CASERTA – Dopo l’anticipazione di campanianotizie.com (leggi l’articolo) sullo scioglimento del Consorzio Idrico Terra di Lavoro, pubblichiamo il decreto integrale n. 1073 del 07.11.12 del dirigente del settore Ecologia, tutela dell’ambiente, disinquinamento, protezione civile della Regione Campania con ad oggetto: “Avvio procedimento di risoluzione della concessione affidata al Consorzio Idrico Terra di Lavoro – CITL”. La risoluzione della concessione è il primo passo verso lo scioglimento dell’ente guidato da Pasquale Di Biasio.
Ecco il testo del decreto
PREMESSO CHE
1. Con convenzioni rep. 958 e 957 del 13.05.1963, la Cassa del Mezzogiorno – Servizio Acquedotti e Fognature, Ufficio Acquedotto Campano ed Acquedotti del Molise – cui è subentrata ope legis la Regione Campania, affidava in concessione al Consorzio Idrico Terra di Lavoro (CITL) la gestione provvisoria delle opere di acquedotto a valle dei serbatoi alimentati dal sifone per i comuni occidentali destinate al servizio dei Comuni di Aversa, Capodrise, Carinaro, Casal di Principe, Casaluce, Castelcampagnano, Cesa, Frignano, Gricignano, Lusciano, Marcianise, Orta d’Atella, Parete, San Cipriano d’Aversa, S. Marcellino, S. Arpino, Succivo, Ruviano, Teverola, Trentola-Ducenta, Villa di Briano, Villa Literno;
2. Con le predette convenzioni venivano, altresì, disciplinati i rapporti concessori tra il Concedente Cassa del Mezzogiorno (oggi, Regione Campania) ed il Concessionario Consorzio Idrico Terra di Lavoro prevedendo segnatamente:
a. l’obbligo, da parte del CITL, a provvedere all’accurata manutenzione delle opere e al loro regolare esercizio, secondo i criteri della migliore tecnica e le norme generali prescritte dall’allora competente servizio della Cassa del Mezzogiorno e contenute nell’allegato n. 1 alla convenzione rep. 958 del 13.05.1963 (cfr. art. 3 della convenzione rep. 958 del 13.05.1963);
b. l’impegno, da parte del CITL, a provvedere entro il 31 dicembre di ciascun anno a versare le quote annue di rinnovamento delle opere oggetto della gestione provvisoria, ammontanti (alla data del 13.05.1963) a complessive Lire 456.000 (cfr. art. 4 della convenzione rep. 958 del 13.05.1963);
c. l’impegno, a fronte della fornitura idrica proveniente dall’acquedotto campano, a rimborsare all’allora Cassa del Mezzogiorno (oggi Regione Campania) le spese da essa sostenute per la gestione dell’acquedotto esterno quantificate, al 13.05.1963, in Lire 10 (dieci) per ogni mc di acqua effettivamente erogata, somma quest’ultima rideterminata in € 0,182106 con delibera di Giunta Regionale n. 1488/2009 (cfr. art. 7 della convenzione rep. 958 del 13.05.1963).
3. In virtù di quanto previsto dall’art. 5 della convenzione rep. 958 del 13.05.1963, per far fronte agli oneri economici e finanziari discendenti dalle obbligazioni di cui al punto che precede, l’allora Cassa del Mezzogiorno (oggi Regione Campania) concedeva al CITL il diritto allo sfruttamento della risorsa idrica, garantendo al concessionario, in particolare, il diritto a procurarsi con la vendita dell’acqua, al prezzo dallo stesso fissato, e con eventuali integrazioni di fondi da parte dei Comuni consorziati, i mezzi finanziari occorrenti per l’esercizio, la manutenzione, la vigilanza delle opere e per l’acquisto delle scorte di materiali indispensabili per la manutenzione (cfr. art. 5 e 9 della convenzione rep. 958 del 13.05.1963);
4. Come garanzia per l’assolvimento dell’obbligazione di pagamento della fornitura idrica effettuata dalla Cassa del Mezzogiorno, ex art. 7 della Convenzione rep. 958 del 13.05.1963, il Consorzio Idrico Terra di Lavoro si impegnava, altresì, a provvedere “allo stanziamento nei propri bilanci delle somma all’uopo necessaria, e a titolo di garanzia si impegna di rilasciare apposite delegazioni esattoriali di pagamento sui cespiti della vendita dell’acqua debitamente accettate dall’esattore, il quale effettuerà i versamenti direttamente alla Cassa, oggi Regione Campania (cfr. art. 10 della Convenzione rep. 958 del 13.05.1963).
