CASERTA – “Inserire l’antimafia in Costituzione per dare un supporto concreto all’attuazione normativa, a partire dall’articolo 18, che regola la libertà di associazione, all’articolo 41 che regola, invece, le attività produttive con l’obbligo da parte dello Stato di incentivare le attività produttive in quelli che sono i beni confiscati e sequestrati”.

Parte proprio da queste integrazioni la ‘cornice’ a quella che è la nuova antimafia presentata dalla capolista al Senato, Rosaria Capacchione, lunedì mattina, in una conferenza stampa presso il coordinamento provinciale del Partito Democratico di Caserta. Presenti anche i candidati casertani al Parlamento Camilla Sgambato, Stefano Graziano e Dario Abbate.

“Un pacchetto di norme per un’antimafia concreta – ha detto Capacchione – contenute in un documento sottoscritto da tutti i candidati del Pd, di facile attuabilità, ma che possono andare nella direzione di un circuito virtuoso per la ripresa dell’economia del territorio”. “Tutti quei territori che sono stati fortemente danneggiati dalle infiltrazioni di stampo mafioso – continua la giornalista anticamorra – difficilmente dopo lo scioglimento sono ritornati ad una gestione ordinaria. Per questo motivo, sono indispensabili interventi collaterali che vadano al di là di quello repressivo/giudiziario”. “Tra le modifiche – prosegue Capacchione – prevediamo anche quella del 416 ter del codice penale, in quanto un forte problema è costituito anche alla sostituzione di dipendenti degli enti locali ritenuti contigui alle organizzazioni criminali. Sostituzioni rese  impossibili anche dai vincoli di bilancio”. Prevista anche l’introduzione di una ‘White list’. “La white list – spiega la capolista al Senato – va ad agevolare il reinserimento di quelle aziende che ne hanno i requisiti, una sorta di ‘bollino blu’ per chi è stato più bravo, un punteggio premiale come si fa per i concorsi, il tutto con evidenti vantaggi per l’accesso al credito e per l’ottenimento di finanziamenti pubblici nei confronti di chi decide di schierarsi e fare fronte comune contro l’illegalità, ma anche di natura compensativa in quanto si sa che, almeno in alcuni contesti a maggiore tasso di criminalità, atteggiamenti virtuosi possono risultare economicamente penalizzanti. Un ulteriore elemento di valutazione sarà condotto per definire la soglia economica delle caratteristiche principali del rating, fissando dei parametri più restrittivi rispetto a quelli della norma che sono di natura facoltativa, richiedibile da aziende con fatturato annuo globale di almeno 2 milioni di euro riferito anche al gruppo di appartenenza”. Per quanto riguarda le bonifiche la Capacchione dice: “Il primo punto del programma di Bersani è proprio quello di partire dalla bonifiche per il ripristino del territorio e dare un minimo di dignità alla Campania per promuovere le sue eccellenze, dai prodotti tipici dell’agricoltura alla produzione della mozzarella e, di conseguenza, aumentare le offerte di lavoro”.

 

ECCO IL TESTO COMPLETO

 

Per un’antimafia concreta: ecco il nostro modello Caserta. Così il Mezzogiorno può ripartire: bonifiche, tpubblica amministrazione trasparente, nuove leggi sugli appalti e sulla corruzione. Le proposte dei candidati del Pd a Camera e Senato

 

Trent’anni di dominio camorristico nella Terra di lavoro e nell’hinterland napoletano hanno consegnato ai cittadini un territorio devastato: inquinato nel suolo e nel sottosuolo, costruito guardando alla speculazione edilizia e non allo sviluppo, lacerato nei rapporti con gli enti locali e con lo Stato. A ventidue anni dall’entrata in vigore della legge che consente lo scioglimento delle amministrazioni comunali compromesse con le organizzazioni di stampo mafioso; a cinque dall’inaugurazione del cosiddetto “modello Caserta”, che ha consentito la repressione militare dei clan camorristici, restano insolute le questioni che hanno determinato le collusioni e la crescita dell’economia mafiosa. E’ dunque arrivato il momento di cambiare strutturalmente il nostro sistema di norme, inserendo finalmente nella carta costituzionale i principi dell’antimafia.

La cornice a quella che è una nuova antimafia è rappresentata dall’integrazioni degli articoli 18 e 41 della Costituzione.

All’articolo 18, che garantisce la libertà di associazione, si aggiunge il comma 3:

“E’ punita la costituzione e partecipazione ad associazioni fondate sulla forza di intimidazione del vincolo associativo e sulla condizione di assoggettamento e di omertà dei cittadini”.

All’articoli 41 si aggiunge il comma 4:

“La Repubblica cura la riconversione e l’utilizzo per fin sociali e/o imprenditoriali dei beni confiscati”.

In questo contesto troverebbe forza la proposta di legge della Cgil sul riutilizzo dei beni sequestrati e confiscati, guardando alla loro riconversione per fini produttivi e conservando i posti di lavoro altrimenti perduti. Allo stato, il patrimonio aziendale sequestrato e confiscato in Campania, afferente alle due principali filiere produttive – l’edilizia e l’agroalimentare – è tale, se opportunamente valorizzato, da garantire la ripresa dei due comparti, sotto l’alta vigilanza delle istituzioni.

Colletti bianchi

La modifica dell’articolo 416 ter del codce penale, il cosidetto voto di scambio politico- mafioso, è diventata ineludibile. Tra le priorità del governo c’è quella di aggiungere le “altre utilità” tra i benefici dello scambio.

Ma questo punto non è, da solo, sufficiente a garantire trasparenza nelle pubbliche amministrazioni. Un punto sinora non risolto è quello relativo alla sostituzione di dipendenti degli enti locali ritenuti contigui alle organizzazioni criminali. Sostituzioni rese  impossibili anche dai vincoli di bilancio.

