Matese. Chissà come, nell’incontro a Raviscanina il presidente del consiglio regionale , Paolo Romano, esponente di primo piano degli alfaniani, avrà rassicurato alcuni sindaci del Matese, vicini o interessati al NCD, sui problemi delle aree interne di cui la forestazione è un pezzo in crisi profonda. Come uscirne?
Suggestivi i boschi nebbiosi ma, lasciando il livello poetico, stenta a diradarsi la nebbia dell’ente regionale intorno a questo settore che, in anni passati, è stata definita, con molta decennale disattenzione ai problemi di produttività della risorsa forestale, come la “cassa integrazione” delle zone interne ricche di boschi (non valorizzati in maniera adeguata). Con quali strumenti istituzionali governare il patrimonio forestale e rurale : con gli enti montani vigenti, rimodificati ancora(ultima legge di modifica nel 2008), con le unioni dei comuni montani, oggetto di un accreditato progetto di legge di riordino unificato(il cosiddetto Pica-Foglia) in consiglio regionale o affidare le funzioni amministrative delle comunità montane ai comuni?. Siamo venuti in possesso del famoso striminzito “foglio”(proprio 1 foglio con 11 commi) presentato nel corso di una riunione di fine gennaio con l’Uncem, che abbandonò la riunione, ed i sindacati, che fece scattare di malumore i presenti. Quella pagina faceva riferimento a questa ipotesi: un “testo legislativo” in cui si abrogavano, cancellavano , sic et simpliciter gli enti montani e si nominavano dei commissari di liquidazione . E il personale dipendente? Ripartito tra i comuni, stando a questa versione del foglio senza paternità presentato all’esame dei sindacati e dei rappresentanti dell’unione comuni montani. Personale che” fermo il rispetto delle norme vigenti in materia, da assorbire con contratti di lavoro di natura privatistica” con il mantenimento dell’anzianità di servizio maturata. Intanto domani nuova riunione Uncem sui progetti di riferma della legge 11/1996 sulla forestazione e bonifica montana.
Michele Martuscelli












