Si arricchisce di una nuova punta la telenovela (tragicomica) sul “caso” Indaco. I consiglieri di maggioranza hanno sottoscritto un documento per diffidare il presidente del civico consesso a inserire nell’ordine del giorno dell’assise di sabato 19 marzo la revoca della delibera consiliare n. 16 del 9 luglio 2015 con la quale lo stesso Indaco fu nominato “capo” del civico consesso. La richiesta, anche in questo caso inviata al prefetto di Caserta, reca la firma di Gennaro Della Porta, Alfonso Di Giorgio, Massimo russo, Antonio Russo, Francesco Ragozzino, Andrea Villano e Arturo Vislino. Manca il nome di Raffaele Elveri che secondo la versione ufficiale è fuori regione per motivi di lavoro. Gli esponenti della maggioranza, come già fatto nei giorni scorsi sempre tramite un documento, hanno chiesto anche l’inserimento nell’odg della nomina del presidente del consiglio. Mentre Indaco aveva accolto solo la richiesta di elezione del vicepresidente, figura prevista dallo statuto. Ma la squadra guidata dal sindaco Giuseppe Mozzillo stavolta si è spinta anche ben oltre la sfera politico-amministrativa. I consiglieri di maggioranza infatti hanno “minacciato” il presidente del consiglio di denunciarlo sul piano penale. “Si avverte – si legge nella diffida – che in mancanza si procederà alla denunzia per omissione di atti di ufficio”. Una forzatura, ridicola quanto grave, che dà il segno di come lo scontro tra le parti sia ormai all’ultimo sangue. E di come la maggioranza voglia ad ogni costo sbarazzarsi di Indaco. Una situazione, ripetiamo tragicomica, che però è la conferma di come tutti gli sforzi dell’amministrazione siano da molto tempo indirizzati esclusivamente a far fuori il presidente del consiglio. Potrebbe sembrare una questione solo personalistica, ma in realtà il braccio di ferro della maggioranza dipende anche da motivazioni politiche. Nella ridefinizione della squadra di governo, con la nomina della nuova giunta, la poltrona di Indaco è stata garantita da Mozzillo a Di Giorgio. Che se dovesse fallire il blitz contro il presidente dell’assise resterebbe a mani vuote, o con il culo per terra che dir si voglia. Da qui l’inasprimento dei toni. E la “minaccia” di rivolgersi alla Procura della Repubblica per costringere Indaco a farsi da parte. Con le buone o con le cattive. Ma il “capo” del civico consesso non è per nulla intenzionato a farsi intimidire. E darà anche lui battaglia nelle aule di tribunale. Giusto per ricordarlo ancora una volta: nelle ore libere (dalla guerra contro Indaco) gli amministratori comunali potrebbero anche occuparsi dei problemi della gente. Non sarebbe male.
Mario De Michele