SUCCIVO – “Siamo all’assurdo, al paradosso, all’azzardo, per usare un eufemismo, amministrativo”. Non usa giri di parole il consigliere comunale di “Progetto Democratico per Succivo”, Franco Dell’Aversana, per stigmatizzare quanto accaduto nel corso dell’ultima seduta del civico consesso, allorché la maggioranza che sostiene l’esecutivo guidato dal primo cittadino Antonio Tinto ha approvato il bilancio.
“Nonostante il parere contrario del revisore dei conti e del responsabile del servizio finanziario- spiega Dell’Aversana- la coalizione di governo ha approvato un documento finanziario che non ha né capo né coda. Il sindaco, con un’arroganza politica senza precedenti, si è addirittura sostituito ai tecnici arrivando a smentirne i pareri dettagliati che dimostravano puntualmente la non sostenibilità della proposta di delibera avanzata dal primo cittadino e dai suoi sodali. Per dimostrare che le nostre osservazioni non erano strumentali, né tantomeno politiche, ma sostanziali abbiamo chiesto ed ottenuto che fosse il revisore dei conti in persona a spiegare le ragioni del suo parere negativo. Ebbene nel suo intervento il dottor Iavarone ha letteralmente oscurato le tesi del sindaco dimostrando con fatti e conti alla mano che la previsione di bilancio era priva di qualsiasi fondamento e non sostenuta da alcun elemento oggettivo, e che quindi non andava in alcun modo approvata nell’interesse esclusivo delle casse civiche. Il sindaco a questo punto pur di raggiungere il suo inspiegabile obiettivo ha tentato di arrampicarsi letteralmente sugli specchi sostenendo che il parere del revisore era obbligatorio, ma non vincolante. Ma è del tutto palese che normativa prevede tali figure proprio per dare una legittimazione tecnica e terza a degli strumenti fondamentali che vengono varati da chi ha responsabilità politica. E nel caso in questione il revisore e tutti i tecnici coinvolti hanno correttamente fatto il proprio mestiere. Ma quella del bilancio non è stata la sola scelleratezza della maggioranza, i cui esponenti, nonostante la gravissima crisi finanziaria che attanaglia il nostro comune, non si sono ridotti di un solo centesimo i propri emolumenti, arrivando ad invocare artifizi normativi pur di non intaccare le proprie indennità. Altro che esempio di virtù, Tinto e soci nel loro piccolo rappresentano il peggior esempio di quella casta tanto invisa a tutti gli italiani onesti”.