Proposta di revisione normativa:

l’organizzazione amministrativa e la gestione del personale nei Comuni sciolti per fenomeni di infiltrazione e condizionamento di tipo mafioso ex art. 143 TUEL e nei Comuni dissestati ex art. 244 TUEL

Per i Comuni per i quali sia intervenuta la procedura di scioglimento dei consigli comunali conseguente a fenomeni di infiltrazione e di condizionamento di tipo mafioso o similare ex art. 243 del Decreto legislativo n. 267/2000, al fine di ricondurre alla normalità la vita amministrativa del Comune, laddove siano intervenute misure interdittive e di sospensione dal servizio a carico del personale dell’Ente conseguenti ad accertati collegamenti di detto personale con la criminalità organizzata, si ritiene necessario consentire il potenziamento degli organici per la durata del periodo di scioglimento; in secondo luogo si ravvisa la necessità di rafforzare i poteri della Commissione straordinaria di gestione, al fine di assicurare il regolare funzionamento dei servizi.

Quanto al primo aspetto, fermo restando quanto previsto dal comma 5 dell’art. 143 TUEL in ordine alla sospensione del dipendente con obbligo di avvio del procedimento disciplinare da parte dell’autorità competente, pare necessario prevedere che la Commissione possa in ogni caso attivare, contestualmente all’attivazione della misura di sospensione dal servizio dei dipendenti in organico all’Ente, contratti a termine per ragioni sostitutive ai sensi  dell’art. 36 D. lgs n. 165/2001 e del D. Lgs n. 368/2001.

Conseguentemente, tali assunzioni di carattere sostitutivo e le ulteriori assunzioni con rapporti flessibili che si dovessero rendere necessarie per garantire il corretto svolgimento delle funzioni dell’Ente, in via temporanea e per il periodo di durata dello scioglimento come definito ai sensi del comma 10 dell’art. 143 TUEL, sono da considerarsi in deroga a quanto previsto dalla normativa vigente in materia di vincoli sulla spesa per il personale flessibile (cfr: comma 28 dell’art. 9 del Dl n. 78/2010).

Relativamente al rafforzamento dei poteri della Commissione, pare opportuno prevedere che presso ciascuna Prefettura del Capoluogo di Regione siano costituite delle articolazioni regionali del Comitato di sostegno e di monitoraggio dell’azione delle commissioni straordinarie di cui al comma 2 dell’art. 144 TUEL, che svolga funzioni di supporto diretto alla Commissione nell’esercizio delle funzioni amministrative. Tali comitati regionali possono coadiuvare la Commissione nella gestione amministrativa dell’Ente conducendo anche l’istruttoria dei procedimenti amministrativi laddove la Commissione lo ritenga necessario, in relazione a particolari servizi e funzioni dell’Ente.

Sempre in ragione dell’esigenza di consentire, per il periodo di durata dello scioglimento, il corretto espletamento delle funzioni amministrative ed in considerazione del carattere di straordinarietà della situazione di tali Comuni, in relazione agli obblighi di rispetto del Patto di stabilità interno, occorre prevedere la possibilità di escludere dal saldo del patto di stabilità interno, entro un tesso massimo da definirsi annualmente, le spese connesse allo svolgimento di funzioni fondamentali ritenute prioritarie dalla Commissione Straordinaria.

 

Relativamente agli Enti dissestati ex art. 244 TUEL, appare necessario un intervento volto a rafforzare l’apparato sanzionatorio in capo ai dipendenti apicali o dirigenti che siano riconosciuti responsabili di aver contribuito al verificarsi del dissesto finanziario.

In particolare, ferme restando le vigenti disposizioni in materia di responsabilità disciplinare e dirigenziale, la retribuzione di posizione del personale titolare di posizione organizzativa e dei dirigenti  che la Corte dei conti ha riconosciuto, anche in primo grado, responsabili di aver contribuito con condotte, dolose o gravemente colpose, sia omissive che commissive, al verificarsi del dissesto finanziario, è ridotta all’importo minimo come definito dai vigenti CCNL.

Per il suddetto personale, riconosciuto responsabile di aver contribuito al verificarsi del dissesto finanziario, non è possibile procedere all’erogazione della retribuzione di risultato per i successivi  cinque anni.

In considerazione poi della necessità di garantire il migliore espletamento delle funzioni di tali Enti, l’Organo straordinario di liquidazione, nell’ambito dei propri poteri organizzatori di cui all’art. 253 del dlgs n. 267/2000, sentiti gli organi istituzionali dell’Ente, può avvalersi del supporto operativo delle articolazioni regionali Comitato di sostegno e di monitoraggio dell’azione delle commissioni straordinarie di cui al comma 2 dell’art. 144 TUEL istituite presso ciascuna Prefettura del Capoluogo di Regione.

 

Gli appalti

 

E’ inoltre necessario modificare normativa sugli appalti pubblici, prevedendo l’obbligo della verifica antimafia nella formazione degli elenchi delle ditte di fiducia degli enti locali, quale che sia l’importo della fornitura.

 

Le bonifiche

Priorità del governo è intervenire sui territori devastati dalle ecomafie, ripristinando le aree inquinate perché esse possano essere restituite alla loro originaria vocazione. E’ su di esse che possono trovare spazio e collocazione le attività produttive da finanziare con gli strumenti che il governo metterà a disposizione delle piccole e medie imprese, mettendo a sistema tutti quei beni sottratti alla camorra che insistono sull’area del cosiddetto distretto dei rifiuti.

