«Su Cava Cesque a Falciano del Massico, ad oggi area sottoposta a sequestro giudiziario, è necessario mantenere un alto livello di attenzione e vigilanza istituzionale. Di certo ci diciamo assolutamente contrari a qualsiasi ipotesi di ripresa dell’attività estrattiva o di altro tipo di lavorazione a forte impatto ambientale all’interno di un sito che appare deturpato dalle escavazioni e che, piuttosto, andrebbe sottoposto a riqualificazione ambientale» lo affermano in una nota congiunta il Presidente della Commissione Regionale Bonifiche Antonio Amato e la consigliera regionale del PD Lucia Esposito, che stamane si sono recati in sopralluogo a Falciano presso il sito estrattivo ex “Ecla s.a.s”, al centro di una complessa vicenda giudiziaria che ne ha determinato il sequestro. Accompagnati dall’amministratore giudiziario, con i consiglieri regionali c’erano il sindaco di Mondragone Giovanni Schiappa, il vicesindaco di Falciano Angelo Manica, i rappresentanti del comitato “No Cava” che hanno sollecitato la visita ispettiva, Erasmo Fava, Giovanna Micillo nonché i consiglieri comunali Corrado Freddino e Igor Prata, i tecnici dell’ARPAC. «Oltre cento metri di altezza di escavazione, un fronte di cava impressionante, tra i più grandi della Campania, che già solo visivamente induce una serie di dubbi sulle modalità con le quali è stata gestita in passato la cava» affermano Amato e Esposito «La situazione è sicuramente molto complessa, anche per le note vicende giudiziarie che l’hanno interessata: la cava sequestrata fino al dicembre 2013, l’arresto dell’ex titolare coinvolto nelle indagini della dda sul clan dei casalesi, il dissequestro della cava operata dal gip nel dicembre 2013 con gli ex soci riammessi nel possesso dei beni, un nuovo dispositivo di sequestro intervenuto nel luglio 2014. Nel mentre, è stata avanzata un’istanza di Autorizzazione Unica Ambientale per un impianto di frantumazione, vagliatura e trasporto di inerti con lavorazione, sotto il fronte di cava, del materiale già precedentemente estratto e depositato nel sito (per una previsione di circa 1800 mc/giorno). L’autorizzazione è stata concessa il 7 agosto scorso, ma ci sentiamo di esprimere forti perplessità in merito alla tempistica, ai ritardi con i quali viene richiesta la documentazione antimafia (ancora oggi assente), all’irreggimentazione delle acque di scolo, ad alcune indicazioni contrarie sollevate in sede di conferenza dei servizi dal genio civile in merito all’impossibilità di realizzare alcuna attività presso l’area e all’insalubrità delle attività di frantumazione. Senza considerare tutte le questioni già aperte nel periodo di escavazione: la vicinanza della Ferrovia e il sollevamento di polveri pericolose per la salute della popolazione. La vicenda, oltre che dall’autorità giudiziaria, è attenzionata anche dal Parlamento» affermano i consiglieri regionali «noi continueremo a seguirla con attenzione, richiedendo e approfondendo tutta la documentazione, soprattutto quella relativa alla più recente autorizzazione ambientale e alle attività che oggi proseguono sotto l’amministrazione giudiziaria. Comprendiamo la necessità di salvaguardare i livelli occupazionali e provare a mantenere in vita l’azienda al di là delle vicissitudini giudiziarie» concludono Amato ed Esposito «Ma le priorità devono essere la salute dei cittadini, la salvaguardia ambientale e il pieno rispetto di tutte le normative vigenti. Tutta quest’area alle pendici del monte Massico, al confine tra Falciano e Mondragone, conserva, nonostante tutto, uno straordinario valore naturalistico, con importanti produzioni agricole. Non possono più essere in alcun modo sopportati e tollerati i troppi scempi che in passato sono stati perpetrati e sui quali hanno lucrato camorra, malaffare e cattiva politica»