PRESO ATTO CHE
1. Con nota prot. 0749299 del 12.10.2012, la Regione Campania – ACG 05 Settore Ciclo integrato delle Acque – comunicava, in virtù di quanto previsto dall’art. 6 della convenzione rep. 958/1963, l’intenzione di procedere ad un sopralluogo presso gli impianti affidati in concessione al Consorzio Idrico Terra di Lavoro al fine di verificarne lo stato di conservazione e manutenzione;
2. Il giorno 24.10.2012, alla presenza di funzionari regionali e funzionari del CITL, veniva effettuato un sopralluogo presso i seguenti impianti affidati in concessione al CITL: a. Serbatoio di Casagiove – Località Cuccagna; b. Serbatoio di Bellona (Triflisco) – Località M. Bavarese; c. Serbatoio di Teano – Località Maiorisi; d. Serbatoio di Calvi Risorta – località M. Calabrese; e. Serbatoio/impianto di sollevamento di Pontelatone. Dei sopralluoghi effettuati veniva, quindi, redatto apposito verbale sottoscritto congiuntamente dalla Regione Campania e del CITL.
3. Sulla base dei rilievi effettuati nel corso dei sopralluoghi e della documentazione fotografica acquisita, i funzionari e dirigenti regionali incaricati redigevano apposita relazione tecnica ritualmente acquisita agli atti del protocollo regionale 2012.0814727 e che si allega al presente decreto per formarne parte integrante e sostanziale dello stesso, da cui emerge un quadro di assoluta noncuranza manutentiva degli impianti affidati in concessione al CITL.
4. In particolare:
a. Con riguardo al Serbatoio di Casagiove, è stata riscontrato “Anche da una sommaria ricognizione dei luoghi si nota che le saracinesche e gli organi di manovra in genere sono ricoperti da ossidazione, le tubazioni in acciaio, le scale in carpenteria e le ringhiere ecc.. sono arrugginite denotando la mancanza assoluta di manutenzione. Gli infissi, la pavimentazione e l’impianto elettrico sono fatiscenti, gli intonaci sono ammalorati ed in alcuni tratti mancanti, come si evince servizio fotografico allegato. L’accesso al livello inferiore della camera di manovra è addirittura pericoloso, stante il degrado che pervade l’intero manufatto. Le vasche del serbatoio sono vuote (in ragione del dichiarato fuori servizio) ma questa circostanza non motiva l’assoluta ed evidente mancanza di manutenzioni. Inoltre non viene chiarito, in assenza della funzione del serbatoio, come venga assicurata la continuità e l’affidabilità del servizio in casi di emergenza. Allo stato, infatti, il sistema gestionale posto in essere appare difforme da quello previsto dagli schemi regionali e, soprattutto, assai meno stabile sia in termini di portate erogare che di pressioni minime di esercizio, anche al di là della vulnerabilità funzionale pocanzi segnalata”;
b. Con riguardo al Serbatoio di Triflisco, è stata riscontrato che “La strada d’accesso, molto stretta, è invasa da rovi e sterpaglie e l’ultimo tratto (circa 500 m ) è dissestata con pavimentazione quasi inesistente. Il percorso in discesa è assolutamente disagevole. Lo stato del fondo e dei bordi laterali denota un abbandono pluriennale. Le finestre sono rotte, i davanzali spaccati, gli intonaci ammalorati e/o mancanti; sono presenti grosse pietre cadute sulla griglia di copertura del vano d’aerazione della parte inferiore della camera di manovra. La grigli è piegata al punto da essere prossima al distacco. I muri perimetrali presentano grosse chiazze d’umidità, il pavimento è divelto in più punti, le scale in carpenteria metallica, ringhiere e infissi sono corrose dalla ruggine tanto da sconsigliarne l’utilizzo. Le tubazioni in acciaio, le saracinesche e gli organi di manovra versano in pessime condizioni di conservazione, sono ricoperte da ossidazione con palese dimostrazione di totale assenza di manutenzione. Gli assi di comando delle saracinesche sono sfaldati dalla ruggine. La tubazione di scarico della vasca in esercizio è stata corrosa dalla ruggine al punto da essere crollata all’interno della camera di manovra. In caso di sfioro della vasca, le portate eccedenti cadrebbero in camera di manovra senza condotta alcuna. Sul fondo della camera di manovra sono presenti acque che ruscellano, testimonianza di perdite in atto. Non è presente l’impianto di disinfezione sebbene le acque erogate attraversino diversi volumi a pelo libero.