 

White List

Favorire nel territorio campano la piena attivazione degli elenchi di fornitori di beni e prestatori di servizi, non soggetti a rischio di inquinamento mafioso, cui possono rivolgersi gli esecutori dei lavori oggetto di contratti pubblici e successivi subappalti e subcontratti connessi allo svolgimento di forniture, servizi e appalti pubblici. Le principali attività sono:

–     Costruzioni di opere, ristrutturazioni e manutenzione edili, elettriche e idrauliche

–     raccolta di rifiuti urbani , ospedalieri, ecc.

–     trasporto di rifiuti e materiali a discarica e/o a impianti di trattamento conto terzi;

–     trasporto e smaltimento di rifiuti conto terzi;

–     estrazione, fornitura e trasporto di terra e materiali inerti;

–     confezionamento, fornitura e trasporto di calcestruzzo e di bitume;

–     noli a freddo e a caldo di macchinari;

–     fornitura di ferro lavorato;

–     autotrasporto conto terzi;

–     servizi di pulizie ristorazione e guardiania dei cantieri e delle strutture pubbliche (Enti, ospedali, ecc.).

 

Rating

Azioni concrete di sviluppo del rating di legalità delle imprese che hanno rapporti con la PA e l’istituzioni di procedure per l’attribuzione dei diversi profili (da una a tre stelle in funzione dell’ adesione a protocolli di legalità, a codici etici, a istituzione di sistemi organizzativi in base al decreto 231/01 e che sono iscritte a white list per appalti e forniture) e del “bollino blu”. Il tutto con evidenti vantaggi per l’accesso al credito e per l’ottenimento di finanziamenti pubblici, nonché per favorire logiche non solo di tipo premiale, nei confronti di chi decide di schierarsi e fare fronte comune contro l’illegalità, ma anche di natura compensativa in quanto si sa che, almeno in alcuni contesti a maggiore tasso di criminalità, atteggiamenti virtuosi possono risultare economicamente penalizzanti. Un ulteriore elemento di valutazione sarà condotto per definire la soglia economica delle caratteristiche principali del rating, fissando dei parametri più restrittivi rispetto a quelli della norma che sono di natura facoltativa, richiedibile da aziende con fatturato annuo globale di almeno 2 milioni di euro riferito anche al gruppo di appartenenza.

 

Sintesi

Il rating di legalità è nato come un’iniziativa imprenditoriale per incentivare il comportamento virtuoso di quelle aziende che si pongono fattivamente in contrasto con la criminalità organizzata. Successivamente, la legge di conversione del decreto legge “liberalizzazioni” ne ha sancito ufficialmente la nascita a livello legislativo, ancorchè come misura facoltativa. La norma rinvia a criteri di valutazione che sono stati ora definiti con la delibera dell’Antitrust del dicembre 2012. Interessanti le correlazioni con il decreto 231/2001: l’assenza di misure cautelari a danno dell’impresa o di condanne a danno di impresa e suoi vertici per uno dei reati presupposto 231, costituisce requisito per la concessione del rating; mentre, l’adozione di un MO 231 è fattore di incremento del rating stesso.

Iter normativo

La nascita del rating di legalità ha subito un certo travaglio. Esso è stato introdotto dalla legge n. 27/2012 che, in fase di conversione del decreto legge n. 1/2012, vi ha inserito l’art. 5-ter, che lo prevede. Il comma 1 del medesimo art. 5-ter è stato poi modificato dal decreto legge n. 29/2012 (art. 1, comma 1-quinquies), come convertito dalla l. n. 62/2012.

In conclusione, la disciplina normativa del rating di legalità è contenuta all’art. 5-ter del dl n. 1/2012, come successivamente modificato, e le sue modalità attuative sono descritte nel Regolamento dell’Antitrust, già operativo, emesso con delibera del 14 novembre 2012, pubblicata sulla GU n. 294 del 18 dicembre 2012.

 

Caratteristiche del rating

Proprio l’art. 5-ter del dl n. 1/2012 individua le caratteristiche principali del rating: facoltativo, richiedibile da aziende con fatturato annuo globale di almeno 2 milioni di euro riferito anche al gruppo di appartenenza, criteri e modalità stabiliti con regolamento Antitrust, requisito privilegiato per l’accesso al credito bancario secondo modalità da definire con decreto ministeriale.

 

Cosa offre il rating

Sebbene sarà un apposito decreto del ministro dell’economia e delle finanze e del ministro delle sviluppo economico a dettarne le modalità, la legge indica che l’attribuzione del rating deve essere tenuta in considerazione “in sede di concessione di finanziamenti da parte di pubbliche amministrazioni, nonché in sede di accesso al credito bancario”. Qualora ciò non avvenga, la banca deve “trasmettere alla Banca d’Italia una dettagliata relazione sulle ragioni della decisione assunta”. La logica non è solo di tipo premiale, nei confronti di chi decide di schierarsi e fare fronte comune contro l’illegalità, ma anche di natura compensativa in quanto si sa che, almeno in alcuni contesti a maggiore tasso di criminalità, atteggiamenti virtuosi possono risultare economicamente penalizzanti. Per questo il legislatore vuole che l’effige della legalità debba rappresentare un merito da far valere nell’accesso al credito. Non può escludersi, anzi sembra esser l’auspicio del legislatore, che il rating venga ad assumere la valenza di una sorta di bollino blu di credibilità per l’azienda assegnataria, da spendere come elemento di fiducia sul mercato.

