neopresidente della Provincia di Caserta è chiaramente padronale. Racchiudibile nel motto: “Qui comando io e faccio tutto quello che mi pare”. Un approccio allarmante sia sul piano politico che amministrativo. La prima impressione è che il sindaco di San Marcellino voglia ripercorrere le orme di Giorgio Magliocca. Non il massimo. Il suo predecessore si dimise per un’inchiesta giudiziaria legata ad una gestione, per così dire, “allegra e disinvolta” dell’ente dell’ex Saint Gobain. A volte il potere rischia di trasformare le istituzioni, che sono di tutti, in casa propria. Proprietà privata di un solo uomo al comando e della sua combriccola politica. Un malcostume divenuto di moda in Provincia di Caserta, forse anche a causa di una legge elettorale astrusa, per cui il presidente non viene indicato dal popolo ma dai sindaci e dagli amministratori locali. Viene eletto dalla casta. Primi cittadini e consiglieri comunali che si votano tra loro sulla base di accordi di potere basati su poltrone e prebende. Zero programmi elettorali, zero contenuti, zero impegni con la collettività. E zero moltiplicato per zero fa sempre zero. Non porta a nulla. Se non a degenerazioni gestionali, a derive pericolose, a un sistema clientelare, per farla breve.

Giovanni Zannini

Non è un caso infatti se il patto di sangue tra Giovanni Zannini e Colombiano, suo fidatissimo uomo, appare in continuità con le due passate gestioni Magliocca, pure lui eletto grazie al sostegno decisivo del consigliere regionale. Quando si tratta di chiudere accordi a tavolino il leader dei Moderati è imbattibile. Per carità, non è una colpa avere un grande seguito a livello locale, essere il riferimento di una folta pattuglia di fasce tricolori e membri dei civici consessi. Ma un conto è il risiko che consente a Zannini di avere la Provincia in mano, altra cosa è la capacità di gestire l’ente in modo democratico e nell’interesse dei casertani. Soprattutto quando alle porte ci sono le elezioni per il rinnovo del parlamentino campano, che il politico di Mondragone non vuole lasciare per nessuna ragione al mondo. La riconferma nel consiglio regionale potrebbe essere il trampolino di lancio per l’approdo in quota Forza Italia a Montecitorio o a Palazzo Madama alle politiche del 2027. L’adesione al partito di Tajani è orami soltanto una formalità. C’è da limare qualcosina. Ma nulla di insormontabile. Un eventuale cambio di rotta potrebbe dipendere da percorsi politici più agevoli, che al momento sono aleatori e poco perseguibili.

Qualsiasi saranno le prossime mosse di Zannini la Provincia rappresenta uno snodo cruciale. Militarizzare l’ente serve in chiave elettoralistica, alias per raccogliere voti, e per rinfoltire sempre più il già consistente plotone di amministratori locali. Ed è per questo che Colombiano non ha perso tempo. Si è trasformato subito in presidente-podestà. Con due decreti ha revocato all’unisono i consigli di amministrazione delle società partecipate Terra di Lavoro e Gisec. Pier Giuseppe Cicia, Mario Moretti e Amelia Fiore sono stati cacciati dalla Terra di Lavoro, mentre Vincenzo Caterino, Dario Di Matteo e Nunzia Nigro sono stati fatti fuori dalla Gisec. La motivazione, si legge in entrambi i decreti, è da ricercarsi nello “spoil system”, in quanto – a detta del presidente – la nomina dell’organo amministrativo delle società controllate avviene sulla base di un rapporto fiduciario e quindi si esaurisce “quando viene a mutare il quadro politico amministrativo dell’ente”. Un’interpretazione normativa quanto meno “sui generis”, se non illegittima. I citati cda hanno una durata di tre anni. Revocarli prima della scadenza naturale più che allo “spoil system” assomiglia a un vero e proprio colpo di mano “contra legem”. I cda sono organi manageriali con il preciso compito di fare gli interessi delle società controllate. Tutt’altra cosa è l’indirizzo politico-amministrativo. Che in ogni caso non può arrogarsi il diritto di cancellare i consigli di amministrazione prima della loro naturale scadenza, se non per gravi inadempienze o irregolarità.

La sede della Provincia di Caserta

Anche un infante comprenderebbe che Colombiano si aggrappa allo “spoil system” perché non può usare una definizione più calzante: spartizione politica. Non serve consultare l’Oracolo di Delfi per ipotizzare che i nuovi membri dei cda saranno tutti o quasi a immagine e somiglianza di Zannini. Ma attenzione. La Provincia non può trasformarsi in un comitato elettorale. Colombiano non comanda, amministra. Ed è soggetto alla legge. Non al suo “capo”. Altrimenti la storia recente dell’ente potrebbe ripetersi. Con tutte le conseguenze del caso.

Anacleto Colombiano

Se la cancellazione dei cda di Terra di Lavoro e di Gisec, con l’immediato avviso pubblico per nominare i nuovi membri, getta un’ombra fosca sulle scelte di Colombiano, fa drizzare i capelli anche ai calvi il “congelamento” dei concorsi per l’assunzione di sorveglianti delle strade provinciali, già svolti e con tanto di graduatorie. Se anche i concorsi pubblici vengono assorbiti dalla sfera politica si passa da uno Stato di diritto a uno Stato di clientela. Altro che “spoil system”. Il tuffo nell’illegalità è bello profondo. Sarebbe d’uopo l’intervento del segretario generale Elena Inserra. Che dovrebbe far capire a Colombiano che è diventato il presidente della Provincia di Caserta. Non il padrone. Almeno finché siano ancora in democrazia.

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