“Una patrimoniale mascherata che colpisce i poveri, ci batteremo per evitare che una élite radical chic favorisca i più ricchi in nome di un ambientalismo di facciata”. È difficile dare torto ad Alessia Ambrosi. La deputata di Fratelli d’Italia boccia, con argomentazioni più che condivisibili, la direttiva europea sulle “Case Green”. Un pacchetto di norme che promuove la ristrutturazione degli edifici esistenti e la costruzione di nuovi edifici. Ogni Paese dovrà stabilire standard minimi di efficienza energetica per gli immobili entro il 2027, da attuare a partire dal 2030. Giustamente l’autorevole esponente del partito della Meloni mette in rilievo, con puntualità e competenza, i punti deboli di una misura che non contempla, ad esempio, le differenze “strutturali” dei Paesi membri dell’Ue. “Italia, Grecia e Spagna – afferma Ambrosi – non possono essere equiparate alle nazioni del Nord Europa. La gran parte del patrimonio immobiliare italiano non è recente ed ha delle precise specificità. Non tenerne conto è impensabile”. L’onorevole Ambrosi snocciola dati e numeri ufficiali che trovano riscontro nel report dell’Associazione nazionale costruttori edili. Ad oggi, rimarca l’Ance, su 12,2 milioni di edifici residenziali oltre 9 milioni “non sono in grado di garantire le performance energetiche indicate dalle nuove normative e soprattutto nei tempi brevi previsti”. Insomma la direttiva sulle “Case Green” è una fuga in avanti, un passo falso. La sua rigorosa applicazione richiederebbe in Italia la ristrutturazione di due edifici su tre. Follia pura. Non solo. Secondo alcune stime la spesa necessaria in sarebbe attorno ai 1.400 miliardi di euro, in pratica un anno di Pil. “È inaccettabile – sottolinea Ambrosi – che l’Europa imponga una direttiva che non tiene conto delle condizioni reali in cui versano tantissime famiglie italiane. Fratelli d’Italia darà battaglia per tutelare le fasce deboli. Questa misura – conclude Ambrosi – va modificata perché è su misura dei più ricchi e va a discapito dei più poveri”. Il tutto condito, aggiungiamo noi, con passaporto di ristrutturazione, censimento degli immobili, certificazioni varie e tutto l’armamentario burocratico tipico del Leviatano di Bruxelles. L’Italia emette in totale (dato ISPRA, stima 2021) poco più di 410 milioni di tonnellate di CO2 all’anno, pari all’1,1% di quelle mondiali. Applicando le percentuali, la riduzione delle emissioni operative in Italia sarebbe di 41 milioni tonnellate all’anno, pari allo 0,11% delle emissioni globali. Stiamo parlando del nulla. Un nulla che però ci costerebbe 1.500 miliardi di euro. Pazzesco.
Mario De Michele
LA VIDEO INTERVISTA AD ALESSIA AMBROSI