CASERTA – Riceviamo e pubblichiamo la nota del Coordinamento acqua bene comune sulla mancata attuazione del referedum.” A due anni dal Referendum, attraverso il quale 27 milioni di cittadine e cittadini, nel 2011, hanno detto no alla privatizzazione dei servizi pubblici e al profitto sull’acqua, si continua a pagare il profitto sulle tariffe, gli acquedotti non sono stati resi pubblici e il monito “il mio voto va rispettato” del Forum dei movimenti dell’acqua sembra resti inascoltato.

E’ bene ricordare che a Caserta oltre il 90% dei votanti al referendum hanno scelto la gestione pubblica dell’acqua. Insieme all’acqua continua la mercificazione e lo sfruttamento degli altri beni comuni per interessi privati o di parte, a danno della collettività e dell’ambiente, producendo stress ecologico, tensioni sociali e conflitti a tutti i livelli della scala spaziale. A Caserta il 7 maggio scorso la giunta comunale ha promosso una delibera, la n. 60, con la quale, dopo la rescissione del contratto con la Napoletanagas, società di Italgas di Snam SpA, controllata per il 30 per cento dalla Cassa depositi e prestiti e per il 70% dal Tesoro, l’organismo esecutivo della nostra città ha scelto di mettere a gara a privati il servizio idrico, con il conforto di una consulenza legale richiesta un anno fa allo studio Ceceri sulle “soluzioni operative praticabili dal Comune relativamente al servizio in questione”. Quella stessa consulenza ha tuttavia disvelato ai nostri amministratori una verità che hanno fatto presto a dribblare con la scelta della privatizzazione e il pretesto del dichiarato dissesto: è possibile l’affidamento diretto, così come la gestione in house (società a capitale interamente pubblico), così come le gare secondo l’assetto scaturito dall’esito referendario, confermato dalla nota sentenza n.24/2011 della Corte Costituzionale.Che fare lo decide il comune o gli enti locali aggregati in ATO, ora però in regime di commissariamento. Ed è proprio chiedendo macchiavellicamente la sospensiva della delibera regionale dello scorso gennaio che ha nominato i commissari Ato, che i grandi manovratori dell’amministrazione casertana volevano garantirsi la legittimità della gara del servizio idrico che hanno messo in cantiere come operazione fruttuosa considerando le cifre con molti zero che sono in gioco.Ma il TAR Campania ha respinto il ricorso. Il Comitato rigetta senza appello l’operazione certosina di questa amministrazione concentrata nel palazzo a fare un solo boccone della volontà popolare cittadina che così chiaramente si era espressa il 12 giugno 2011, come in tutta Italia, nel proporre un indirizzo politico nuovo nella gestione dei servizi pubblici locali più ancora che nell’abrogare una legge: un indirizzo politico che chiede di non affidare a logiche di mercato e di profitto un bene universale fondamentale per la vita. Ma quanto vale la volontà popolare per l’Amministrazione del Gaudio? Nessun cittadino potrà guardare con rispetto chi nei prossimi mesi sosterrà indegnamente, per i propri interessi di grandi e piccoli poteri e privilegi, una decisione imposta ad un intera comunità senza alibi sostenibili. Il Comitato si impegna a promuovere ogni tipo di iniziativa ritenuta utile a contenere e respingere le forze privatizzatrici del servizio idrico della città, mantenendo aperto il confronto con le Istituzioni locali, con le forze politiche e sociali del territorio e con chiunque si adoperi per il raggiungimento dell’obiettivo.”

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