“Chiedo al presidente Cappello di convocare urgentemente l’assemblea provinciale e di mettere all’ordine del giorno l’elezione della direzione provinciale, diversamente deve ritenersi regolarmente eletta la direzione con i 35 nomi da me protocollati e con i 45 nomi che Vitale era stato delegato a presentare”. Peppe Roseto non ci sta. Per il candidato alla segreteria provinciale del Pd casertano il colpo di coda di Pina Picierno e Carlo Marino tradisce il mandato affidato a lui e Raffaele Vitale di indicare i componenti della direzione. E quindi i nomi designati dalla neo europarlamentare e dal consigliere comunale di Caserta non possono far parte dell’organismo dirigente del partito. Sono indicazioni illegittime. Taroccate. “L’assemblea provinciale riunitasi all’indomani del congresso – ricorda Roseto – sancì all’unanimità che i due candidati alla segreteria provinciale Raffaele Vitale ed il sottoscritto consegnassero al presidente Cappello i nomi per la direzione tenendo presenti le percentuali emerse dal congresso provinciale (45 nomi Vitale e 35 Roseto). Senza riconvocare l’assemblea provinciale ed in virtù del dispositivo votato all’unanimità dai delegati del congresso in assemblea – osserva l’esponente della minoranza interna – nessun altro tranne Peppe Roseto e Raffaele Vitale sono legittimati a consegnare nomi per la direzione del Partito. Quindi rispetto a ciò ho provveduto oggi a protocollare presso la sede provinciale del PD i 35 nomi per la direzione che mi competevano”.
Senza alzare troppo i toni, Roseto ribadisce la richiesta di convocare l’assemblea alla luce dei salti della quaglia di Picierno e Marino. “E’ ormai risaputo che in diverse occasioni ho chiesto al segretario Vitale ed al presidente Cappello la convocazione dell’assemblea provinciale che da regolamento è l’unico organo deputato ad eleggere la direzione provinciale. Tale passaggio in assemblea – conclude il consigliere comunale di Orta di Atella – sarebbe senza alcun dubbio regolare dal punto di vista procedurale e rappresenterebbe un atto di chiarezza politica anche rispetto ai nuovi assetti interni che si sono delineati nel PD Casertano”.
Stando ai fatti, la ricostruzione di Roseto non fa una piega. Lui e Vitale erano stati delegati dall’assemblea a indicare i membri della direzione in base alla ripartizione tra maggioranza (45 componenti) e minoranza (35). Ma ieri la segreteria provinciale ha cambiato le regole durante la gara e ha vinto(?) la partita grazie a un gol nettamente in offside. In base al deliberato assembleare, le designazioni di Picierno e Marino sono irricevibili. Ma il segretario facente finzione, su imbeccata (diktat?) di chi guida realmente il Pd, non ha battuto ciglio. Come sempre del resto. Peggio di lui hanno fatto l’eurodeputata (l’unica ad arrivare seconda tra le capolista del Pd) e il fantomatico leader dei renziani della prima ora. Che a chiacchiere predicano il rispetto delle regole e della democrazia interna mai poi razzolano male rimangiandosi nei fatti le cose affermate il giorno, anzi un minuto prima. Senza fornire alcuna motivazione politica e con accordi sottobanco, si sono spostati con nonchalance dalla minoranza alla maggioranza, tradendo il risultato del congresso. E con altrettanta “scioltezza” si sono autoassegnati 12 membri a testa da catapultare nella direzione. A loro onore va detto che hanno avuto il buon cuore di lasciare “ben” 11 posti a Roseto, e quindi al gruppo Caputo. Che magnanimità. Da veri democratici hanno rispettato in pieno il criterio della rappresentatività. La Picierno, di cui durante la fase congressuale non si è vista neanche l’ombra, e Marino, che più che un’area rappresenta una monade, si sono assicurati 24 componenti, fottendosene allegramente dell’area Pittella. Bel colpo. All’ Arsenio Lupin. Complimenti.
Mario De Michele