PIEDIMONTE MATESE – “Abbiamo finanziato spese di investimento importanti per la comunità”. Con una nota tecnica l’assessorato al bilancio, guidato da Corrado Pisani, spiega le ragioni dello sforamento non senza mettere in rilievo i “paradossi” del patto stesso con suoi meccanismi contabili:
le entrate non sono conteggiate , le spese sì. Ecco la scheda : “Lo sforamento del patto di stabilità per l’anno 2011 è collegato esclusivamente al saldo di spesa dell’anno. I dati da considerare per il calcolo del saldo finanziario sono solo ed esclusivamente quelli riportati nei certificati di conto consuntivo. Si ricorda che tra le operazioni finali non sono da considerare né l’avanzo di amministrazione né il fondo di cassa. Difatti l’avanzo di amministrazione, nell’ambito del saldo del patto di stabilità di competenza economica interno, non lo rileva, in base alle regole comunitarie della competenza, gli avanzi realizzati negli esercizi precedenti non sono conteggiati ai fini dell’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche, al contrario delle correlate spese effettuate nell’anno di riferimento. Il comune di Piedimonte Matese non ha rispettato il patto di stabilità per il 2011, come da nota del responsabile del servizio dell’ufficio finanziario per la seguente motivazione : i mutui assistiti devono essere necessariamente collocati al titolo V le cui entrate non sono prese in considerazione ai fini del rispetto del patto di stabilità . Le opere pubbliche, con essi finanziati, sono inserite al titolo II, quindi considerate alla fine del rispetto del patto, un paradosso. Nel 2011 questo ente ha dovuto effettuare diversi pagamenti in conto capitale per un importo di 1.998.000 (in grandissima parte per l’acquisto dei salesiani ndr) euro; utilizzo di avanzo di amministrazione per finanziamento debiti fuori bilancio di 423.000; utilizzo avanzo di amministrazione per autorità di bacino 100.000(adempimenti per il piano urbanistico ndr); utilizzo avanzo 2010 per compartecipazione al progetto “connessioni legali” con la regione”.
Michele Martuscelli