“Un accordo non scritto, prova logica della trattativa tra pezzi delle istituzioni e i Casalesi del gruppo Zagaria per la gestione dell’emergenza rifiuti in Campania del 2007/2008. E’ quanto emerge dalla prima lettura degli atti dell’inchiesta della Dda di Napoli sulla discarica di Chiaiano”. Lo afferma Rosaria Capacchione, senatrice del Partito Democratico. L’inchiesta “ha portato all’arresto di 16 persone collegate al fratello del capoclan di Casapesenna; inchiesta strettamente collegata a quella che un anno e mezzo fa portò alla scoperta dell’antefatto della stessa vicenda, con l’arresto e la condanna dell’intermdiario tra il proprietario della cava e la camorra casalese e di Pasquale Zagaria”, aggiunge la senatrice campana del Pd. “L’indagine, che abbraccia un arco temporale che va dal 2008 al dicembre scorso, evidenzia anche i rapporti organici, strutturali, di cartello tra la potentissima holding criminale del Casertano e gli alleati Mallardo e Polverino – prosegue – La vicenda della discarica di Chiaiano, la cui bonifica era stata contrattualmente prevista e presuntivamente eseguita nel 2008 da due imprese, poi risultate in rapporti d’affari con il clan Mallardo di Giugliano e con il gruppo Zagaria appartenente al clan dei Casalesi, è dunque paradigmatica del sistema che ha governato l’intero comparto del trasporto e dello smaltimento dei rifiuti in Campania, con il rapporto stretto tra la componente mafiosa, quella imprenditoriale collusa e quella istituzionale (Fibe-Fisia)”.
“Capofila è la famiglia di Giuseppe Carandente Tartaglia, che ha gestito il trasporto dei rifiuti – anche quelli stoccati ad Acerra – attraverso il consorzio Cgte, sede legale a Caserta e diramazioni in tutta la Campania. La proprietà del Cgte è costituita da quattro imprese: Ecosistem 2001, Educar di Franco Carandente Tartaglia &C., Educar e Cete, che a sua volta raccoglie una trentina di ditte, buona parte delle quali inserite nella black list della Procura antimafia. Dell’elenco fa parte la Over Line, impresa da dodici milioni di euro sequestrata ai fratelli Paolo, Raffaele e Antonio Fontana, uomini di Casapesenna legati a filo doppio alla famiglia Zagaria, condannati recentemente proprio per questa vicenda. La ditta Fontana, priva del nulla osta antimafia, nel 2008 era entrata nel Consorzio Universal 2, che operava con la missione tecnico-operativa di Guido Bertolaso”, sottolinea. “L’operazione di oggi, dunque – conclude la senatrice Capacchione – segna un punto fermo nella ricostruzione di una delle più inquietanti vicende che hanno riguardato la Regione Campania e il comparto della Protezione civile nell’amministrazione straordinaria della grandi emergenze, con il ricorso sistematico alla doppia morale e al cinico accordo con la camorra, sola entità in grado di garantire a tutte le componenti ingentissimi guadagni e il sostanziale controllo del territorio. Ma non tutto è stato ancora giudiziariamente accertato. A partire dai rapporti obliqui con apparati di sicurezza, la cui presenza si manifesta inquietante in numerosi atti investigativi. Rapporti sui quali va fatta chiarezza al più presto, prima comunque che partano gli appalti per le bonifiche dei siti inquinati”.