 

Cosa occorre per ottenere il rating

Questi sono i requisiti per ottenere il rating:

  • L’impresa, costituita sia in forma individuale che collettiva, deve avere sede nel territorio nazionale
  • Deve essere iscritta nel Registro delle imprese da almeno due anni
  • Deve aver raggiunto nell’esercizio precedente alla richiesta un fatturato di almeno 2 milioni di euro, anche infragruppo
  • Non deve aver subito condanne o misure cautelari per reati presupposto della responsabilità d’impresa ai sensi del decreto 231/2001
  • Organi e vertici aziendali (soci persone fisiche, amministratori, rappresentante legale, direttore generale, direttori tecnici) non devono aver subito misure di prevenzione, misure cautelari o condanne per reati 231 e per reati tributari di cui al dlgs n. 74/2000 né deve essere stata iniziata azione penale per reati aggravati dal vincolo associativo mafioso
  • L’impresa deve dichiarare di effettua pagamenti e transazioni finanziarie superiori ai 1.000 euro solo con modalità tracciabili
  • L’impresa non deve essere destinataria di comunicazioni o informazioni antimafia interdittive in corso di validità
  • Nel biennio precedente alla richiesta, l’impresa non deve aver subito provvedimenti inoppugnabili di:
    • Condanna per gravi illeciti in materia di antitrust
    • Accertamento di un maggior reddito imponibile rispetto a quello dichiarato
    • Accertamento del mancato rispetto delle norme di sicurezza e igiene sul lavoro
    • Accertamento di obblighi retributivi, contributivi e assicurativi nonché di obblighi relativi alle ritenute fiscali concernenti i propri dipendenti e collaboratori
    • Revoca di finanziamenti pubblici per i quali non siano stati assolti gli obblighi di restituzione.

 

Come si configura il rating

Una volta assegnato, a cura dell’Antitrust, all’impresa viene attribuito di base una “stelletta” ed il suo nominativo viene inserito in un elenco pubblicamente consultabile sul sito dell’Autorità. Il valore di base può essere incrementato con l’attribuzione di un segno “+” in presenza di ulteriori requisiti quali:

  • L’adozione di una funzione interna o esterna di compliance legale oppure di un modello organizzativo 231
  • L’adesione a codici etici associativi
  • L’iscrizione a white list di enti non soggetti a infiltrazione mafiosa.

Tre segni “+” determinano l’attribuzione di una nuova “stelletta”, sino ad un massimo di tre stelle, qualora vengano rispettati ulteriori requisiti specificati nel regolamento.

 

Durata, rinnovo, sospensione e revoca

Il rating dura due anni e può essere rinnovato su richiesta dell’impresa interessata. In caso di perdita di alcuni dei requisiti per l’assegnazione, l’Antitrust può disporre la revoca o la riduzione del rating. Inoltre, il rating sarà sospeso in caso di rinvio a giudizio o di adozione di misure cautelari nei confronti dell’impresa assegnataria.

La bonifica integrale e la sicurezza del territorio

Sintesi

Da tempo si discute circa l’esigenza di un piano di azioni concrete per fronteggiare il crescente inquinamento ambientale provocato negli ultimi decenni.

 

La bonifica è una materia polifunzionale, riguardante diversi ambiti quali inizialmente, l’ambito igienico e sanitario, poi l’agricoltura e l’ordinamento produttivo dei terreni, l’economia e i lavori pubblici, la difesa del suolo, l’ambiente e la gestione delle risorse idriche.

 

Nel complesso riguardano la gestione del territorio, comprensiva del correlato sviluppo sociale ed economico dello stesso, l’utilizzo delle risorse idriche a fini agricoli e produttivi e la tutela e valorizzazione dell’ambiente.

 

La bonifica è quindi un’attività che mira alla sicurezza territoriale, alimentare e ambientale, il cui governo va inteso come programmazione economico-finanziaria degli investimenti.

 

Si rende pertanto indispensabile avviare un programma di attività di bonifica, soprattutto in alcuni territori della Regione Campania e più precisamente quelli a ridosso tra le province di Napoli e Caserta.

 

Tale programma potrà essere sviluppato con un piano straordinario di attività di bonifica di tutti i siti di stoccaggio e trattamento di rifiuti istituiti sulla scorta delle varie emergenze ambientali degli ultimi 15 anni (area di S. Maria La Fossa – S. Tammaro – Capua – Casal di Principe / Villa Literno – Giugliano), ivi compreso la bonifica dei siti di stoccaggi di rifiuti di ogni tipo, provocati da imprese private (esempio: lo stoccaggio di pneumatici di San Salvatore Telesino, aree di stoccaggio di rifiuti urbani e non).

 

Un ulteriore aspetto è legato ad azioni di tutela del Territorio, per limitare e azzerare le crescenti forme di inquinamento urbano e del proliferare di azione di abbandono dei rifiuti.

 

Vi è un’ulteriore conferma della polifunzionalità di tale attività, che, come tale, analizzando tutti gli ambiti a cui si riferisce, è principalmente riconducibile in sintesi al governo del territorio, in quanto funzionale alle politiche di sviluppo economico.

 

Che cosa fare

Piano di Bonifica dei territori

Analisi, aggiornamento e individuazione di siti potenzialmente inquinati delle seguenti tipologie:

a) aree interessate da discariche operate senza i relativi presidi ambientali;

b) aree interessate da attività minerarie, in corso o dismesse;

c) aree interessate da attività industriali dismesse;

d) aree interessate da rilasci accidentali, o dolosi, di sostanze pericolose;

e) aree interessate da discariche non autorizzate;

f) aree interessate da discariche autorizzate i cui piani di monitoraggio evidenziano superamento dei livelli di contaminazione di cui al D.M. 471 del 1999;

g) aree interessate da abbandono incontrollato di rifiuti pericolosi;

h) aree interessate da abbandono incontrollato di rifiuti speciali non pericolosi o di RSU, solo se in quantità superiore o uguale a 100 mc;

i) aree oggetto di attività di rottamazione di veicoli;

l) aree interessate da operazione di adduzione e stoccaggio di idrocarburi, così come da gassificazione di combustibili solidi;

m) aree, anche a destinazione agricola, interessate da spandimento non autorizzato di fanghi e rifiuti;

n) aree interne agli impianti a rischio di incidente rilevante;

o) aree interne ai luoghi di produzione, raccolta, smaltimento e recupero di rifiuti;

p) aree a qualsiasi utilizzazione, lecita o illecita, per le quali, pur in assenza di riscontri analitici, per una serie di evidenze sia probabile che, il contatto accidentale o contaminativo con processi e le sostanze indicate nel D.M. 16/06/1989, abbia potuto portare a fenomeni di inquinamento.