c. Con riguardo al Serbatoio di Teano, è stato riscontrato che “Sul piano della funzionalità e conservazione dell’opera si nota, in primo luogo, che i bordi del piazzale esterno sono invasi da sterpaglie che hanno anche già spaccato parte della pavimentazione nella zona secondaria del piazzale stesso. La porta di accesso è corrosa e di difficile apertura; gli intonaci esterni sono ammalorati e/o mancanti; l’impianto di illuminazione esterna è in rovina. All’interno le carpenterie metalliche, le tubazioni in acciaio e gli organi di manovra sono totalmente coperti da una coltre di ruggine. Le condotte interne di ripartizione al serbatoio sono arrugginite sia per la mancanza di manutenzione e verniciatura che per la contemporanea presenza all’interno della camera di manovra di esalazioni di ipoclorito che inducono un ambiente aggressivo. Questa condizione ha aggravato una situazione di mancata manutenzione già di per se insostenibile. Alcuni particolari funzionali (come i vani di accesso alle vasche contenenti volumi idropotabili) meritano una nuova e più accurata valutazione per verificarne l’idoneità in materia di sicurezza. Sul piazzale sono ingiustificatamente presenti materiali di risulta (rottami di apparecchiature) non riconducibili ad incuria per deterioramento, ma a un abbandono volontario. L’opera si presenta nel complesso meno decadente delle altre solo grazie alla minore vetustà, ma il perdurare delle situazioni in atto non potrà che aggravare l’attuale condizione di degrado. In ogni caso, deve rilevarsi che un livello di concentrazioni di vapori di Cloro tanto elevato da ingiungere un’accelerazione della corrosione delle strutture metalliche e un disagio respiratorio all’ingresso nella camera di manovra, non può considerarsi consono a una modalità gestionale idonea a garantire, almeno, la sicurezza dei lavoratori. Nel serbatoio in esame giungono, inoltre (come detto), acque emunte da campi pozzi autonomi, quindi privi di altra barriera biologica di salvaguardia. In queste condizioni l’impianto di trattamento assume il ruolo di vero e proprio elemento di funzionalità primaria e, quindi, deve disporre di un sistema duplicato, in grado di intervenire automaticamente in caso di disservizio del sistema principale, con conseguenti allarmi immediati. Di tutto ciò non vi è traccia, né vi è traccia di un presidio continuo in grado di assicurare l’immediato intervento dell’operatore, anche con manovre di emergenza predefinite”;
d. Con riguardo al Serbatoio di Monte Calabrese, è stato riscontrato che “le tubazioni in acciaio, gli organi di manovra, le carpenterie metalliche, ecc.. sono completamente aggredite dalla ruggine. Gli organi di manovra si presentano in pessimo stato di conservazione; la loro funzionalità appare in alcuni casi compromessa. Sul fondo della camera di manovra sono presenti acque che ruscellano, testimonianza di perdite in atto. Il pavimento è divelto in più punti, gli intonaci e le pitturazioni sono assolutamente degradati. Non è presente l’impianto di disinfezione sebbene le acque erogate attraversino