«Gli ultimi dati disponibili inchiodano la Campania ad una percentuale inferiore al 3% di bambini dai 0 ai 3 anni che ha usufruito dei servizi socio educativi per la prima infanzia, più bassa anche del dato complessivo del mezzogiorno che è intorno al 4%, e ci colloca al penultimo posto della classifica nazionale seguiti solo dalla Calabria. Basterebbe questo a denunciare l’urgenza di strutturare e definire un nuovo sistema integrato dei servizi educativi e d’istruzione per la prima infanzia con un ciclo unico da 0 a 6 anni, insieme a un piano straordinario che utilizzi al meglio le risorse del PAC infanzia, sì da portare l’offerta territoriale agli standard nazionali. Per questo abbiamo presentato una proposta di legge ed un ordine del giorno di indirizzo» lo affermano in una nota congiunta Vincenza Amato e Loredana Raia, consigliere regionali del PD, che questa mattina hanno presentato la proposta di legge “Il welfare delle bambine e dei bambini. Disposizioni per i nuovi servizi integrativi all’infanzia” e un ordine del giorno che impegna la giunta a definire un nuovo piano di riordino e potenziamento del settore «I servizi integrativi sono parte essenziale della più complessiva offerta di settore: il “nido familiare”, ad esempio, in Europa e in molte regioni del centro nord Italia si è dimostrato particolarmente utile e apprezzato. Da noi c’è stata qualche sperimentazione e una prima regolamentazione nel catalogo dei servizi regionali che però non ha mai avuto una compiuta definizione normativa. La nostra proposta di legge colma un vuoto, dando anche alla Campania un quadro legislativo di riferimento chiaro e puntuale per rispondere alle esigenze dei bambini e dei loro genitori, specialmente le donne, e sopperendo alle croniche mancanze dell’assistenza infantile pubblica. La personalizzazione dell’offerta e la flessibilità degli orari e dei giorni di apertura garantiti da questi servizi integrativi» proseguono le consigliere democratiche «rispondono alle attuali esigenze delle famiglie, tutelano le nuove forme di genitorialità, riescono, soprattutto, a garantire il connubio tra i diritti della donna alla piena partecipazione alla vita pubblica e lavorativa, a quelli del ruolo di madre. Inoltre, con la definizione di una specifica figura professionale, si creano nuove opportunità di lavoro e forme di economia sociale. Si evidenzia» affermano le consigliere PD «la più complessiva necessità di ridefinire l’insieme generale dell’offerta dei servizi per l’infanzia, introducendo esperienze innovative e garantendo il sostegno alla funzione educativa delle famiglie, la loro partecipazione, l’accoglienza e la valorizzazione delle differenze linguistiche, culturali, religiose, di genere, il sostegno alla disabilità, la promozione della qualità dell’offerta educativa. Nella passata legislatura si è cercato di intervenire con programmi che puntavano esclusivamente al potenziamento infrastrutturale, un errore: si rischia di creare cattedrali vuote, nuovi luoghi dedicati all’infanzia senza però dare alcuna possibilità di sostenibilità dei servizi. Bisogna dar vita ad un’azione di ampio respiro che riconosca il diritto costituzionale alla scuola dell’infanzia come il primo, indispensabile livello del sistema di istruzione. La legge e l’ordine del giorno non sono rivolte non solo ai bambini e alle bambine» concludono Amato e Raia «sono proposte per le donne fatte dalle donne. Inizia un percorso che porterà alla convocazione degli Stati Generali delle Politiche per l’Infanzia nella prossima primavera per avere un confronto locale e nazionale con tutti i soggetti pubblici e privati che sono impegnati nella definizione e nella realizzazione di percorsi educativi per i bambini in età da 0 a 6 anni»