Più che un Democratico sembra un grillino. Almeno a parole. “Sono, oltre, sopra”. Gennaro Falco smette i panni del democristiano per indossare quelli a 5 stelle. Ma sotto la casacca resta il marchio Dc. “Non sono contro nessuno ma per il Pd, per un partito veramente unito”. All’indomani della direzione l’esponente del gruppo Marino, che pure appoggia Raffaele Vitale, non risparmia critiche pesantissime al segretario provinciale. “Ieri ero presente ma non mi sono registrato. Ho fatto uno sciopero in bianco Tutti sanno che mancava il numero legale. E’ stata una sceneggiata ignobile. Vitale – tuona Falco – ha presentato una relazione di una banalità inaudita, senza uno straccio di progettualità. Solo parole vuote per giustificare una finta unità. Le condizioni per fare sintesi tra tutte le anime del partito c’erano, ma ho la sensazione che a nessuno interessi la pacificazione, tutti giocano a perdere”. Per il “grillino” Falco il primo responsabile è Vitale. “Ora non è più il facente finzione, è il segretario vero, e come tale dovrebbe comportarsi. Che senso ha nominare una segreteria composta da 16 persone? E’ ridicolo e vergognoso. Vitale aveva la possibilità di formare una squadra snella e di qualità, invece ancora una volta si è fatto tirare per la giacca. Così non perdono le presunte maggioranze o minoranze interne, perde il Pd, perdono i militanti che credono nel partito. E’ ora di finirla con un partito composto dal 99% di persone che si impegnano per il territorio, ma che non contano nulla, e dall’1% di candidati o aspiranti tali che pensano solo a questa o quella poltrona”. Una disamina spietata. Che scava un solco con Carlo Marino. Macché. Buon sangue non mente. Sotto la maglia simil-grillina batte un cuore democristiano. “Non è una questione correntizia – si affretta a precisare Falco – ma politico-programmatica. Io ho condiviso un percorso con l’amico Marino. Ci siamo battuti assieme per aprire un dibattito vero nel Pd, attorno ai temi e non alle poltrone. Invece Vitale è partito con il piede sbagliato. Ha ripetuto gli errori del passato, che sia io che Carlo gli abbiamo sempre contestato. Io continuo a dirlo, e dovrebbe farlo anche Marino, assumendo un ruolo più centrale nel partito, visto che in primavera si vota a Caserta, nella sua città”. Se non è una rottura poco ci manca. Ma non significa schiararsi contro Marino e a favore dei dissidenti. “Hanno tutte le ragioni del mondo a criticare l’indecente documento di Vitale. Ma hanno commesso un grave errore a non partecipare alla direzione. Io ero presente e ho manifestato il mio dissenso non registrandomi. Se tutte le componenti avessero partecipato i lavori non sarebbero stati una farsa e si sarebbero svolti in modo più democratico e legittimo. Ho il sospetto che anche chi dissente da Vitale lo fa per questioni personalistiche o di poltrone e non per una divergenza sulle tematiche e sui contenuti. Insomma – conclude Falco – continua il solito gioco al massacro. E le vittime sono sempre i militanti”.

Mario De Michele

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