Litigioso. Immobile. Comatoso. Non ci sono più aggettivi per definire lo stato di crisi profonda (irreversibile?) in cui versa il Pd casertano. Da un mese e mezzo senza segretario provinciale, che si è dimesso il 29 novembre, il gruppo dirigente dem non riesce a uscire dalle sabbie mobili di una guerra tra bande senza fine e senza vergogna. Finora neanche i rappresentanti istituzionali hanno trovato la ricetta per salvare un malato quasi spacciato. Eppure da loro la base del partito si aspetta un minimo di senso di responsabilità, un po’ di ragionevolezza anche perché le elezioni comunali sono alle porte. E al voto vanno anche le principali città della provincia di Caserta, incluso il capoluogo. Ma i vertici democrat sembrano strafottersene di tutto. Anche di una possibile Caporetto alle amministrative. Chi se ne frega se perdono tutti! Come per dire “tanto peggio, tanto meglio”. Dall’addio di Raffaele Vitale si sono registrate solo altre fratture interne. Gli ex dissidenti si sono sciolti come neve al sole di agosto. A dimostrazione, qualora ce ne fosse stato bisogno, che il fronte dei ribelli aveva come un comun denominatore solo l’abbattimento del segretario provinciale e dei suoi supporter, senza uno straccio di strategia condivisa sul futuro del Pd. Gli oppositori di Vitale in oltre 45 giorni non sono stati in grado di indicare una soluzione politica incarnata dal nome del successore del segretario. Niente di niente. Solo i soliti incontri ufficiali e sottobanco. Per adesso non ha ancora imboccato la strada giusta neanche la “filiera renziana”. Gli istituzionali casertani seguici del premier (Picierno, Caputo, Sgambato, Graziano e Oliviero) hanno tenuto già due riunioni con il segretario regionale Assunta Tartaglione. Il risultato? Tutti d’accordo (a chiacchiere), nessuna soluzione (nei fatti). Non c’è ancora un nome “politico” come successore di Vitale. Non ci sono le condizioni, almeno per ora, per richiamare al suo posto il segretario dimissionario. Non c’è nulla di nulla. L’unico spiraglio è rappresentato da una scelta “istituzionale”. Uno dei parlamentari o consiglieri regionali renziani impugnerebbe il timone del partito fino al prossimo congresso provinciale, affiancato da un ufficio politico composto dagli altri rappresentanti istituzionali. Rosaria Capacchione dei Giovani turchi non ne farebbe parte per sua scelta politica ovviamente. In questo caso la Picierno potrebbe essere la carta vincente (stiamo a posto!). Lo stallo dei dem di Terra di Lavoro ha come dimostrazione plastica la mancata convocazione dell’assemblea provinciale. Il presidente Enzo Cappello è in stretto contatto con la Tartaglione. La sta sollecitando da giorni. Vuole ridare la parola ai delegati per eleggere il nuovo segretario. Ma la leader campana frena. Ha stoppato Cappello. E come sempre dimostra di non sapere che pesci prendere. Rassicura tutti. E non dice “no” a nessuno. Il modo migliore per non risolvere una beneamata mazza. Il 16 gennaio a Caserta arriva Matteo Renzi per un tour alla Reggia. Forse la Tartaglione e gli istituzionali casertani sperano che la parola del Messia sia salvifica. Ma è più probabile che il premier, preso naturalmente da ben altri problemi, di fronte allo sfascio del Pd casertano indosserà l’abito di Grillo e manderà tutti affanculo.
Mario De Michele