diversi volumi a pelo libero. Come già detto per il serbatoio di Monte Savarese, lo stato di protezione igienica delle acque non appare in linea con le pratiche di buona gestione poiché il rischio di contaminazione in presenza di volumi esposti a superficie libera è assai elevato. In questi casi, infatti, drastiche riduzione delle concentrazioni di disinfettante possono verificarsi anche a causa delle turbolenze indotte dagli stramazzi e da altre opere puntuali.”;
e. Con riguardo all’impianto di sollevamento di Pontelatone, è stato accertato che “Il piazzale esterno al manufatto è invaso da rovi e sterpaglie con presenza di calcinacci e rifiuti di vario genere. Ci sono varie perdite d’acqua lungo i collegamenti fra le pompe e dai premistoppa delle stesse; una delle pompe emette un rumore di cuscinetti che denota mancanza di ordinaria manutenzione. Le condotte in acciaio, gli organi di manovra e le carpenterie metalliche sono coperte da ruggine. Manca del tutto traccia di manutenzione delle apparecchiature. La balaustra del ballatoio è corrosa e dondola pericolosamente. L’incolumità degli operatori sembra assolutamente compromessa. La presenza di acque sul pavimento della camera di manovra in prossimità di apparecchiature elettriche denota una grave incuria rispetto ai problemi di sicurezza degli operatori. I quadri di alimentazione delle pompe centrifughe si presentano in un buono stato conservativo; si denota una recente sostituzione. Come è evidente, gli interventi manutentivi o sostitutivi vengono riservati alle sole parti degli impianti in movimento o da esse dipendenti, parti che non potrebbero funzionare altrimenti. L’Impianto di dosaggio ipoclorito presente all’interno del manufatto è in pessimo stato conservativo.”.
CONSIDERATO CHE
1. Ai sensi dell’art. 6 della convenzione rep. 958/1963, è stabilito che “in caso di constatata deficienza o mancata manutenzione, ovvero se l’esercizio sia condotto in modo da compromettere la conservazione delle opere, la Cassa si riserva il richiedere, in qualunque momento, a suo insindacabile giudizio, la restituzione delle opere restando a carico del consorzio idrico la spesa occorrente per ripristinare le opere stesse”;
2. Dalla relazione allegata e dalla documentazione fotografica prodotta, risulta accertata l’assenza di ogni manutenzione degli impianti visionati il cui danno, da porre a carico del Consorzio concessionario inadempiente, sarà successivamente quantificato dalla Regione Campania.
CONSIDERATO ANCORA CHE
1. Come si evince dal prospetto economico allegato, redatto dalla concessionaria regionale per la riscossione delle tariffe idriche Acqua Campania S.p.A., il Consorzio Idrico Terra di Lavoro ha altresì maturato nei confronti della Regione Campania – subentrata ope legis alla Cassa del Mezzogiorno – una enorme debitoria pari, a tutto il terzo trimestre 2012, ad € 99.716.934,64 per mancato pagamento delle tariffe per la fornitura idrica proveniente dall’Acquedotto Campano, così rendendosi il Consorzio inadempiente anche rispetto all’art. 7 e 10 della convenzione rep. 958/1963.
