Ci sono importanti idee progettuali, ma, a fronte dell’assenza di fondi per la gestione, il comune di Santa Maria La Fossa potrebbe anche decidere di rinunciare all’affidamento della Balzana, l’ex tenuta Cirio, una delle più importanti confische adoperate in questi anni ai clan dei casalesi e per la quale, proprio in queste settimane, si è risolto favorevolmente il lungo iter giudiziario che, a seguito dell’incidente sollevato dagli eredi del defunto ex proprietario Dante Passarelli, non ne aveva permesso l’assegnazione definitiva.

A lanciare l’allarme lo stesso sindaco di Santa Maria La Fossa, Antonio Papa, nel corso dell’audizione promossa questa mattina dalla commissione regionale beni confiscati sulle difficoltà che mettono a rischio l’esistenza stessa del consorzio Agrorinasce che, in provincia di Caserta, si occupa di beni confiscati. Alla presenza del presidente Antonio Amato e del consigliere Angelo Consoli, l’amministratore delegato di Agrorinasce Giovanni Allucci, il sindaco Papa, i commissari straordinari dei comuni di Casal di Principe, Casapesenna e San Cipriano d’Aversa (assenti invece i rappresentanti degli altri due comuni che aderiscono al consorzio, Villa Literno e San Marcellino), si sono affrontate le difficoltà in cui versa Agrorinasce. Difficoltà dovute alla mancata erogazione delle quote di partecipazione da parte dei comuni, che hanno già portato alle dimissioni (poi rientrate) del consiglio d’amministrazione e che «ad oggi» ha spiegato Allucci «determinano come soluzione possibile la chiusura del consorzio. Agrorinasce amministra 58 beni confiscati, ne stanno per giungere altri in territori estremamente complessi. Dobbiamo inoltre amministrare oltre 5 milioni di euro, tra fondi europei, nazionali e regionali, per la ristrutturazione e l’avvio di progettualità legate a questi stessi beni. Abbiamo allora ritirato le dimissioni solo per far partire le gare, ma ad oggi abbiamo difficoltà anche a reperire i fondi per la banale pubblicazione degli avvisi dei bandi» Così, ad esempio, come confermato dal Presidente della Commissione Prefettizia di Casapesenna Paola Galeone, mancano anche 2 mila euro per far partire una gara da 1 milione di euro. «Siamo consci del momento di difficoltà dei comuni» ha spiegato ancora Allucci «abbiamo proposto una possibile soluzione, che il consorzio possa occuparsi anche di beni pubblici non confiscati, a partire dalle aree PIP e dagli incubatori d’industria, per i quali già ci sono fondi mai utilizzati su questi territori. La proposta è stata ben accolta, ma il complesso e lento iter burocratico, ci tiene ancora lontani da una soluzione». Situazione, quella descritta da Allucci, condivisa dal sindaco Papa e dai commissari straordinari presenti. Tutti hanno denunciato di essere in una situazione di dissesto o predissesto, lamentando di vantare crediti e diversi finanziamenti per diverse centinaia di migliaia di euro, soprattutto dalla regione, di cui non sono mai giunti nemmeno gli acconti. Allo stato dell’arte sono impossibilitati a versare quanto dovuto al Consorzio. Tutti si sono invece detti favorevoli all’affidamento ad Agrorinasce di aree PIP e incubatori, ma hanno rimarcato la complessità degli iter procedurali. «La chiusura di Agrorinasce sarebbe un disastro ed una pesante sconfitta dello stato. Deve essere scongiurata e serve un’immediata azione della giunta regionale per trovare una soluzione» ha commentato il consigliere Consoli. Il Presidente della Commissione Amato ha garantito «l’istituzione di un tavolo permanente su questo tema cruciale. La prossima riunione, subito dopo le elezioni, la terremo direttamente a Santa Lucia perché Caldoro e Giancane sono chiamati a dare risposte. Si deve approfondire ed eventualmente rendere più agevoli le ipotesi di risoluzione avanzate, ma, soprattutto, serve un’azione strutturale, a livello nazionale e regionale, della politica su questi temi. Anche per questo» ha concluso il Presidente della Commissione «il consiglio regionale dovrà dedicare una  seduta monotematica ai temi del contrasto alla camorra e della gestione dei beni confiscati, assumere precisi e definitivi atti di indirizzo, capaci di dare seguito alle norme approvate e mai applicate, e di evitare il ripetersi di clamorosi  errori come l’attuale bando regionale di contributi per la gestione dei beni confiscati che, come emanato, tradisce lo spirito stesso delle specifiche leggi regionale e nazionale»

 

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