È iniziato il conto alla rovescia per possibili apparentamenti al secondo turno delle elezioni comunali di Aversa. Franco Matacena e Antonio Farinaro, candidati alla carica di sindaco ammessi al ballottaggio, hanno la facoltà entro sette giorni dalla prima votazione di dichiarare il collegamento con ulteriori liste rispetto a quelle con le quali è stato dichiarato il collegamento nel primo turno. Tutte le dichiarazioni di collegamento avranno efficacia soltanto se convergenti con analoghe dichiarazioni rese dai delegati delle liste interessate. Calendario alla mano, entro domenica 16 giugno sono possibili eventuali apparentamenti, altrimenti gli schieramenti restano quelli che hanno corso in prima battuta. Basta dare una scorsa alle liste e ai loro promotori per essere persuasi del fatto che non ci saranno accordi. La coalizione civica di Matacena è appoggiata anche da Forza Italia e da pezzi dichiaratamente di destra. Quella di Farinaro si professa di centrodestra. Ne fanno parte Fratelli d’Italia ed esponenti della Lega. Ne discende, in un mondo politico “normale”, che il centrosinistra, capitanato da un deludente Mauro Baldascino, non stringerà un patto organico con nessuno. Un accordo sarebbe un abominio. Peggio ancora, una presa in giro degli elettori. Sia in casa Matacena che in quella Farinaro si sono accennate delle ipotesi, ma nulla di più. Anche perché la Politica che Serve non transige: mai con chi ha mandato a casa la passata amministrazione, primo fra tutti Alfonso Oliva, mai con il centrodestra, che a Roma è favorevole all’autonomia differenziata. Il coordinatore del movimento Alfonso Golia e il neo consigliere Mario De Michele sono i portabandiera di una posizione sposata da tutto il gruppo. Fanno ridere le voci messe in giro strumentalmente da qualcuno del campo di Matacena. Insinuare che incontri al bar siano l’apripista di possibili intese è la cifra di alcuni esponenti della coalizione civica. Pseudo-leader per i quali le sorti della città si decidono tra uno Spritz, un Campari e un pugno di noccioline. Povera Aversa. La Politica che Serve ha una collocazione chiara e inamovibile che sarà confermata dall’assemblea. Altro che bar, è la democrazia, bellezza: il popolo ci ha posto all’opposizione e noi faremo l’opposizione. Nessuno inciucio, quindi. Anche dal Pd non dovrebbero arrivare sorprese. Ma i dem sono sempre più arzigogolati: chiederemo ai due candidati sindaci di pronunciarsi sui temi che ci stanno a cuore, a partire dell’autonomia differenziata e dal salario minino. I soliti appelli di facciata. Scommettiamo che sia Matacena che Farinaro diranno: “No all’autonomia differenziata e sì al salario minimo”. Non sarebbe meglio evitare perdite di tempo e dare libertà di voto ai propri elettori? Chiamiamola liturgia politica, anche se non è escluso che qualche dem furbacchione, tra l’appello e la risposta, potrebbe fare qualche mossa sottobanco. Ma è troppo tardi per le grandi manovre. Anche per i 5 Stelle non ci spazi di Movimento. Va detto, sia Matacena che Farinaro non hanno spinto per snaturarsi. Matacena non vuole apportare modifiche a una macchina che al primo turno è arrivata ampiamente davanti al centrodestra. Farinaro non è aduso, per costume e coerenza, a sfigurarsi per vincere ad ogni costo. Non ci saranno apparentamenti, dunque. Il 23 e 24 giugno si ripresenteranno agli elettori le stesse squadre. Per quella di Matacena la vittoria è scontata. Per quella di Farinaro la rimonta non è impossibile. Almeno per la scelta del nuovo sindaco di Aversa lasciamo decidere i cittadini. O no?

Mario De Michele

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