 

Definizione di anagrafe dei siti da bonificare, per i quali sia soddisfatta almeno una delle seguenti condizioni:

  • sia stato accertato il superamento dei livelli di contaminazione di cui all’Allegato 1 del D.M. 471 del 1999;
  • si sia determinata la necessità di un intervento di bonifica o messa in sicurezza;
  • siano stati attuati interventi di bonifica e ripristino ambientale, di bonifica e ripristino ambientale con misure di sicurezza, di messa in sicurezza permanente e ripristino ambientale.

 

Riferimenti normativi nazionali:

a) D.Lgs 152/2006, “Norme in materia ambientale”, parte V

– Gestione dei siti contaminati;

– Stesura dei Piani Regionali di Bonifica;

b) Legge  426/98

– Individuazione del SIN Litorale Domitio Flegreo ed Agro Aversano

c) D.M. 10/01/00, D.M. 8/03/01, D.M. 31/01/06:

– Perimetrazione del SIN Litorale Domitio Flegreo ed Agro Aversano;

Riferimenti normativi regionali:

a) L.R. 4 del 28/03/07, “Norme in materia di gestione, trasformazione, riutilizzo dei rifiuti e bonifica dei siti inquinati”:

– Individuazione dei siti e modalità degli interventi di bonifica;

– Stima degli oneri finanziari;

b) PRB del 2005

 

Competenze Istituzionali

D.Lgs. 152/2006 art. 196, Competenze delle regioni

Sono di competenza delle Regioni, nel rispetto dei principi previsti dalla normativa vigente e dalla parte IV del presente decreto:

  • La redazione di linee guida ed i criteri per la predisposizione e l’approvazione dei progetti di bonifica e di messa in sicurezza, nonché l’individuazione delle tipologie di progetti non soggetti ad autorizzazione.

D.Lgs. 152/2006 art. 197, Competenze delle province

Alle Province competono in linea generale le funzioni amministrative concernenti la programmazione ed organizzazione del recupero e dello smaltimento dei rifiuti a livello provinciale:

  • Il controllo e la verifica degli interventi di bonifica ed il monitoraggio ad essi conseguenti.

D.Lgs. 152/2006 art. 198, Competenze dei Comuni

I Comuni sono tenuti ad esprimere il proprio parere in ordine alla approvazione dei progetti di bonifica dei siti inquinati rilasciata dalle Regioni.

 

 

Programmazione e attuazione degli interventi e le risorse necessarie

 

Il risultato di tale piano determinerà una precisa programmazione degli interventi che sarà attuata nell’ambito dei Progetti inseriti tra gli interventi del POR Campania in corso di validità e quelli per i prossimi anni.

In linea generale l’obiettivo è quello di individuare una mappatura precisa delle attuali condizioni delle aree e l’individuazione di aree a forte rischio di contaminazione e di effetti nocivi alla salute e all’ambiente con la definizione di una griglia di interventi e di relativi indicatori per l’attuazione e il controllo dell’andamento del piano (al momento mai attuati), che dia priorità ad interventi di risanamento in prossimità di aree urbane, di aree a forte vocazione artistica – culturale (ad esempio la Reggia di Carditello) e di are di intensa vocazione agricola.

 

I soggetti da coinvolgere

 

Il progetto darà luogo alla costituzione di un gruppo di lavoro “volontario” con la partecipazione del mondo del sapere e della medicina (Docenti  Universitari, Medici), della rappresentanza datoriale (Confederazioni di Cooperative), delle imprese (CONFINDUSTRIA CAMPANIA e delle Territoriali), delle forze sindacali (CGL – CISL – UIL), del mondo delle professioni (Ordini degli Ingegneri – Geologi, ecc.)  di UNIONACAMERE e delle CCIAA con le sue espressioni interne, nonché l’area dell’associazionismo (ambientale non) e del volontariato (Libera, Comitati Cittadini, ecc.).

 

Gli obiettivi associati

 

Il progetto darà luogo a risultanze in grado in primo luogo di rendere chiaro a tutti i cittadini della Regione Campania e soprattutto a quelli che vivono in aree particolarmente a rischio (ad esempio l’area metropolitane tra Napoli e Caserta) di conoscere l’attuale situazione sullo stato di salute dell’ambiente e dei territori e di disporre di strumenti di controllo e di verifica sull’andamento di un piano straordinario di bonifica.

Un ulteriore elemento è rappresentato dall’opportunità di promuovere in chiave positiva tali risultanze e l’attuazione di un piano straordinario di bonifica dei territori, per favorire l’immagine della Campania e per promuovere le sue eccellenze (dai prodotti tipici dell’agricoltura alla produzione della mozzarella, ecc.).

 

 

 

 

La terra dei fuochi

Sintesi

La terra dei fuochi è una vasta area della provincia di Napoli e di Caserta, che comprende un territorio da Caiavo a Giugliano, dall’Agro Aversano al Litorale Domitio, ed è caratterizzata da continui sversamenti illegale di rifiuti, anche tossici.

