La frattura nel Pd casertano è insanabile. Il partito è di fatto spaccato a metà tra i sostenitori di Raffaele Vitale e il nutrito fronte dei dissidenti. L’occupazione della sede della federazione dem di sabato mattina è la dimostrazione plastica di una contrapposizione senza via d’uscita. Giovani turchi, caputiani, area Oliviero-Picierno, pittelliani e Riformisti ha ribadito che il segretario provinciale deve andarsene. Non è rappresentativo di tutto il Pd, ma solo di una parte per loro minoritaria. Ma Vitale non si rassegna. Non molla. E chiama a raccolta i massimi rappresentanti istituzionali del partito alla presenza del segretario regionale Assunta Tartaglione. Il sindaco di Parete ha convocato per sabato mattina nella sede di via Maielli una riunione con i parlamentari Rosaria Capacchione e Camilla Sgambato, i deputati europei Nicola Caputo e Pina Picierno, e i consiglieri regionali Gennaro Oliviero e Stefano Graziano. Quale proposta avanzerà Vitale alla Tartaglione e agli “istituzionali”? Il segretario provinciale porrà sul tavolo il tema delle amministrative della prossima primavera. E chiederà se c’è la volontà di remare tutti nella stessa direzione per vincere in quanti più Comuni possibile. La risposta di Capacchione, Caputo, Picierno e Oliviero sembra scontata: “Senza il cambio al vertice il partito non potrà affrontare nel clima giusto le competizioni elettorali”. Insomma, i dissidenti diranno, ancora una volta, alla Tartaglione che il problema è Vitale. E il sindaco di Parete li potrebbe sfidare proprio su questo terreno: “Bene – potrebbe dire– se io mi faccio da parte, che alternativa proponete?”. Non sarebbe un passo indietro. Anzi, il tentativo di far emergere che alla base della guerra interna non ci sarebbero motivazioni politiche, ma ad esempio l’indicazione dei nomi dei candidati sindaci. Appare comunque evidente che da parte di Vitale si tratta di un tentativo disperato di ritrovare il filo del dialogo. Non ci sono le condizioni per una pacificazione. Neanche quelle per una tregua fino alle comunali. I dissidenti non molleranno la presa finché non avranno ottenuto la testa del segretario. Lui non ha alcuna intenzione di porgergliela su un piatto d’argento. E Tartaglione, come sempre, non deciderà una beneamata mazza.

Mario De Michele

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