Appello della Run ai candidati alla Camera al Senato del Pd. “Dal Sud, e non per caso, sei rettori  muovono al nuovo governo   uno  sprone comune a porre l’istruzione nella massima rilevanza tra i più urgenti provvedimenti della macchina governativa. Il perché è assai evidente  se non lecito considerando il fatto che ad urtare le mura di cinghia di un sistema economico cristallizzato sulla conservazione più che sullo sviluppo  sono proprio gli organi monocratici delle pubbliche  università italiane.

L’università italiana vive una profondissima crisi, è  “ l’università disperata”, stando a quanto il Sen. L. Modica ha scritto al ministro Profumo, ed è quanto basta sconcertante pensare che la “disperazione” non è solo la derivata del peso che l’università pubblica sorregge, bensì la  discesa vorticosa verso lo screditamento che si registra dal calo delle iscrizioni. Tanto per dare una nota numerica e statistica a quanto detto,  è bene rendere il conto ed il confronto dei bollettini ISTAT relativi agli anni 2010 e 2012, dove il tasso di abbandono scolastico  è maturato dal 15,4% fino all’ amareggiante 18,8%, e proprio in Campania si registra uno dei picchi sfiorando il 22,3%. L’analisi che conta non è soltanto l’evidenza del dato di depauperamento delle famiglie che, tormentate dalla crisi, non consentono il proseguimento degli studi ai maturandi, piuttosto è bene mettere in risalto come queste percentuali siano di notevole differenza tra Nord e Sud, tutto ciò a carico di un problema sia recidivo, per il suo riproporsi dopo un ventennio di politica antididattica, sia a scapito dello sviluppo del capitale sociale nel Mezzogiorno. Alla vertigine di questo processo di decremento c’è un dato molto oneroso per i settori di sviluppo del meridione, ovvero il raccapricciante numero di studenti che predilige, per la ragione pratica del guadagno, lo studio presso i “pregiati” e privati atenei del Centro e del Nord Italia. L’interesse fondamentale della Run è mettere in luce questi elementi, rivalutare il ruolo dell’università pubblica, affermando uno dei principi, il diritto allo studio, che si manifesta totalmente sovrano  per la sua “costituzionalità”. I provvedimenti  assunti negli ultimi anni dai governi nei confronti dell’istruzione e della ricerca precorrono  tempi di un’espulsione di massa  da scuole e università, ripiegando verso un concetto di istruzione elitario ed esclusivista.  Il processo di privatizzazione dei luoghi della formazione, per di più finanziati a gonfie vele dalla cassa pubblica, ha garantito una sempre minore accessibilità del sapere che, in precedenza, almeno nelle intenzioni, era ammesso per tutti  gli studenti , per ogni ceto di provenienza. Il quadro che, nella maniera più deplorevole, può essere delineato da questi dati è quello di una generazione  che, a valle di un paese ll’orlo del disagio economico e sociale,  non può più appellarsi allo studio come un diritto , come uno strumento di emancipazione dalla condizione socioculturale di provenienza. Vadano pure a credere  i “riempiposto” dei consigli universitari  alle favole dei governi passati, ma non soccombano a questo sconcertante adulterio dei diritti”.

 

Responsabile Run prov. di Caserta Pasquale Fiorenzano

Responsabile comunicazione Run prov. di Caserta Pasquale Gnasso

Comitato Costituente Rete Universitaria Federazione Caserta

 

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui