
di Mario De Michele
Quasi tutti si sono soffermati sui numeri, stellari come la cometa che svetta sulla cima a oltre 12 metri di altezza o come i 12mila centrini realizzati all’uncinetto per dare vita all’Albero della Pace, issato in piazza San Salvatore a Orta di Atella per dire “no” a tutte le guerre. Noi invece siamo stati colpiti dal cuore dei volontari del Santuario francescano San Salvatore da Horta custodito da padre Oliviero Mbusa. Sotto l’attenta guida di Angelo Cervone, ministro dell’ordine francescano secolare, hanno compiuto un’impresa straordinaria. Ma nessuno di loro si è impegnato per battere record o per finire nel Guinness dei primati. E soprattutto nessuno di loro ha pensato a sé stesso. Tutti si sono dati da fare per gli altri, per un lanciare un forte messaggio che va oltre il Natale: “I popoli vivano in pace, perché le guerre portano soltanto morte e devastazione”. Un auspicio autentico, una speranza sincera coltivata nell’animo.
Dopo aver scambiato quattro chiacchiere con i promotori e le autrici di un’opera meravigliosa, curata sul piano tecnico dall’architetto Pasquale D’Ambrosio e abbellita dalla luci donate dal Comitato San Salvatore, non abbiamo più riposto attenzione sui numeri, seppur sbalorditivi, ma abbiamo ascoltato, quasi stupiti, quegli uomini e quelle donne che non erano per nulla in cerca delle luci della ribalta. Erano animati esclusivamente dall’amore per le tante, troppe persone che trascorreranno il Natale nel sangue, che moriranno sotto le bombe, che vedranno i propri cari cadere sotto i colpi di cannone o di mitra. “Ama il prossimo tuo come te stesso”, è il dettato evangelico che ha guidato prima, guarda caso, dodici donne, poi diventate quasi quaranta in un progetto titanico. Questo è il senso vero, profondo dell’Albero della Pace di Orta di Atella. Non nessuno di noi può essere felice fino in fondo se a Gaza o in altre zone del mondo migliaia di bambini innocenti vengono trucidati. Non possiamo vivere da esseri umani fino in fondo se milioni di persone, soltanto perché nate nella parte “sbagliata” del globo, periscono ogni giorno di fame e di sete.
Ed ecco che i dodici metri di altezza e i 12mila centrini all’uncinetto tramutano i numeri dell’Albero della Pace in sentimenti d’amore, travalicando la magnificenza dell’opera e trasformandola in un meraviglioso simbolo di fratellanza. “Ama il prossimo tuo come te stesso”. Ricordarlo, affermarlo e gridarlo a tutti in tempo di guerra è un atto rivoluzionario. È un piccolo grande miracolo. Laico o religioso non fa differenza.
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