“L’impressione è che, alla luce delle iniziative che sta prendendo palazzo Bachelet, ci sia il tentativo di compromettere ulteriormente l’indipendenza dei magistrati”. La responsabile giustizia del Pd, Debora Serracchiani, considera “uno sgarbo istituzionale” l’incontro di lunedì tra la premier Giorgia Meloni e il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Fabio Pinelli, il quale non ha avvisato del colloquio il capo dello Stato Sergio Mattarella, presidente del Csm. Sull’appuntamento, alcuni consiglieri del Csm fanno sapere che si tratta di un’iniziativa autonoma di Pinelli. Inoltre, sottolineano che tra loro nessuno è stato informato e dunque al momento non ne conoscono né il contenuto né il motivo. Meloni e Pinelli si sono incontrati a palazzo Chigi dopo che i componenti sia laici sia togati hanno chiesto l’apertura di una pratica a tutela dei giudici di Bologna in seguito agli attacchi, anche alla vita privata, che il presidente della sezione immigrazione Marco Gattuso ha subito per aver inviato il testo sui Paesi sicuri alla Corte di giustizia europea per chiedere chiarimenti sui criteri. Il documento delle toghe quindi stigmatizza “le dichiarazioni fortemente polemiche di titolari di altissime cariche istituzionali”. E sottolinea come “questa situazione determini una inaccettabile pressione sui giudici e un obiettivo condizionamento”.
Il testo porta la firma dei togati di Area, Md e Unicost, degli indipendenti Roberto Fontana e Andrea Mirenda, e di tre laici – Roberto Romboli (Pd), Michele Papa (M5S) ed Ernesto Carbone (Iv) -, mentre Magistratura Indipendente si è spaccata e a supporto del documento hanno firmato 4 consiglieri su 7. Insomma, palazzo Bachelet ribolle, è preoccupato per il tentativo da parte del governo di condizionare il lavoro dei giudici e Meloni e il vicepresidente del Csm si vedono per poi diffondere una nota che parla di clima di collaborazione. “È l’ennesima caduta di stile della presidente del Consiglio – dice ancora Serracchiani – alla quotidiana ricerca del conflitto con la magistratura”. Interviene anche l’ex ministro della Giustizia Andrea Orlando: “A memoria non ricordo di una convocazione del vicepresidente del Csm da parte del presidente del Consiglio. Grave la convocazione. Grave che Pinelli l’abbia accettata. Il silenzio del Guardasigilli non sorprende. Liberali da strapazzo”.