2. Il Consorzio risulta, altresì, inadempiente rispetto all’obbligazione di versamento della quota annuale di ammortamento previsto dall’art. 4 della Convenzione rep. 958/1963, non avendo provveduto, almeno da quando è subentrata la Regione Campania alla Cassa del Mezzogiorno, al pagamento all’importo annuale, determinato, al 13.05.1963, in lire 456.000;
3. Da quanto risulta, da ultimo, dalla nota prot. 5632/SP del 01.10.2012, il Consorzio Idrico Terra di Lavoro non ha provveduto altresì al pagamento delle tariffe di fornitura idrica in favore della Soc. Acqua Campania S.p.A. per l’approvvigionamento idrico proveniente dal Acquedotto Campania Occidante (ACO), così materializzando il rischio dell’interruzione del servizio di fornitura idrica a tutto danno delle popolazioni residenti nella Provincia di Caserta;
4. L’inadempimento rispetto alle obbligazioni economiche poste a carico del CITL risulta altresì ingiustificato alla luce della tariffa al mc di fornitura idrica approvata ed applicata dal CITL nei confronti della propria utenza – pari a 0, 345 nei confronti del Comuni serviti e da 0,4728 a 1,1031 nei confronti degli utenti privati (cfr. delibera CDA CITL n. 426/427 del 4.12.2009) – che risulta di molto superiore rispetto alla tariffa regionale al mc applicata dalla Regione Campania alla stessa CITL pari ad € 0,182106 (cfr. Delibera Giunta Regionale Campania n. 1488/2009);
5. Nonostante gli impegni presi dal CITL, anche innanzi alla Prefettura di Caserta come evidente dalla nota prot. 703297 del 26.09.2012, ancora oggi il Consorzio medesimo non ha provveduto a regolarizzare le proprie posizioni debitorie, determinando un grave e serio pregiudizio per il bilancio della Regione Campania.
RILEVATO CHE
1. Nonostante quanto previsto dall’art. 9 della convenzione rep. 958/1963 ed art. 4 della convenzione rep. 957/1963 – secondo cui “ai comuni che non hanno ancora trasferito al Consorzio la gestione delle Reti interne di distribuzione e la distribuzione dell’acqua agli utenti il consorzio non inizierà il rifornimento dell’acqua fino a quando i Comuni non avranno affidato al Consorzio, mendiante stipula di apposita convenzione, detta gestione” – il Consorzio Idrico Terra di Lavoro ha rifornito l’acqua, applicando le proprie tariffe, anche ai Comuni di Macerata Campana, Maddaloni, Cancello ed Arnone, Gricignano d’Aversa, Carinola, Marinaro, nonostante che gli stessi non avessero ceduto le proprie reti di distribuzione idrica interna.
2. Tale situazione, vietata dal rapporto concessorio, ha determinato di fatto una discriminazione di alcuni Comuni, forniti dal CITL, rispetto a tutti gli altri Comuni forniti direttamente dalla Regione Campania, ai quali ultimi viene applicata la tariffa regionale al mc di 0,182106 €, ovvero ben inferiore rispetto a quella applicata dal CITL nei confronti dei Comuni pari a 0,345 € al mc.
RILEVATO ANCORA CHE
1. Avendo il Consorzio Idrico Terra di Lavoro la gestione, in virtù di quanto previsto dalla convenzione rep. 957 e 958 del 13.05.1963, anche di diverse reti idriche di distribuzione comunale, sullo stesso gravava, ex art. 156 del D.Lgs. 152/2006, l’obbligo di riscuotere e riversare alla Regione Campania – quale gestore degli impianti di depurazione comprensoriale di Marcianise, Acerra e Foce Regi Lagni, a servizio dei comuni facenti parte del CITL – le tariffe di depurazione e collettamento riscosse dall’utenza.
2. Anche tale obbligo risulta essere disatteso, avendo il Consorzio accumulato una enorme debitoria, allo stato in fase di quantificazione non avendo il Consorzio fornito ancora un dato definitivo, come risulta dalla nota prot. 590954 del 31.07.2012.
