CAPODRISE. La politica nella sua complessità, nel legame con il territorio e nel ruolo essenziale per lo sviluppo di una città. Il Centro studi “Alcide De Gasperi” di Capodrise è impegnato nell’organizzazione di un evento che avrà lo scopo di indagare sulla crisi dei partiti e sui suoi riverberi negativi sulle comunità locali. In una fase in cui si assiste all’ascesa di una politica populista e trasformista, che sa esaltare solo l’individualismo e avvelenare la vita pubblica, il “De Gasperi”, con storie, testimonianze ed esperti a confronto, proverà a riscoprire le basi e le motivazioni del “fare politica” come atto di responsabilità civica. «Siamo vittime – dichiara Salvatore Liquori, presidente del Centro studi – dell’occupazione del potere per il potere. Soprattutto, nei mesi che precedono le campagne elettorali va in scena il solito teatrino, infarcito di demagogia, su probabili trattative tra improbabili alleati. In disprezzo all’identità di ognuno, si cercano intese basate su somme algebriche di voti: l’elettore è ridotto a un numero che va addizionato a un altro numero, pur di raggiungere la vittoria. Nessuno sembra avere una visione chiara della città e dei suoi bisogni: i programmi elettorali sono frutto del copia e incolla o, al massimo, rappresentano un’elencazione sterile di urgenze, in cui, però, manza l’indicazione di come affrontarle e risolverle. Tutti parlano, ad esempio, di disoccupazione giovanile, ma nessuno dice qual è la sua idea per creare almeno un posto di lavoro. Nell’evento che animeremo, credo a fine aprile – prosegue Liquori –, il “De Gasperi” non intenderà scomodare i grandi pensatori e nemmeno processare la storia: vorrà interrogarsi e interrogare; interpretare, discutere, confrontarsi per contribuire alla ricostruzione di quella coscienza critica e ragionata di cui sentiamo tanto la mancanza. Ci rivolgeremo, innanzitutto, a coloro che dovranno essere gli artefici nella società futura: i più giovani, per l’appunto. È una scelta coraggiosa in un Paese dove essi sono condannati alla marginalità e alla precarietà. Esposti, ogni giorno, alla strumentalità di certe attenzioni: all’università, sul lavoro, nelle statistiche, nello sport, nelle Istituzioni. Ma è una scelta che riteniamo lungimirante, in un momento in cui proprio i giovani sembrano dimostrare la loro voglia di partecipazione, spesso soffocata e frustrata dalla mancanza di spazi, di occasioni, di luoghi destinati alla loro crescita e alla loro valorizzazione. Siamo convinti del fatto che solo con un nuovo protagonismo, dialettico, autonomo delle giovani generazioni è possibile recuperare quei valori che altri giovani, nel recente passato – conclude Liquori –, hanno costruito con grande sacrificio e intelligenza».