Perde altri pezzi la maggioranza guidata dal sindaco Eugenio Di Santo. Stavolta a sbattere la porta sono stati Gianluca Fioratti e Immacolata Quattromani. Il primo si è dimesso da vicesindaco e assessore all’Ambiente, Attività Produttive e Manutenzione. La seconda ha rinunciato alla delega alle Politiche Sociali e Giovanili che le era stata assegnata in qualità di consigliere comunale. La traumatica decisione è stata comunicata con una lettera protocollata stamattina e indirizzata a Di Santo, al segretario comunale, al presidente del consiglio comunale e ai consiglieri. Fioratti e Quattromani hanno ufficializzato anche l’uscita da “Alleanza Democratica per Sant’Arpino” e l’intenzione di formare un gruppo indipendente nell’assemblea consiliare, passando di fatto all’opposizione. Come si legge nel documento alla base della decisione di abbandonare il sindaco ci sono ragioni di natura “politica e morale”.
Le dimissioni, in particolare di Fioratti, appaiono quanto meno tardive. Risale allo scorso dicembre l’indagine che ha coinvolto Di Santo accusato di aver preteso un braccialetto di diamanti dal titolare della ditta aggiudicataria del servizio di refezione scolastica. E non è certo di oggi la notizia della condanna a un anno e 6 mesi inflitta al sindaco previo patteggiamento. Tutto arcinoto. E allora perché Fioratti ha avuto proprio ora uno scatto di reni dopo aver indossato con raccapricciante nonchalance la fascia tricolore durante il lungo periodo in cui Di Santo è stato ai domiciliari? Perché non si è dimesso subito? La questione politica e morale nasce proprio ora che il sindaco è tornato al suo posto?
Forse abbiamo capito: Fioratti si era talmente affezionato alla carica di sindaco facente funzione che non ha digerito l’idea di dover ritornare a fare “soltanto” il vice. La poltrona di primo cittadino era comoda. Lui si trovava a proprio agio. E sperava di tirare a campare, come sindaco, per molto tempo ancora, nell’auspicio che il sindaco “vero” non tornasse al suo posto. Voleva continuare a indossare la fascia tricolore (senza alcun mandato da parte degli elettori). Altro che motivi politici e morali! Dal canto suo Di Santo non ha avuto scrupoli. E si è rimpossessato subito della sua poltrona. Scelta sicuramente deprecabile alla luce della condanna per tentata concussione. Ma se il sindaco ha dimostrato di non essere uno stinco… Di Santo, è altrettanto pacifico che Fioratti è l’ultimo a poter impartire lezioni morali.
Mario De Michele