 

In molti casi, i cumuli di rifiuti, illegalmente riversati nelle campagne, o ai margini delle strade, vengono incendiati dando luogo a roghi i cui fumi diffondono sostanze tossiche, tra cui la diossina, nell’atmosfera e nelle terre circostanti.

 

Il fenomeno è in crescita, ed interessa attualmente anche altre aree della Campania, con particolare riguardo alle aree mondane dell’alto casertano.

 

Tra le attività di sversamenti illegali, vi è l’eliminazione di materiali come copertoni, batterie esauste, elettrodomestici (frigoriferi, lavatrici, ecc.), componenti elettroniche (televisori, monitor, ecc. )  inerti e scarti di abbigliamento,  i cavi elettrici, nonché i rifiuti urbani, rifiuti di imballaggi secondari e terziari e rifiuti di imballaggi di origine domestica, quale la frazione organica.

 

Siamo in un’area fortemente urbanizzata, dove risiedono circa 200 mila persone, e ben 39 discariche di cui 27 probabilmente con presenza di rifiuti pericolosi. Negli ultimi cinque anni le discariche illegali sono aumentate del 30%, così come le patologie  di tumori tra la popolazione.

 

Uno degli aspetti più allarmanti del fenomeno si riscontra negli ultimi anni dove la criminalità  ha variato la strategia e la tipologia di smaltimento, mutando la variazione dei rifiuti, dalle discariche ai roghi di copertoni usati spesso come base comburente per bruciare anche altre sostanze tossiche.

 

Negli ultimi tempi, i roghi sono diventati più frequenti, anche perché confusi tra i numerosi roghi appiccati ai cumuli di immondizia durante le varie crisi dei rifiuti in Campania e ciò denota che l’assenza di un ciclo integrato dei rifiuti alimenta non solo lo smaltimento illegale dei rifiuti, con conseguente riduzione delle vendite di prodotti agricoli e non (la vendita di prodotti ortofrutticoli quali kiwi, mele, fragole e pesche prodotte nell’area nord tra Napoli e Caserta è calata negli ultimi cinque anni del 30%), ma soprattutto il crescente inquinamento da diossina dei terreni e gli effetti negativi nella catena alimentare che può raggiungere anche l’uomo.

 

Al riguardo la proposta prevede l’avvio di un progetto straordinario di ripristino ambientale e di recupero e trattamento dei rifiuti abbandonati, con l’obiettivo di massimizzare il recupero dei rifiuti riutilizzabili, attraverso il coinvolgimento della società civile e dei soggetti nazionali dediti al recupero e al riciclo dei rifiuti, quali pneumatici, batterie, elettrici ed elettronici, imballaggi, ecc., nonchè delle imprese del settore.

 

Il progetto è subordinato alla definizione di un Accordo Volontario per lo sviluppo di un tale sistema, che potrebbero prevedere un primo intervento pilota, nel’area di Caiavno (NA)

 

Che cosa fare

“Un progetto di integrazione efficiente”

Come si è detto, lo sversamento incontrollato dei rifiuti è caratterizzato sia da forme di smaltimento illegale, sia da abbandono dei rifiuti prodotti dalle imprese del territorio/i limitrofi, nonché in taluni casi da cittadini, prevalentemente di aree attigue, di rifiuti di origine domestica.

 

Si può affermare che parte di rifiuti abbandonati possono avere caratteristiche tali da poter essere avviati a recupero/riciclo, e con il coinvolgimento dei vari soggetti  summenzionati e meglio identificati nel paragrafo che segue, potrebbe dar luogo ad una selezione in loco di detti rifiuti, con conseguente riduzione significativa delle quantità da smaltire, nonché riduzione dei costi a carico della collettività.

 

E’ pertanto necessario pervenire a un nuovo coordinamento tra tutti i soggetti coinvolti (dalla selezione in loco, alle attrezzature di raccolta, trasporti, agli impianti di recupero) che si esprima all’interno di un preciso ambito territoriale – come nel ns. caso l’area di Caivano.

 

I criteri di riferimento da adottare sono quelli della responsabilità dei condivisa (dai cittadini alle imprese), della collaborazione tra i vari soggetti e tra soggetti pubblici e privati, nonchè il mondo dell’associazionismo e del volontariato, basati sull’efficacia, l’efficienza, l’economicità e la prossimità, per far sì che la salvaguardia dell’ambiente sia garantita da una realtà operativa consolidata nel territorio.

 

L’ambito di esercizio è una filiera corta: dai sistemi di raccolta differenziata, all’ottimizzazione delle operazioni di selezione, recupero e riciclo, limitando l’avvio a smaltimento dei rifiuti con il conseguente recupero dei materiali e sopratutto ripristinando le migliori condizioni ambientali, nonché l’adozione di aree ad elevata criticità da parte del mondo dell’associazionismo e del volontariato locale, per un assidua e continua  attività di controllo, vigilanza e di denuncia di fenomeni di abbandono.

 

Le linee schematiche del progetto partono dall’assunzione che l’obiettivo logistico sia definito in uno specifico territorio, caratterizzato da notevole e continuo abbandono dei rifiuti.

 

Il progetto è strutturato in alcuni punti, elaborati di seguito nella loro consistenza sostanziale:

1      Obiettivi

2      Strategia

3      Azioni

4      Attori

 

1)    Obiettivi

 

L’obiettivo globale del Progetto è individuabile in un’azione di informazione e formazione ambientale, nonché di ripristino delle migliori condizioni ambientali e di adozione di aree ad elevata criticità da parte del mondo dell’associazionismo e del volontariato locale, per un assidua e continua  attività di controllo, vigilanza e di denuncia di fenomeni di abbandono, con conseguente riduzione delle quantità di rifiuti da smaltire a vantaggio del recupero e del riciclo dei materiali.

