Il Gruppo Consiliare di “Speranza per Caserta” ha presentato una mozione per chiedere di annullare, in autotutela, la deliberazione del Consiglio Comunale n. 37 del 2 luglio 2012, con la quale era stata approvata la permuta dell’ex Orfanotrofio S. Antonio, di proprietà comunale, con il “Centro Sociale Sant’Antonio”, di proprietà della “Chiesa di Sant’Antonio” (così si leggeva in delibera), con l’ipotesi di destinare quest’ultimo a sede del Comando dei Vigili Urbani. In sostanza il Gruppo Consiliare chiede al Sindaco Marino un gesto di coerenza e di responsabilità, essendo tra i firmatari dell’Atto Stragiudiziale di Significazione e Diffida, presentato insieme ai Consiglieri Cobianchi, Ursomando, Apperti e Naim in data 16 luglio 2012 (prot.n. 54808) , nel quale diffidavano l’allora Sindaco Del Gaudio ed il Dirigente al Patrimonio a perseverare nel portare a compimento la permuta, in quanto la “Chiesa di Sant’Antonio” rappresenta, a tutt’oggi, una entità misconosciuta dall’Ordinamento della Repubblica Italiana, non godendo di personalità giuridica; inoltre, la permuta veniva valutata come assolutamente sperequativa, atteso che il valore dell’immobile ceduto dal Comune (Chiesa e locali dell’ex Orfanotrofio) è pari ad almeno cinque volte quello dell’immobile, determinando un palese danno erariale. Lo stesso Atto veniva trasmesso, per conoscenza, al Procuratore Regionale per la Campania della Corte dei Conti. Oggi, peraltro, l’ex Orfanotrofio è stato inserito nel piano delle alienazioni, oltre 7mila metri quadrati su quattro livelli per una cifra di base d’asta di quasi sei milioni di euro. Quindi, per assurdo, l’Ente sta mettendo in vendita un bene per il quale è stato attivata, nel 2012, una procedura di permuta. Inoltre, nella mozione si chiede di compiere ogni atto giuridicamente rilevante che consenta all’Ente di rientrare nel pieno ed esclusivo possesso del cortile dell’immobile, di proprietà comunale, che sembrerebbe adibito ad area di parcheggio a titolo oneroso, senza autorizzazione da parte del Comune, per evitare ulteriori danni erariali.

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