BENEVENTO – Il circolo Sel di Benevento si fa portavoce del disagio che monta dentro Sel per il risultato delle primarie per la scelta dei parlamentari tenute sabato sabato scorso. I vendoliani chiedono che si apra una discussione e che si arrivi presto a rendere trasparenti le questioni campane racchiuse in 8 punti.

1. la documentazione relativa ai verbali dei seggi dislocati in 4 federazioni provinciali è stata trattenuta dai responsabili delle federazioni e nello specifico dalle federazioni di Salerno, Caserta, Avellino e Benevento. I dati sono stati consegnati alla commissione regionale soltanto alle ore 20 del 30 dicembre 2012, ovvero 24 ore dopo la chiusura dei seggi.

2. Nella provincia di Salerno sono stati ben 3 i ricorsi presentati alla commissione nazionale. Il ricorso che si appellava al fatto che fosse stato superato il 20% in più dei votanti per Vendola presidente il 25 novembre scorso è stato respinto. Tale limite però era stato fissato dalla Commissione regionale con una nota del 27 dicembre, senza riferimenti a deroghe di alcun tipo. Il 29 dicembre alle ore 10 e alle 14, cioè a operazione di voto in corso, viene confermata tale regola, ammettendo però un allargamento della platea elettorale solo in casi speciali e solo previa richiesta alle federazioni provinciali.

3. La commissione nazionale ha respinto il ricorso, in quanto la commissione elettorale regionale non aveva titolo a emanare norme limitative del corpo elettorale. Non si è preso alcun provvedimento verso la Commissione, né tantomeno verso la dirigenza regionale che ha imposto la norma, nonostante questa regola abbia inficiato le operazioni di voto, perché molti compagni si sono scrupolosamente mantenuti sotto il limite indicato dalla commissione regionale stessa.

4. In diversi seggi sono risultati voti anche di 5 volte superiori ai consensi ottenuti da Nichi Vendola a Novembre, in pratica in provincia di Salerno risulta una percentuale pari al 100% degli elettori che hanno scelto Vendola per le primarie del 25. Nel resto d’Italia si è registrata una flessione fisiologica del dato elettorale, come pure in vari comuni campani, eppure in molte parti della Regione si è ottenuto un dato esorbitante che ha fatto abbondantemente superare il 100% dei voti, basterà confrontare i dati delle primarie del 25 novembre con quelli del 29 seggio per seggio .

5. I presidenti di seggio di due Comuni del napoletano sono stati sollecitati telefonicamente dai i componenti la commissione elettorale a far pervenire i dati dalle ore 23 del 29 dicembre fino alle ore 4.00 del mattino, quando, ormai esausti i componenti la commissione elettorale, hanno chiuso gli uffici per far ritorno a casa.

Ci rendiamo conto della difficoltà di questo momento, di quanto c’è in gioco e dei rischi che corre il nostro partito facendo venire fuori un caso del genere. E’ per questo che noi non scegliamo la via pubblica, la via della stampa che fagocita il fatto per creare il pettegolezzo, distruggendo tutto ciò in cui crediamo, per cui facciamo ogni giorno scelte faticose.

Però non possiamo evitare di chiedere ai vertici del partito, al presidente Vendola, di spiegarci la questione Campania.

Perché la Campania deve, anche nella testa degli elettori, dei militanti, dei dirigenti di un partito come SEL essere l’eccezione, quella che è meglio lasciar stare, perché guasta il gioco, perché là il gioco è già guasto?

Alcuni di noi si sono messi seriamente in gioco in queste primarie, altri lo hanno fatto essendo ben coscienti di mettersi al servizio del partito. In entrambi i casi si parla di bellissima militanza.

Poi ci sono quelli che l’hanno fatto perché hanno maturato un diritto per gli anni di sacrificio passati a costruire il partito, che palesemente hanno rivendicato questo diritto, prima nella richiesta di garantire la presenza dei vertici, poi attraverso la straordinaria operazione del voto.

Un voto che ci racconta chi siamo: Qual è, presidente Vendola, la narrazione che legge nei dati campani?

Qual è il racconto che possiamo fare leggendo questi risultati?

Il sacrificio per la politica e la sua bellezza, stanno nel sentirsi partigiani e il partigiano deve trovare un senso forte in quello che fa.

Vogliamo conoscere il senso di quello che facciamo, anche attraverso la capacità di lettura dei dati campani.

Certo, si può credere che in Campania è accaduto un miracolo, si può credere che se abbiamo un bacino di elettori per le primarie di questa portata, presto assisteremo al grande miracolo campano, si può credere che la grande capacità politica del partito sul territorio abbia raccolto il favore degli oppressi, degli emarginati, degli ultimi e che tutti gli invisibili di questa Regione abbiano visto in noi un’opportunità. E si può credere che i più abili dirigenti e politici capaci di un tale miracolo siano tutti in Campania, solo in Campania, mentre nelle altre regioni d’Italia esistono i riottosi, i perplessi da una parte e i politicamente poco capaci dall’altra.

Perché il dato, presidente, il dato è uno: se noi campani siamo i migliori, noi siamo quelli che hanno trionfato in una competizione come questa e noi siamo gli unici ad avere capacità organizzativa, capacità di presenza sul territorio, capacità di coinvolgimento tale, che meriteremmo di essere posti ai vertici del partito, di guidare il partito alla conquista del popolo.

Oppure, il dato non è reale, è staccato da una dimensione terrena, da una dimensione vicina al pudore di chi si avvicina a un popolo stanco, precario, impaurito.

Qual è la lettura, giusta allora?

E come la trasformiamo in narrazione? Come raccontiamo ai nostri compagni di viaggio quello che è accaduto?

Noi abbiamo visto, come è andata. Sappiamo bene quale e quanta fatica è stata fatta da tanti compagni campani sappiamo bene che vuol dire sentirsi umiliati dai bravi compagni dei territori vicini, dove il prodotto della nostra fatica, che pure all’inizio ci aveva soddisfatto, è sparito rispetto alla enorme massa di voti che hanno saputo raccogliere altri iscritti al partito.

Questo diritto, da partigiani, ce lo prendiamo: siamo in tanti, abbiamo faticato, siamo compagni di percorso, di idee, di lavoro, di viaggio. Ma coi bravi no, con loro non ci sentiamo di condividere il pane, la notte, i pensieri e le scarpe o le strade.

Noi chiediamo che in Campania si combatta l’atteggiamento camorristico del misurare le persone e l’importanza delle cose in base ai numeri che si spostano, crediamo nella legalità che ci fa vedere la gente fatta di persone, una ad una.

Per questo chiediamo che si pretenda il ripristino della legalità all’interno di Sinistra Ecologia Libertà in Campania. Chiediamo Che i Responsabili Nazionali facciano al più presto luce sulle vicende sopra riportate. Che ci mettano immediatamente al corrente della loro lettura dei fatti, che ci diano un motivo per restare.

O che ci diano la possibilità di andare via”.

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