Una mozione al sindaco e al presidente del consiglio comunale per chiedere l’uscita dal Consorzio “Terra di Lavoro” e la gestione autonoma del servizio idrico. L’ha presentata Emmanuele De Lucia, consigliere di Svoltiamo Insieme Liberamente. La stessa proprosta fu avanzata circa 3 anni fa anni fa in un convegno Pd da Goffredo Nuzzo, allora presidente degli Ecologisti Democratici della Valle, ma l’amministrazione fece orecchie da mercante. Ecco il testo integrale della mozione di De Lucia.

“Premesso che la Legge Galli 36/94, che prevedeva un processo di rimodernizzazione e riorganizzazione dei Servizi Idrici Integrati, e la Legge Obiettivo 2001 (n.443/2001), che aveva individuato le modalità di finanziamento per il potenziamento e la ristrutturazione degli acquedotti in Italia, possiamo affermare che per l’ATO5 Campania, a cui Santa Maria a Vico appartiene, mai è stata attuata alcuna procedura di ri-ammodernamento e milioni di Euro, resi disponibile per il rifacimento degli acquedotti, sono rimasti non spesi (vedi finanziamenti europei decaduti che erano disponibili per un acquedotto rurale). Infatti, vari sono stati i tentativi di affidamento del Servizio Idrico Integrato, ma senza successo. A Santa Maria in particolare, avendo aderito da decenni al CITL (Consorzio Idrico Terra di Lavoro), ci ritroviamo ad avere un gestore improprio, generatore di indebitamento e carrozzone di politiche clientelari, oltre che di una gestione dei servizi poco efficiente. In quest’ottica e considerando che il consorzio ha in gestione l’acquedotto ed il pozzo di proprietà del comune, essendo anche allo stesso tempo titolare del servizio di riscossione bollette, è giusto a questo punto valutare la possibilità di una gestione interna dell’intero servizio. Essendo il comune di Santa Maria a Vico proprietario del pozzo in località Monticello, con capacità di erogazione acqua ben sufficiente a poter servire tutti gli abitanti del paese, solo a causa delle perdite in condotta il Consorzio Idrico convoglia il 15-20% del necessario, attraverso il collegamento che ad ovest vede il paese allacciato alla condotta proveniente dal Turano. Infatti possiamo serenamente affermare che se avessimo un piano di interventi, atto a risanare le perdite di carico dovute a perdite di acqua lungo le condotte, ed un piano di rimodulazione allacci, per meglio bilanciare le pressioni in testa alle condotte, probabilmente Santa Maria a Vico non avrebbe bisogno dell’eccedenza di acqua proveniente dal Turano.

A ciò bisogna, inoltre, aggiungere:

1) gli sprechi in termini di gestione delle manutenzioni, che spesso il Consorzio deve affidare d’urgenza;

2) le interruzioni del servizio, e quindi il disagio per i cittadini, dovute alle attività di manutenzione a monte della condotta del Turano (qui in modo immediato si potrebbe prevedere una valvola all’ingresso, in modo da chiudere la mandata in caso di guasti. Come mai nessuno ci ha pensato?);

3) il nominale quantitativo annuo assegnato dal consorzio per abitante residente (150 litri al giorno, da bolletta il Consorzio prevede poco più della metà!); la potenzialità del pozzo è maggiore di quella nominalmente necessaria (infatti il pozzo eroga 547 litri a giorno per residente nominale, con un’eccedenza residua di circa 400 litri rispetto al minimo per legge, mentre addirittura si è provveduto ad un secondo pozzo con impiego di risorse comunali a credito con il CITL );

4) LA CARENZA IDRICA NELLE ZONE ALTE DEL PAESE PROBLEMA ANNOSO E MAI RISOLTO IN VIA DEFINITIVIA (Nelle ultime settimane abbiamo vissuto l’ennesima emergenza non ancora risolta!). Da ciò, secondo noi, è necessario valutare l’effettivo beneficio a continuare nell’esperienza consortile. Infatti si propone di richiedere al consorzio (attuale concessionario improprio): – la mappatura puntuale, con i disegni e mappe catastali, di tutto il circuito di distribuzione dell’acqua potabile per Santa Maria a Vico; – un piano di manutenzione e relativo piano economico di investimento per sanare la critica situazione delle perdite e della corretta erogazione dell’acqua nelle zone alte del paese.

Contemporaneamente con la presente si IMPEGNA IL SINDACO E LA GIUNTA 1 ) A predisporre un Business Plan che metta ben in risalto i possibili vantaggi sia di servizio che economici a gestire il Bene Pubblico Acqua attraverso la creazione di una Municipalizzata; 2) predisporre la procedura amministrativa per rescindere il rapporto con il Consorzio Idrico Terra di Lavoro al fine di una gestione autonoma “in house” del servizio”.

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