Fa discutere a Caserta l’incarico dirigenziale conferito dal sindaco Carlo Marino al funzionario Carmine Sorbo, indagato per peculato per uso personale dell’auto di servizio, che ha da poco finito di scontare la misura cautelare del divieto di dimora a Caserta della durata di tre mesi emessa dal Gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetete. A carico di Sorbo la Procura della Repubblica ha ipotizzato 85 casi di peculato in un anno, per aver usato l’auto per accompagnare moglie e figli, tanto che già ad ottobre del 2015 ottenne la sospensione dal servizio di sei mesi; il funzionario però, emerse da ulteriori accertamenti della Guardia di Finanza, nonostante la misura, continuava a recarsi comunque in Comune e firmava atti; a quel punto il Gip emise il divieto di dimora, ora scaduto. Sorbo ha ricevuto deleghe relative al settore della polizia municipale, al traffico, e al canile municipale. Dal Comune spiegano che non c’erano alternative al reitengro in servizio, e che per motivi di opportunità sono state conferite deleghe diverse da quella che Sorbo aveva quando avrebbe commesso il reato (era dirigente all’Ecologia). Insorge l’opposizione. “Non ho nulla contro Sorbo – dice il consigliere ed ex candidato sindaco alle recenti elezioni Luigi Cobianchi – ma la legge Brunetta obbliga alla sospensione per chi ha commesso reati contro la pubblica amministrazione, anche senza sentenza definitiva. Ma c’è soprattutto una situazione di opportunità; che immagine si dà del Comune di Caserta. Sorbo non doveva essere sospeso dalla magistratura, ma dallo stesso Comune, c’erano gli estremi, e non si trattava di una scelta discrezionale”. “I comportamenti illeciti avuti da Sorbo – dice l’altro consigliere di minoranza Francesco Apperti, anch’egli candidato sindaco – dimostrano il bassissimo concetto di cosa pubblica che ha; Marino doveva fare di tutto per non far rientrare Sorbo in Comune, vorremmo sapere cosa ha fatto”. Per l’avvocato Luigi Adinolfi, amministrativista, “c’era la possibilità di avviare un procedimento disciplinare, che poi poteva essere sospeso in attesa di pronuncia della magistratura penale”.