Via libera definitivo della Camera, con 144 voti a favore e 92 astenuti, alle misure per contrastare la violenza sui professionisti sanitari e socio-sanitari nell’esercizio delle loro funzioni e il danneggiamento dei beni destinati all’assistenza sanitaria. La norma prevede l’arresto obbligatorio in flagranza e, a determinate condizioni, l’arresto in flagranza differita per i delitti di lesioni personali commessi nei confronti di professionisti sanitari, sociosanitari e dei loro ausiliari, nonché per il reato di danneggiamento dei beni destinati all’assistenza sanitaria.
Le reazioni
“Il Governo ha dato una risposta importante ad un’emergenza altrettanto importante – commenta Guido Quici, Presidente della Federazione Cimo-Fesmed – Le aggressioni sono ormai all’ordine del giorno, come testimonia la drammatica vicenda accaduta a Lamezia Terme, dove il primario del Pronto soccorso è stato colpito con un manganello dal parente di una paziente. Ed è quindi necessario un intervento deciso che tuteli medici e professionisti sanitari”. Quici invita poi le aziende sanitarie a prendere provvedimenti per tutelare il personale: “formazione, videosorveglianza, corretta organizzazione e adeguamento degli organici”. Misure che però “richiedono risorse specifiche, che non sono previste nemmeno da questa nuova legge e che dubitiamo saranno destinate a tali scopi dalle Regioni” conclude.
La maggioranza
“Le aggressioni ai medici e al personale sanitario rappresentano un fenomeno sempre più grave e preoccupante nel nostro Paese – ha detto il deputato di Fratelli d’Italia Fabrizio Rossi, capogruppo in Commissione bicamerale infanzia e adolescenza – Quindi, adesso è arrivato il momento di dire basta” grazie a norme e “pene più severe contro chi commette i reati, così da fare opera di deterrenza e contrasto alla violenza contro i nostri medici, infermieri e oss” conclude Fabrizio Rossi.
“Come medico, conosco da vicino le sfide quotidiane di chi si impegna nella cura delle persone, spesso operando in condizioni di emergenza o in contesti complessi – ha commentato il deputato di Fdi Francesco Ciancitto -. Questa legge rappresenta un riconoscimento concreto del valore e della dignità del loro lavoro, garantendo misure di sicurezza e di tutela che sono ormai indispensabili”. Parla di “un male che va debellato con forza” la deputata della Lega Simonetta Matone, “non per una visione panpenalistica o super giustizialista della società, ma perché questo ce lo chiede il nostro ordinamento. Dobbiamo imporre norme severe per il rispetto del lavoro e questo provvedimento avrà un effetto deterrente, nel pieno rispetto di chi sceglie di lavorare nel pubblico al servizio del prossimo e riportando il rapporto tra medico e paziente in un ambito di normalità”.
L’opposizione
Lo definisce invece “l’ennesimo decreto annuncio senza effetti concreti” Silvio Lai, deputato del Partito democratico. “Ci asteniamo solo per rispetto a chi viene aggredito ma senza un intervento radicale e senza investimenti sul Ssn non si faranno passi avanti”. Il problema, per Lai, è più vasto: “gli aggrediti sono individuati come rappresentanti di un sistema pubblico, nel nostro caso la sanità, che non funziona, che non tutela le persone, che non offre i servizi richiesti. Ed allora si scatena la ferocia e la brutalità di chi si sente colpito per l’assenza di certezza”. La soluzione sarebbe quindi complessa e richiederebbe una riforma del sistema sanitario a partire da “una dotazione finanziaria diversa da quella prevista dal governo nella legge finanziaria, che risolve in maniera significativa la necessità di prevedere nuove assunzioni aumentando al contempo le retribuzioni di infermieri e finalizzando un fondo specifico alle politiche di prevenzione, sia sul terreno degli stili di vita e della lotta alla povertà sanitaria sia su screening e vaccini, con particolare riferimento alle aree di maggiore deprivazione sociale”.