RITENUTO
1. di dover avviare, alla luce delle inadempienze accertate, il procedimento finalizzato alla risoluzione del rapporto di convenzione con il Consorzio Idrico Terra di Lavoro ed alla conseguente restituzione delle opere affidate in concessione al CITL;
2. di doversi riservare, alla luce dei successivi approfondimenti istruttori, le valutazioni circa l’entità del danno cagionato dal CITL per assenza di manutenzione delle infrastrutture idriche ad essa affidate in concessione;
3. di mantenere impregiudicate le azioni avviate e da avviare per il recupero dei crediti vantati – tra l’altro, a titolo di tariffa per la fornitura idrica, tariffa per il collettamento e depurazione e quota di ammortamento di cui all’art. 4 della convenzione 958/1963 – dalla Regione Campania nei confronti del Consorzio Idrico Terra di Lavoro;
4. di dover garantire al CITL il diritto a partecipare al presente procedimento, invitando lo stesso a presentare all’AGC 05 Settore Ciclo Integrato delle Acqua eventuali controdeduzioni entro il termine di 15 (quindici) giorni dalla notifica del presente provvedimento, tenuto conto dell’urgenza del provvedere e del pericolo riscontrato;
5. di dover stabilire che a seguito delle eventuali controdeduzioni da parte del CITL seguirà, nel termine di 20 giorni, la definitiva valutazione in merito al procedimento de quo.
6. di dover consentire, ex art. 22 e ss della L. 241/1990 e del regolamento n. 2/2006 pubblicato in BURC n. 41/2006, l’accesso ai documenti amministrativi inerenti al procedimento de quo disponibili presso gli uffici della Regione Campania – AGC 05 – Settore Ciclo Integrato delle Acque stanza 26 piano 4 siti in Napoli alla Via A. De Gaspari n. 28.
7. di dover nominare quale responsabile del procedimento il Dott. Michele Palmieri Dirigente del Settore Ciclo Integrato delle Acque, AGC 05,
VISTI
• La Legge n. 241/90 e ss.mm.ii; • Il D.Lgs. 152/2006 e ss.mm.ii; • Il regolamento accesso atti amministrativi n. 2/2006 pubblicato in BURC n. 41 del 6 settembre 2006; • La convenzione rep. 958 del 13.05.1963; • La convenzione rep. 957 del 13.05.1963.
DECRETA Per le motivazioni espresse in narrativa e nella relazione e nel prospetto allegato che qui si intendono integralmente riportate e confermate:
1. di avviare il procedimento finalizzato alla risoluzione delle convenzioni rep. 958 e 957 del 13.05.1963 e alla conseguente restituzione delle opere affidate in concessione al CITL.
2. di riservarsi, alla luce dei successivi approfondimenti istruttori, le valutazioni circa l’entità del danno cagionato dal CITL per assenza di manutenzione delle infrastrutture idriche ad essa affidate in concessione;
3. di mantenere impregiudicate le azioni avviate e da avviare per il recupero dei crediti vantati – tra l’altro, a titolo di tariffa per la fornitura idrica, tariffa per il collettamento e depurazione e quota di ammortamento di cui all’art. 4 della convenzione 958/1963 – dalla Regione Campania nei confronti del Consorzio Idrico Terra di Lavoro, di cui si richiede in ogni caso il pagamento immediato;
4. di invitare il Consorzio Idrico Terra di Lavoro a presentare all’AGC 05 Settore Ciclo Integrato delle Acque, con sede in Napoli alla Via A. De Gasperi 28, eventuali controdeduzioni entro il termine di 15 (quindici) giorni dalla notifica del presente provvedimento, scaduto il quale, nei successivi 20 giorni, sarà emanato il provvedimento definitivo;
5. di consentire al Consorzio Idrico terra di Lavoro, ex art. 22 e ss della L. 241/1990 e del regolamento n. 2/2006 della Regione Campania pubblicato in Burc n. 41 del 5 settembre 2006, l’accesso ai documenti amministrativi inerenti al procedimento de quo disponibili presso gli uffici della Regione Campania – AGC 05 – Settore Ciclo Integrato delle Acque stanza 26 piano 4 siti in Napoli alla Via A. De Gaspari n. 28;
6. di nominare quale responsabile del procedimento il Dott. Michele Palmieri, Dirigente Settore Ciclo Integrato delle Acque della Regione Campania, AGC 05.