 

In altri termini, si ritiene che senza un’azione concreta che azzeri pratiche illegali di sversamento e abbandono di rifiuti, finisce per limitarsi ad un incremento di affidamenti (talvolta con criteri e procedure anomale) con costi a carico della collettività come unico obiettivo.

 

L’obiettivo del progetto va raggiunto attraverso un preciso e puntuale censimento della aree e delle caratteristiche dei rifiuti abbandonati, sia per valutare ipotesi di origine dei rifiuti, sia per attuare un piano di controllo dei settori produttivi di appartenenza, nonchè per determinare la sua destinazione finale (recupero/riciclo rispetto ad altri trattamenti).

 

2)    Strategia

 

La Strategia deve prevedere azioni specifiche per le singole fasi del processo (dalla raccolta alla selezione. al recupero e riciclo di materia da rifiuti) e definire un coordinamento unico di tutto il processo.

 

Perché la Strategia possa essere perseguita in maniera efficiente e rapida è necessario che le Azioni in cui essa si esplicherà vengano attuate da una task force costituita da un numero limitato di persone, selezionate per competenza e motivazioni.

 

3)    Azioni

 

Azioni a supporto della fase di raccolta e ripristino area

 

Occorre garantire l’impegno dei soggetti coinvolti ad attivare una selezione in loco di rifiuti per singola tipologia di materiale con l’obiettivo di massimizzare il recupero/riciclo dei materiali, in modo da ridurre l’invio a smaltimento

 

La raccolta viene eseguita presso la singola area oggetto di intervento di ripristino che sarà successivamente prelevata da aziende del settore su indicazione di Consorzi Nazionali, specializzati per singola tipologia di rifiuto.

Saranno definiti i sistemi più idonei di selezione, con particolare riguardo alle altre frazioni di rifiuti non recuperabili e/o pericolosi.

 

La selezione dei rifiuti per tipologia

Pos.

Tipologia di rifiuto

1

Pneumatici e copertoni usati

 

2

Batterie esauste

3

Tessile e scarti di abbigliamento

4

Tubi

5

elettrodomestici (frigoriferi, lavatrici, ecc.) e componenti elettroniche (televisori, monitor, ecc. )

6

inerti

7

cavi elettrici

8

rifiuti urbani

9

rifiuti di imballaggi quali bottiglie e contenitori plastica, acciaio e alluminio secondari e terziari e rifiuti di imballaggi di origine domestica

10

rifiuti di imballaggi secondari e terziari, quali Film

11

rifiuti agricoli, quali teli in plastica

 

4)    Strumento e attori

 

Il progetto sarà attuato con lo strumento dell’accordo volontario e con la partecipazione di vari soggetti.

 

a) Accordo volontario di cui siano interpreti la Diocesi di Aversa e le Parrocchie locali, le Associazioni e i Comitati locali, le associazioni ambientaliste (Legambiente, ecc.) i soggetti nazionali quali il CONAI, POLIECO, il COBAT, ECOPNEUS, il Comitato RAEE, nonché l’amministrazione comunale locale, la Prefettura e il Commissariato, la Provincia.

 

b) L’accordo prevede una cooperazione tra i vari soggetti coinvolti e i relativi compiti, responsabilità e oneri, che saranno oggetto di una precisa definizione.

 

Gli obiettivi associati

 

Il progetto è in grado di stimolare le coscienze ambientali e di promuovere un nuovo modello di responsabilità condivisa, oltre a fornire una risposta urgente ed immediata all’annosa questione dei roghi di rifiuti con tutte le positive ricadute.

In particolare:

–       Lo sviluppo della responsabilizzazione e cooperazione di tutti i soggetti coinvolti;

–       La semplificazione delle procedure di intervento;

–       Lo stimolo per un piano efficace di controlli;

–       La diminuzione del ricorso allo smaltimento e la massimizzazione del recupero dei materiali;

–       L’individuazione di un sistema di stabilizzazione dei costi complessivi di gestione di attività analoghe.

 

 

1)            Sviluppo di reti di imprese e cooperazione di un’imprenditoria sociale in territori ad elevato tasso di presenza della criminalità e di disoccupazione giovanile, finalizzato anche al recupero dei beni confiscati.

 

 

Favorire con misure adeguate i progetti di sviluppo di attività imprenditoriali, mediante la costituzione di reti di imprese che prevede un nuovo modello di cooperazione tra l’imprenditoria privata e quella sociale nei settori;

 

–        del turismo e della produzione di manufatti e oggetti che richiamino il patrimonio artistico / culturale della ns. regione;

 

–        dell’ambiente per lo sviluppo di iniziative imprenditoriali legate all’informazione, alla formazione, alla promozione della raccolta differenziata e del riciclo dei materiale, nonché alla micro raccolta e raccolte speciali dei rifiuti riutilizzabili, e della produzione di manufatti (oggetti, arredi, ecc.) con materiali provenienti dalla raccolta differenziata e dal riciclo dei materiali;

 

–        dell’agricoltura per lo sviluppo di una rete di imprese agricole con elevata vocazione sociale, per la gestione di impianti di produzione di prodotti agricoli con particolare attenzione alla produzione di prodotti biologici, nonché per la promozione, trasformazione e commercializzazione degli stessi.

 

Che cosa fare

Preliminarmente promuovere realtà produttive – economiche impegnate nei vari settori con forte vocazione territoriale, sociale e solidale, attraverso l’attuazione di un’area di ascolto / confronto per recepire le istanze e individuare le aree critiche su cui intervenire nonché gli strumenti di sviluppo e consolidamento.

