TEVEROLA – I consiglieri comunali del gruppo “Patto per Teverola”, Gennaro Melillo, Tommaso Barbato, Antonio Menale, Nicola Picone e Biagio Pezzella, hanno presentato una denuncia-diffida alla Prefettura di Caserta, all’autorità di vigilanza sugli appalti pubblici, al sindaco Lusini e all’ufficio tecnico, relativamente alla gara d’appalto di 3 milioni e 700mila euro riguardante la piscina inserita in un nuovo polo commerciale. “Chiediamo venga fatta luce su questo nuovo sacco edilizio e affaristico che il sindaco Lusini e la sua maggioranza vogliono ad ogni costo portare a termine”, affermano i consiglieri.
“E’ assurdo, in primis, la strafottenza del sindaco Lusini e della sua maggioranza nei confronti di migliaia di teverolesi che si sono dati da fare per sottoscrivere una petizione popolare affinché fosse realizzata un’area attrezzata a verde pubblico e non un altro blocco di cemento. Quale può essere la ragione se non gli enormi interessi economici che girano attorno a questo mega appalto? Ma la gara, viziata sin dall’origine, è stata portata avanti con numerosi illeciti e illegalità e a nulla sono valsi i diversi inviti e interrogazioni al Consiglio, del presidente della commissione controllo e garanzia a non procedere. Inoltre, inutilmente, è stato chiesto al segretario comunale di trasmettere tutta la documentazione all’autorità giudiziaria competente”. Con questa nuova denuncia-diffida i consiglieri di minoranza hanno messo nero su bianco quelle che definiscono “macroscopiche illegalità” nella procedura di aggiudicazione dell’appalto, tra cui, si legge nell’esposto: la successione in corso d’opera di vari tecnici responsabili (Rup), il primo dei quali (ingegner Pitocchi) persino con l’incarico scaduto; inquietanti risultano le dimissioni dell’ingegner Iannotta che a gara in corso molla l’incarico e diffida il sindaco ad adottare qualsiasi delibera relativa al Piano Urbanistico Comunale che riportasse la sua firma in quanto un eventuale suo parere era da intendersi negativo; numerose altre illegalità sono state perpetrate per quanto riguarda i termini di gara. Al termine della prima scadenza della gara non aveva partecipato alcuna ditta. Ebbene, invece di riavviare l’iter procedimentale di una nuova gara, il Comune ha prorogato la gara di soli tre giorni rendendosi partecipe di telefonare l’unica ditta a partecipare con il perfezionamento del codice identificativo di gara”. I consiglieri continuano: “Dalla valutazione della documentazione amministrativa è emerso che una società con la quota di partecipazione al 98% non ha sottoscritto apposita dichiarazione, né essa, tanto meno, era accompagnata da un documento di riconoscimento del legale rappresentante della società.Ebbene, la prima commissione di gara, non ha escluso il raggruppamento temporaneo di imprese, dalla partecipazione alla gara ex articolo 37 comma 8 del decreto legislativo 163/2006. l’operato della Commissione di gara succedutasi si palesa fortemente colluso con l’unica Ati (associazione temporanea di impresa) che ha partecipato alla gara, poiché nonostante abbia riscontrato la mancanza della documentazione richiesta dal bando di gara riguardante le modalità di gestione del complesso, ha poi proceduto incredibilmente all’aggiudicazione della gara all’unico partecipante”. Pertanto l’opposizione ha chiesto “l’annullamento dell’aggiudicazione ovvero la nullità del contratto, qualora fosse già stato stipulato, per pacifica ed incontrovertibile violazione del decreto legislativo 163/2006 in materia di appalti pubbliciriservandosi di adire all’autorità giudiziaria competente in caso contrario”.