di Antonio Salvatore*
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), con la missione 6 “Salute”, intende rendere le strutture sanitarie italiane moderne, digitali e inclusive. Per conseguire tale obiettivo è necessaria una radicale “trasformazione digitale”, i cui pilastri portanti sono: Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) e Telemedicina. Per entrambi il Ministero della Salute ha emanato nel 2022 le linee guida attuative, recanti un indirizzo strategico unico a livello nazionale. L’attuale FSE fu istituito nel lontano 2012 con l’obiettivo di permettere agli assistiti di accedere alle principali informazioni riguardanti la propria salute. Confluiscono nel FSE: i referti di laboratorio, di radiologia, i verbali di P.S., etc. L’attuazione dei FSE è stata gestita in questi anni – per competenza – dalle Regioni, e sebbene questi siano attivi pressoché ovunque in Italia, ancora oggi si registrano significative lacune e disomogeneità regionali. Una delle (tante) criticità è costituita dalla “interoperabilita”: i FSE regionali non sono interconnessi tra loro. Tali criticità hanno indotto il legislatore nazionale a rivedere l’approccio sul FSE. Per il suo potenziamento, la Missione 6 del PNRR ha stanziato 1,38 mld di euro. Tuttavia, per ricevere tali ingenti risorse dalla Commissione Europea, entro il 2025, l’85% dei medici di base dovrà alimentare il FSE ed entro il 2026 tutte le Regioni e le P.A. lo dovranno adottare ed utilizzare. La Campania è tra le Regioni che, negli ultimi mesi, ha maggiormente conferito dati
e documenti nel FSE, recuperando il gap che la collocava in “zona rossa”. Un recupero reso possibile anche grazie al significativo contribuito degli operatori privati accreditati che, in Campania, producono l’80% delle prestazioni annuali di specialistica ambulatoriale. Allo stato, sono 382 le strutture private accreditate che conferiscono dati nel FSE a fronte di 17 pubbliche. Il secondo pilastro della “trasformazione digitale” è rappresentato dal rafforzamento dei percorsi di Telemedicina, essendo nodali per favorire la deospedalizzazione e per migliorare la qualità delle cure di prossimità. Giova ricordare che la telemedicina è una modalità di erogazione di servizi sanitari con l’uso di tecnologie avanzate, che non sostituisce la prestazione tradizionale nel rapporto medico – paziente ma la integra per migliorare l’appropriatezza, l’efficacia e l’efficienza. Su tali presupposti, il Ministero della Salute, anche grazie al prezioso contributo di
AGENAS – individuata quale “soggetto attuatore” per la realizzazione, tra gli altri, dei sub-investimenti in telemedicina – ha emanato nel 2022 le linee guida recanti i requisiti funzionali della stessa. Anche per la Telemedicina, la Campania si è mossa per tempo. Anzi, a ben vedere, la nostra Regione è stata tra le prime a recepire le indicazioni nazionali per l’erogazione di prestazioni di telemedicina approvate dalla Conferenza
Stato – Regioni il 17 dicembre 2020, integrando la piattaforma “SINFONIA”. Tuttavia, bisogna fare di più, anche sotto il profilo normativo e autorizzativo. E’ un appuntamento con la storia che la Campania dovrà necessariamente cogliere. Molte Regioni – tra cui la Regione Lazio – essendo consapevoli di ciò, hanno già
apportato semplificazioni al regime autorizzativo per la realizzazione e l’esercizio di strutture sanitarie di specialistica ambulatoriale, eliminando il vincolo – presente in Campania – di compatibilità con il fabbisogno assistenziale regionale. Poiché la vigente normativa – il Decreto Legislativo n. 502 del 1992 – prevede che
si possano erogare in Telemedicina le medesime specialità assistenziali autorizzate con modalità tradizionale, sorge l’esigenza che anche la Campania semplifichi le procedure di rilascio delle autorizzazioni con particolare riguardo alla Telemedicina. E’ una scelta obbligata che la nostra Regione dovrà necessariamente compiere onde evitare che la “migrazione passiva” non riguardi solo i pazienti ma anche le aziende e molti operatori del settore. La Telemedicina, essendo una modalità di erogazione di una prestazione sanitaria a distanza, ben potrà essere attivata in ogni luogo con tutte le implicazioni – anche di natura economica – per il territorio che ospiterà le iniziative imprenditoriali.
*Direttore Scientifico e Responsabile del Dipartimento Salute ANCI Campania