CASERTA – I richiedenti asilo e i rifugiati politici hanno organizzato questa mattina un presidio fisso davanti all’ingresso del Comune di Caserta per protestare contro il mancato versamento da parte dell’Ente dei fondi previsti dal progetto “Acc.R.A.”, datato 2007, e dal progetto gemello datato 2009 “l’Arca di Acc.R.A.”, entrambi gestiti dal Centro Sociale Ex Canapificio e finalizzati all’accoglienza e all’integrazione degli extracomunitari provenienti da zone di guerra o comunque vittime nei loro paesi d’origine di tortura e violenza.

Si tratta di una somma pari a 65mila euro di spettanza dell’amministrazione comunale che l’associazione, formata da volontari, è stata costretta ad anticipare per evitare lo stop ai servizi; sono 25 gli stranieri che partecipano ai progetti e che vivono in quattro appartamenti del capoluogo. All’appello mancherebbero, hanno denunciato gli stranieri con volantini con su scritto “che fine hanno fatto i nostro soldi” – il saldo finale del progetto “L’Arca di Accra”, ovvero 30 mila euro e le quote degli anni 2010 e 2011 del progetto “Acc.R.A.”di 15mila e 20mila euro. “Il Comune di Caserta è debitore non solo verso l’associazione, ma soprattutto verso gli immigrati – ha spiegato Mimma D’Amico del centro Ex Canapificio – la cosa assurda è che il progetto l’Arca di ‘Acc.R.A’ è stata approvato dall’Anci con fondi dell’8 per mille Irpef; si tratta dunque di soldi vincolati dell’Anci, trasferiti poi al Comune di Caserta e che finora il Comune non ha girato a noi”. La vicenda ha avuto anche uno strascico giudiziario, in quanto tra aprile e maggio scorsi l’amministrazione comunale, in dissesto da fine 2011, non ha riconosciuto il debito verso l’associazione che dunque ha dovuto iscrivere la somma nella massa passiva presentando nel contempo decreto ingiuntivo al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. “Il giudice l’11 luglio scorso ha ovviamente accolto la nostra richiesta – continua la D’Amico – ma il Comune si è opposto aprendo dunque il processo la cui prima udienza si terrà il 9 gennaio 2013. Si tratta di un ricorso totalmente pretestuoso, strumentale e volto solo a far perdere altro tempo – conclude la responsabile dell’Ex Canapificio – per non restituirci i soldi da noi anticipati”.

 

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