Un passo avanti. Che per ora allontana lo spettro del commissariamento. I rappresentanti istituzionali del Pd casertano hanno fissato la data dell’assemblea provinciale per aprire la fase post Vitale. Il “gran giorno” sarà il 16 gennaio. Ora X le 11.00 ad oltranza. Fino all’elezione, se si troveranno nome e numeri, del nuovo segretario. La decisione è arrivata ieri nel corso dell’incontro convocato dal presidente Vincenzo Cappello. Presenti Rosaria Capacchione, Camilla Sgambato, Nicola Caputo, Stefano Graziano e Gennaro Oliviero. Non c’era Pina Picierno alla Leopolda per il baciamano (e piedi) a Renzi. Durante la riunione si è respirato, dopo mesi e mesi di guerra, un clima pacifico. Ma da qui a dire che il peggio è passato ce ne corre. Per ora prevale il tatticismo. La vera partita si giocherà più avanti. Già da lunedì prossimo riprenderanno le riunioni politiche tra le diverse anime dem. E solo dopo le consultazioni tra le componenti e all’interno dei due fronti (ex dissidenti e orami ex sostenitori di Vitale) il quadro sarà più chiaro. E si avranno gli elementi per capire se e come si troverà un accordo sul nome del successore del sindaco di Parete. Un nome, beninteso, in grado di aggregare un’ampia fetta del partito. Per adesso deputati e consiglieri regionali hanno dato il via libera alla convocazione dell’assemblea. Nel frattempo il tesseramento è congelato con l’auspicio che Roma possa concedere una proroga (già richiesta) fino a gennaio. Il “caso” bilanci invece resta sui tavoli delle commissioni provinciale e regionale. Ieri se n’è parlato, ovviamente. E sono stati chiesti chiarimenti sulla votazione effettuata nella direzione del 29 novembre. La Capacchione ha incalzato Cappello. Per lei non si è preceduto regolarmente. Il presidente del partito ha fatto visionare, a sua discolpa, il video di Campania Notizie. Il nodo sarà sciolto nella sostanza dalla società esterna di revisione incaricata dalla segreteria regionale di certificare i bilanci 2013 e 2014. Torniamo alla questione politica. A parte la Picierno, che spinge per il commissariamento perché in assemblea non conta nulla, tutti hanno convenuto sulla necessità di una soluzione “autoctona” per ridefinire l’assetto del partito. E com’era prevedibile si è levato il coro dell’appello all’unità. Tutti sono consapevoli che è impensabile eleggere un nuovo segretario con una maggioranza risicata (Roma non lo consentirebbe mai). Allo stesso tempo tutti sanno bene, in ossequio a La Fontaine, che tra il dire e il fare di mezzo ci passa il mare. Per cercare di approdare da una riva all’altra è stata fissata un’altra riunione istituzionale per il 20 dicembre. Nel frattempo le diplomazie si metteranno al lavoro. E le grandi manovre dei giorni scorsi diventeranno sempre più frenetiche. Finora ci sono in campo diverse opzioni.

Ma la sintesi tra le diverse posizioni e sui nomi appare un miraggio. I caputiani sponsorizzano Peppe Roseto. Una richiesta legittima. L’area dell’europarlamentare è la più consistente forse non solo tra gli ex dissidenti. Inoltre Roseto è un nome gradito anche a Oliviero. Ma pur dando per scontato (e non lo è affatto) il via libera da parte delle altre componenti dell’ex minoranza, difficilmente farebbe breccia nello schieramento che ha sostenuto il segretario dimissionario. I gruppi Graziano-Stellato sostengono il superamento della contrapposizione dell’ultimo congresso provinciale: se Vitale non c’è più, non ci può essere neanche Roseto. Insomma, sarebbero due facce della stessa medaglia. Per Carlo Marino la soluzione migliore è indicare un nome dei Giovani turchi. Enrico Tresca sarebbe l’ideale per chiudere anche la partita sulla candidatura a sindaco di Caserta. Una via d’uscita percorribile anche per Graziano. Nome che però sarebbe ai caputiani e altri ex ribelli perché proveniente dal fronte opposto. C’è poi Luigi Munno. Sotto sotto, e neanche troppo, sta lavorando per accomodarsi sulla poltrona di segretario. Ma è ipotizzabile un nuovo leader in quota Riformisti? Quasi impossibile. Il caso Caserta è attenzionato già da tempo dai vertici nazionali. Che ovviamente spingono per un renziano, al massimo per un Giovane turco visti gli ottimi rapporti tra le due aree. Difficilmente non si terrà conto della posizione romana. Per buona pace di Munno. I pittelliani non si sono sbilanciati più di tanto. Un nome spendibile ce l’hanno, quello di Lucia Esposito, ma si guardano bene dal metterlo sul tavolo perché per ora non hanno trovato alcuna sponda. E allora? Cappello ha proposto la nomina di un segretario “istituzionale” o di un direttorio. Ma non l’idea ha suscitato grande entusiasmo. Insomma, in casa Pd cercasi segretario disperatamente.

Mario De Michele

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