“E’ necessario che si individuino modelli di sviluppo alternativi per le zone interne della regione. L’ipotesi di attuare le trivellazioni per l’estrazione degli idrocarburi rappresenta uno schiaffo per tutto il territorio”. Lo hanno dichiarato i consiglieri regionali del Pd Rosetta D’Amelio, Nicola Caputo e Giulia Abbate, a margine dell’audizione presso la Commissione Trasparenza a cui hanno preso parte anche l’Assessore Regionale Ambiente, Giovanni Romano, il consigliere regionale Pietro Foglia ed una delegazione di rappresentanti delle associazioni ed enti territoriali invitati a partecipare attivamente all’incontro di stamattina.

“C’è incompatibilità tra le trivellazioni e l’attuazione dei piano di sviluppo per i nostri territori così ricchi di risorse naturali che altrimenti verrebbero messe in pericolo. L’Irpinia – ma anche i territori del Sannio e del Vallo di Diano – è una zona caratterizzata da un’agricoltura di particolare pregio e da un patrimonio ambientale altrettanto prezioso. Ma non solo. Il territorio interessato al progetto, oltre ad essere zona altamente sismica, è sede di un importante bacino imbrifero che rappresenta la falda acquifera più importante del sud Italia, coprendo un’utenza di circa 4 milioni di abitanti frazionati in 5 regioni diverse”. “Grazie all’importante documentazione acquisita che ci è stata fornita dai rappresentanti delle associazioni e degli enti territoriali, tra cui il sindaco di Gesualdo, Domenico Forgione, l’assessore all’ambiente del comune di Frigento, Michele Genua, il professor Sabino Aquino e Vincenzo Nitti in rappresentanza del comitato No Triv, sarà riproposto, a breve, un nuovo tavolo di discussione a cui prenderanno parte il gruppo istruttorio, che nel frattempo s’impegnerà a fare le sue valutazioni su tutta la documentazione acquisita, e tutti i portatori d’interesse. Se dal punto di vista politico sembra che si sia trovata un’intesa con l’Assessore Romano, adesso dobbiamo lavorare insieme per cercare di superare tutte le difficoltà che ancora permangono dal punto di vista tecnico. Si pensi all’enorme impatto ambientale che causerebbero una serie di pozzi petroliferi sul territorio, oltre ad un sostanziale sconvolgimento delle linee di indirizzo politico-programmatico definite nel PTR Regionale del 2008. In sostanza, – concludono – si tratta di una trasformazione radicale del territorio che va assolutamente scongiurata”.

 

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