“Il ventennale dell’uccisione da parte della camorra di Don Peppe Diana, grazie allo straordinario sforzo di associazioni e cittadini, a partire dal Comitato Don Peppe Diana, sta determinando iniziative e momenti di grande valore. Bene anche la fiction e l’impegno della Rai per ricordare il parroco di Casal di Principe, ma le istituzioni, a partire da quelle regionali, dovrebbe evitare inutili passerelle mediatiche e piuttosto agire per concretizzare la voglia di riscatto di quei territori, cosa che fino non hanno fatto”. Lo afferma, in una nota, il presidente della Commissione Regionale Beni Confiscati, Antonio Amato. “A guardare trasmissioni come quella di Porta a Porta dell’altra sera, ascoltando le parole del presidente Caldoro e pure leggendo la lettera scritta oggi al Mattino, si ha l’idea di una Regione impegnata in prima linea, a partire dal sostegno al riutilizzo dei beni confiscati – spiega – Il problema è che in realtà Caldoro mostrava a vanto tutte azioni altrui, nate dal basso, dall’impegno quotidiano di quanti quotidianamente si espongono su beni e terreni tolti ai clan per determinare un processo di economia sociale unico vero contrasto all’economia criminale. Ma cosa fa e ha fatto concretamente Caldoro per aiutare queste realtà?”.

“Perché a due anni di distanza ancora lascia del tutto inattuata la legge sui beni confiscati – aggiunge – perché non realizza l’osservatorio regionale sui patrimoni sottratti ai clan, perché non sostiene i progetti di riutilizzo e non si impegna sul tema delle aziende, perché la Regione Campania ancora non chiede di riutilizzare direttamente nemmeno un bene confiscato che pure potrebbe essere fondamentale per il contenimento dei fitti passivi dell’ente?”. “Oggi, sui beni confiscati non si sa neppure quale sia l’assessore delegato e quali uffici della giunta se ne occupino. Come denunciano pure associazioni e consorzi si avverte un lassismo totale. Allora – conclude Amato – se davvero si vuole rendere omaggio a Don Peppe, se davvero si vuole concretizzare il suo insegnamento, i rappresentanti delle istituzioni, piuttosto che alle telecamere pensassero a mettere in campo azioni reali per combattere la camorra”.

 

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