Lo stato del trasporto pubblico a Caserta è l’oggetto di un’interrogazione presentata dal gruppo del Partito Democratico in consiglio comunale, con primo firmatario Carlo Marino, e da altri gruppi d’opposizione. Il documento punta a fare piena luce su un servizio che è andato costantemente peggiorando ma che vede anche sedici lavoratori dell’ex Acms non ancora riassorbiti dalla Clp.

Ecco il testo integrale dell’interrogazione:

 

L’ACMS era un’azienda pubblica con il 51% delle quote della Provincia di Caserta ed il restante 49% del Comune di Caserta e di tutti i comuni della stessa Provincia. E’ stata commissariata dal 2010 fino all’inizio del 2012 e l’ultimo commissario straordinario, il prof.Francesco Fimmanò, prima che portasse i libri contabili al Tribunale, depositò nel dicembre 2011 una relazione al ministero dello sviluppo economico, alla sezione “Direzioni Amministrazioni Straordinarie” , al Comitato di sorveglianza ACMS, al Presidente della Regione Campania, al Presidente della Provincia di Caserta, ai comuni soci, al Tribunale civile e penale di Santa Maria Capua Vetere, alla Sezione fallimentare e al Giudice Delegato al fallimento, il Dottor Andrea Ferraiuolo, nella quale rappresentava : “Esistono tutte le condizioni e i tempi per evitare una drammatica conversione in fallimento della ACMS, purchè emerga una precisa volontà istituzionale in questo senso fino ad oggi mancata”. Purtroppo,circa tre mesi dopo, nel Marzo del 2012, si dichiarava il fallimento dell’ACMS. Bisogna sottolineare che la procedura di amministrazione straordinaria(d.lgs.n.270/1999)della ACMS in liquidazione,all’epoca costituì un’assoluta novità nell’ordinamento giuridico italiano, poichè aveva come oggetto una società interamente pubblica preposta alla gestione del servizio essenziale del trasporto pubblico locale. In realtà, all’epoca, lo stato d’insolvenza dell’ ACMS non fu provocato dai debiti contratti, bensi’ dai crediti mai riscossi da parte di altri enti. Fra questi ricordiamo il Comune di Caserta, che proprio nel 2011, dichiarò lo stato di dissesto. Il comune di Caserta, oltre ad essere uno dei soci principali, era il principale debitore dell’ACMS ed incise con il dissesto in maniera determinante sulla situazione complessiva di fallimento. In altri termini la massa dei crediti era addirittura più alta dei debiti accertati. Nonostante tutto nell’aprile del 2012 la Regione Campania di Stefano Caldoro e di centro destra, assegnava, senza alcun bando di gara, l’azienda pubblica ACMS al privato Carlo Esposito (clp). Con una procedura assai discutibile e al limite della legittimità, i dipendenti dell’ormai ex ACMS subirono un licenziamento collettivo concordato,  per agevolare la clp fiscalmente, in modo da far assumere tutti i 470 lavoratori attingendo successivamente alle liste di mobilità, in modo da risparmiare per 2 anni i contributi previdenziali. A tutt’oggi 16 lavoratori sono ancora scandalosamente fuori dall’organigramma aziendale, nonostante, in base ad informazioni risapute, era già stato raggiunto l’accordo per riassumere tutti. Inoltre coloro i quali sono stati effettivamente assunti dalla clp, sono stati assunti con contratto privato ANAV, perdendo tutti i diritti maturati in  molti anni di servizio pubblico, quelli previdenziali ed in particolare il mancato rispetto del CCNL di categoria disposizioni unilaterali dell’azienda  in merito alla organizzazione  del lavoro, i cui effetti vanno a stravolgere gli orari e le sedi di lavoro(turnazioni, tempi di impiego, tempi accessori, mansioni, come già detto completamento dell’assunzione del personale ex ACMS, struttura della busta paga, applicazione degli accordi sottoscritti in sede regionale e quant’altro). Poi, il colpo di scena. Nel luglio 2013 la clp viene colpita dal provvedimento di interdittiva-ostativa antimafia, emesso dalla prefettura di Napoli dopo aver vinto la gara di appalto per l’assegnazione dei km dell’EAV bus. Pertanto la normativa vigente  prevede che la stazione appaltante, cioè la Regione Campania, sia tenuta a provvedere all’immediata revoca dell’appalto non appena ricevuta la comunicazione ufficiale. Tuttavia forti dell’articolo 94 comma3 del c.a., la Regione ha lasciato gestire i soldi pubblici alla clp per altri 6-7 mesi ancora. In conseguenza di ciò il parco autobus è quasi scomparso e il servizio pubblico a Caserta viene effettuato con dei pulmini (daily) e con poco spazio, impedendo di  trasportare a bordo persone con gravi problemi di handicap, come ad esempio persone su sedie a rotelle, carrozzine, passeggini e quant’altro.

Inoltre, in tutto questo il servizio pubblico del trasporto della città di Caserta è assolutamente assente, privo di un minimo di organizzazione e di comunicazione ai cittadini.

Si chiede che immediatamente il Sindaco si attivi per garantire il servizio pubblico ai cittadini e i lavoratori e le loro famiglie che rischiano l’ennesima beffa.

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