L’assemblea provinciale è alle porte. Il voto sulla mozione di sfiducia a Raffaele Vitale si avvicina. E nel Pd casertano si è aperto un acceso dibattito aristotelico su “forma e sostanza”. Si filosofeggia attorno a due questioni fondamentali per le sorti dell’umanità: la mancata presentazione delle firme e le modalità della votazione. Per il segretario facente finzione la convocazione dell’assemblea è illegittima perché in calce al documento di sfiducia non ci sono i nomi dei firmatari. Ieri è andato alla volta della Capitale per pregare Lorenzo Guerini di intervenire. E il braccio destro di Renzi, mosso a pietà, lo ha accontentato. I dissidenti devono tirare fuori dal cassetto le firme e consegnarle al segretario regionale Assunta Tartaglione. Lo faranno nelle prossime ore. Tanto cambia poco o nulla. Non a caso la vera battaglia condotta dalla cordata che eterodirige Vitale è sulle modalità del voto. I gruppi Graziano e Stellato hanno alzato le barricate di fronte alla richiesta dei ribelli di votare la sfiducia a scrutinio segreto. Non solo. Contestano la decisione del presidente Enzo Cappello di aver fissato un arco temporale per il voto che va dalle 14 alle 19.30. E pretendono che non si voti alla spicciolata: “I delegati devono essere tutti presenti”. Per mandare a casa Vitale servono almeno 151 sì alla sfiducia, la metà più uno dei componenti dell’assemblea (300 membri). I firmatari sono 184. Dovrebbero bastare. Ma i dissidenti vogliono avere il tempo necessario per radunare le truppe. Mettere in fila quasi 200 persone non è facile. Chi telecomanda il segretario facente finzione lo sa bene. E quindi insiste sulle questioni formali: “Lo statuto prevede così”. Il regolamento è chiaro”. Eccetera, eccetera. Bene. Badiamo alla forma. E rifacciamoci a statuti e regolamenti. Il comma 5 dell’articolo 28 (Incandidabilità e incompatibilità) dello statuto regionale del Pd campano recita testualmente così: “Sono incompatibili alla carica di Coordinatore di circolo, di Coordinatore comunale, di Segretario provinciale e di Segretario regionale i sindaci, gli assessori regionali, provinciali e comunali, i presidenti di enti pubblici e misti in carica al momento della presentazione delle candidature”. Da statuto, quindi, Vitale, essendo sindaco di Parete, è incompatibile con la carica di segretario provinciale. E lo è sempre stato fin da quando ha vinto il congresso. Chi ora invoca il rispetto delle regole non sapeva allora e non sa oggi che l’attuale segretario (pur facente finzione) è un “abusivo”? A peggiorare le cose ci si è messo lo stesso Vitale. Soffermandosi sul tesseramento 2014 che ha fatto registrare un calo del 50% delle adesioni rispetto all’anno prima, il sindaco di Parete in un’intervista al quotidiano “Il Mattino” ha dichiarato candidamente: “Sono la metà perché nel 2013 il 50% delle tessere erano false”. Che onestà intellettuale e politica. Peccato che lui è stato eletto segretario proprio sulla base di quel tesseramento gonfiato. Vitale è un segretario incompatibile e illegittimo. Un “abusivo” al quadrato. Sia nella forma che nella sostanza.

Mario De Michele

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