CASERTA: Cancellare la proposta della giunta Caldoro e garantire autonomia e centralità dei territori. E’ il senso della proposta del Pd casertano che ieri mattina, in conferenza stampa, ha illustrato la posizione del gruppo sul disegno di legge regionale in tema di riordino del servizio idrico integrato. Chiara la linea delineata da Luigi Munno, responsabile provinciale degli Enti Locali:

“I rappresentanti casertani in seno al consiglio regionale, facciano fronte comune sulla nostra proposta di emendamento: Caserta- ha dichiarato- non può essere considerato un territorio subalterno ad altre realtà”. Il riferimento è alla divisione territoriale prevista dal disegno di legge Caldoro per il quale una parte dei comuni casertani (34) passerebbero sotto l’Ato Napoli, i restanti (70) confluirebbero nell’Ato Benevento-Avellino. “Una situazione paradossale”, l’ha definita Franco De Michele, segretario organizzativo del Pd casertano. Ancora di più laddove si considera che Terra di Lavoro è l’unica delle 5 province campane a godere di una risorsa idropotabile sua propria sufficiente “e addirittura superiore- dice Pasquale Di Biasio, presidente del Consorzio Idrico- al fabbisogno dell’intera popolazione tanto da deviarne una parte sul napoletano”. “Se passasse la linea Caldoro- ha sottolineato Paquale Di Fruscia, del consiglio di amministrazione dello stesso Consorzio- ci troveremmo a comprare da Napoli la nostra stessa acqua con un’inutile aggravio a carico delle tasche dei contribuenti”. Ma la situazione è anche di opportunità di scelte tecniche e politiche, prima ancora che di tariffe: “Accentrare la gestione del servizio nelle mani di un unico soggetto- aggiunge Di Fruscia- significa non rispettare l’indicazione referendaria della nostra gente che ha espressamente chiesto che l’acqua resti un bene pubblico. Al di là delle vicende regionali attenzionate dalla Procura della Repubblica (il componente del cda si riferisce alle delibere n°171 e 172 del 2012 con cui la Regione abbatte il debito di 158 milioni di euro alla Gori spa assegnando poi di fatto, alla stessa azienda le opere acquedottistiche), riteniamo inconcepibile il tentativo di far avallare dal consiglio una discutibile scelta amministrativa”. La questione passa dunque in Consiglio regionale dove Nicola Caputo è convinto di riuscire a portare sulle proprie posizioni il resto dei rappresentanti eletti a Caserta: “Votare questa legge così com’è è impossibile e mortificante per il nostro territorio- dichiara infatti- Per questo motivo ho presentato un emendamento che prevede la costituzione di almeno 4 Ato regionali (Napoli, Salerno, Caserta e Benevento-Avellino) di modo che sia tenuto in debito conto non solo la ripartizione territoriale per province ma anche la densità di popolazione delle aree”. Otto-dieci giorni il tempo del Presidente del Consiglio regionale per prendere visione degli emendamenti (tra i quali quello targato Caputo-Pd Caserta) e quindi, il tutto passa al vaglio della Commissione. Ammesso vi sia un’unità di intenti (sia in maggioranza che in opposizione) il disegno di legge potrebbe essere approvato nel giro di un mese.

 

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