 

Occorre individuare 5 o più aree della Regione Campania dove sussiste una forte presenza di soggetti con tali caratteristiche e con cui avviare progetti piloti nei vari settori (dalla produzione di beni, ai servizi, all’agricoltura, all’artigianato, ecc.).

 

Le prime due aree di intervento potrebbero essere individuate nell’area dell’Agro Aversano e nell’area di Secondigliano/Scampia.

 

In tali aree si potrebbe costituire un tavolo di lavoro per raccogliere i vari soggetti che operano in una logica di riscatto dei territori e di ripristino della legalità per promuovere sia nuove iniziative sia per rafforzare quelle esistenti ( ad esempio le varie iniziative della rete di Libera), nonché per dare una risposta concreta alla continuità ed allo sviluppo di attività e di beni sottratti alla criminalità organizzata, c.d. beni confiscati) .

 

Lo strumento

 

Lo strumento per lo sviluppo di progetti / iniziative imprenditoriali è l’aggregazione in rete flessibile ed innovativa rispetto a quelle tradizionali, in grado di aumentarne la capacità competitiva senza però costringerle a rinunciare alla propria autonomia, sul modello del “Contratto di rete”.

 

Il contratto di rete è un accordo con il quale più imprenditori si impegnano a collaborare al fine di accrescere, sia individualmente (cioè la propria impresa) che collettivamente (cioè le imprese che fanno parte della rete), la propria capacità innovativa e la propria competitività sul mercato.

 

A tale scopo, con il contratto di rete le imprese si obbligano, sulla base di un programma comune, a:

• collaborare in forme e in ambiti predeterminati attinenti all’esercizio delle proprie attività;

ovvero

• scambiarsi informazioni o prestazioni di natura industriale, commerciale, tecnica o tecnologica;

ovvero ancora

• esercitare in comune una o più attività rientranti nell’oggetto della propria impresa.

 

Il contratto può anche prevedere l’istituzione di un fondo patrimoniale e la nomina di un organo comune incaricato di gestire l’esecuzione del contratto o di singole parti o fasi dello stesso.

 

Dal punto di vista imprenditoriale, le reti si distinguono da altre forme di collaborazione, in quanto si focalizzano sul perseguimento di uno scopo ovvero obiettivi strategici comuni di crescita, piuttosto che incentrare il rapporto tra le imprese partecipanti esclusivamente sulla condivisione di rendimenti. Pertanto, la rete svolgerà una funzione di coordinamento ed interazione tra i partecipanti, mentre l’assunzione delle decisioni strategiche resterà in capo a ciascuna impresa separatamente ancorché in funzione del perseguimento dello scopo indicato nel contratto.

 

La caratteristica fondamentale dell’attività della rete è rappresentata dalla presenza necessaria di uno scopo comune tra i membri della stessa.

 

Tale scopo è finalizzato al conseguimento, attraverso la determinazione di un programma comune, di obiettivi strategici condivisi che permettano, sia alla singola impresa, sia collettivamente

all’insieme dei partecipanti alla rete: (i) la crescita della capacità innovativa e (ii) la crescita della competitività (non vi sono motivi per ritenere che tali obiettivi strategici debbano sussistere congiuntamente ed è quindi sufficiente che anche uno soltanto di essi sia posto a fondamento del programma di rete).

 

Nell’ambito del contratto di rete, la crescita della capacità innovativa viene intesa, in termini generali, come la possibilità che l’impresa possa accedere, proprio in virtù dell’appartenenza ad una rete, allo sviluppo delle proprie ovvero a nuove opportunità tecnologiche.

 

Mentre, per quanto concerne la crescita della competitività questa si intende come volta ad incrementare la capacità concorrenziale dei membri della rete o della rete stessa, sia nel mercato nazionale che soprattutto in ambito internazionale.

 

Il modello è simile al testo legislativo che propone una tripartizione sotto il profilo dell’oggetto, riassumibile secondo il seguente schema:

• collaborare in forme ed ambiti predeterminati attinenti l’esercizio delle proprie imprese;

• scambiarsi informazioni o prestazioni di natura industriale, commerciale, tecnica o tecnologica;

• esercitare in comune una o più attività rientranti nell’oggetto della propria impresa.

Nella pratica la collaborazione potrà assumere svariate forme, quali ad esempio:

– attività di coordinamento per ottenere migliori condizioni nei rapporti esterni (coordinamento del processo di controllo della qualità dei beni lungo la filiera) o per raggiungere un risultato finale unitario (quale la produzione di un bene finale);

– attività strumentali per raggiungere migliori risultati di gestione (gruppo di acquisto/vendita di beni/servizi di interesse comune, gestione di logistica, magazzino, piattaforme telematiche, promozione di beni e marchi, realizzazione di laboratorio comune, centro di ricerca comune).

Il ricorso al contratto di rete “collaborativa” riveste inoltre una particolare idoneità a garantire una più efficace tutela dei singoli investimenti effettuati dalle imprese aderenti.

Un ulteriore elemento di particolare interesse soprattutto per progetti start-up è rappresentato dall’agevolazione. Tale agevolazione consiste in un regime di sospensione di imposta per gli utili di esercizio che le parti abbiano accantonato in apposita riserva e destinato al fondo patrimoniale per la realizzazione degli investimenti previsti in un programma di rete, che sia stato asseverato dagli organismi abilitati.

I soggetti da coinvolgere

Il progetto darà luogo alla costituzione di un gruppo di lavoro “volontario” con la partecipazione del mondo della rappresentanza datoriale e delle imprese, nonché le CCIAA della provincia e le sue espressioni interne e l’area dell’associazionismo e del volontariato.

 

 

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui