“Ancora una volta, dietro l’uso strumentale delle belle parole, si nasconde l’arma dell’offesa. Brandendo la bandiera del rispetto delle regole si mira a colpire proprio la democrazia e la trasparenza che dovrebbero essere i punti cardine di un congresso che tutti noi vogliamo celebrare. C’è un punto, però, da cui non si può prescindere: noi siamo quelli che vogliamo che la commissione congressuale operi correttamente, che abbia tutti gli strumenti per farlo e che metta anche noi candidati in condizione di svolgere una competizione chiara, in cui siano altrettanto chiare le regole, i giocatori e gli arbitri”.
Così Peppe Roseto, candidato alla segreteria provinciale del Pd. Non abbiamo garanti, non abbiamo sedi, non abbiamo le schede, addirittura non abbiamo ancora l’elenco degli iscritti. Di cosa parliamo? Noi chiediamo che il congresso segni la svolta del Pd, che il Pd si lasci alla spalle i metodi vecchi e obsoleti dei furbetti del quartierino pronti a fare magie e giochi di prestigio. Noi vogliamo celebrare un congresso che, fin dalla sua organizzazione, racconti anche all’esterno un Partito che sa darsi le regole, che le conosce e che le fa rispettare. Noi pretendiamo che il congresso si svolga con i crismi di quella legalità che fino ad ora è stata solo strillata da qualcuno in maniera sguaiata ed impropria, quasi fosse un’esclusiva personale o di pochi e non patrimonio culturale di tutte le donne e gli uomini di questo grande partito che non meritano certo di essere offesi da fastidiose e ingiustificate arroganze. Sono costretto a ricordarlo ancora una volta. Dietro il mio competitor si nascondono (e ormai neanche troppo) il vecchio ed il peggio dell’ultimo Pd: quelli che hanno distrutto il Partito, quelli che il Pd l’hanno lacerato usando il ruolo di segretario per il raggiungimento di fini personali, i parlamentari per forza, quelli delle ambizioni, del potere a tutti costi, della gestione sopra di tutto, stanno non da questa parte ma furbescamente appollaiati dietro gli stemmi del giovane sindaco e dei giovani democratici. Vorrei un congresso in cui si parli di temi, sono costretto a rispondere ad attacchi personali. Ma anche questo è un tema: il tema di come vogliamo che non sia più il Pd. Il nervoso tentativo di alzare i toni e parlare di vecchio dimenticando o fingendo di dimenticare di avere proprio dentro e dietro di sé tutta la compagine del vecchio costituito non solo dai nomi ma anche dalle pratiche e dai metodi, mi convince ancora di più che è necessario pretendere garanzie per un congresso trasparente e partecipato, che segni anzitutto la vittoria della democrazia e della partecipazione sulle furberie e sui ragionieri delle tessere”.