Decadenza per le assenze in assise. Questa la motivazione-scusa per far fuori i consiglieri di opposizione. In realtà il gruppo Uniti per Cesa dà fastidio. Disturba il manovratore Enzo Guida e la maggioranza di centrosinistra. La conferma arriva dall’ultima iniziativa di Ernesto Ferrante, Carmine Alma, Amelia Bortone e Maria Verde. I quattro esponenti della minoranza hanno richiesto l’accesso agli atti amministrativi sul caso Piero Cappello, il caposettore dei Lavori pubblici arrestato nell’inchiesta della Dda sulle gare truccate a Calvi Risorta ai tempi della gestione cappelliana. In cella due imprenditori considerati legati al clan dei Casalesi. Accuse pesantissime che hanno indotto i rappresentanti di Uniti per Cesa a chiedere “di visionare tutti gli affidamenti a ditte e tecnici, per lavori o incarichi, posti in essere dall’ing. Piero Cappello a partire da maggio 2021 al mese in corso”. Non si tratta di gogna politico-mediatica. Il problema c’è, eccome, come dimostra la recente revoca di un appalto assegnato da Cappello, in seguito al sequestro della ditta implicata nei misfatti di Calvi Risorta. La minoranza vuole vederci chiaro. Chiede uno screening accurato non solo delle gare ma anche degli incarichi professionali. È una battaglia di trasparenza e legalità sacrosanta. Un obbligo per chi ricopre il ruolo di controllore dell’attività amministrativa. Piero Cappello è stato assunto nel maggio 2021 in base all’art.110 del Tuel. Un incarico fiduciario voluto dal sindaco Guida. Il professionista è stato successivamente inquadrato a tempo pieno e indeterminato dopo aver vinto il concorso di istruttore direttivo tecnico. Negli altri concorsi comunali sono risultati idonei, qualcuno assunto in altri enti, molti parenti di amministratori locali. Baciati dalla dea Fortuna il marito del vicesindaco Giusy Guarino, la figlia del consigliere di Maggioranza Nicola Autiero, il cugino omonimo dell’allora assessore ai Lavori pubblici Cesario Villano, il fratello e la compagna di Guida. All’indomani dell’arresto di Cappello il sindaco ne ha preso le difese: “È innocente”. Per carità, fino al terzo grado di giudizio si presume l’innocenza, ma ciò non toglie che bisogna accendere un faro sugli appalti e sugli incarichi tecnici assegnati dal caposettore dei Lavori pubblici di Cesa. Senza pregiudizi ma con oculatezza. Com’è avvenuto per l’appalto dei lavori di rifacimento di via Fasci siciliani, revocato dall’architetto Giacomo Petrarca, responsabile dell’Urbanistica, potrebbero emergere altre anomalie. Insomma va fatta chiarezza, anche per non arrecare altri danni alla collettività.