Non è andato oltre il sentimento della “pietas” il pesce d’aprile di Enzo Guida. Con un post sul suo profilo Fb il sindaco di Cesa ha annunciato le sue dimissioni invitando i cittadini a una diretta social per spiegare i motivi della sua scelta. Ovviamente nessuno gli ha dato credito, né la popolazione, tanto meno gli organi di informazione. Al punto che la fascia tricolore ad inizio del video confessa il suo stupore per la mancata eco al suo post. Strano che non ne abbia subito compreso le ragioni. Eppure la spiegazione risiede in un motivo orami universalmente riconosciuto: in qualsiasi giorno dell’anno nessuno più, fatto salvo il suo cerchio tragico, crede alle parole di Guida, figurarsi il primo aprile. Era ampiamente prevedibile che nemmeno i più ingenui sarebbero caduti nel tranello. Un pesce d’aprile con i fiocchi sarebbe stato quello di comunicare “urbi et orbi” la sua decisione ufficiale di non ricandidarsi anche alle prossime comunali del 2026. Purtroppo per lui, il sindaco già si era giocato questo bonus in un altro post, sortendo lo stesso effetto del fallito pesce di aprile: nessuno gli ha creduto. In quel caso neppure quelli dell’anello nefasto. Dopo un decennio al potere è via via diventato sempre più difficile prendere sul serio Guida. In 10 anni di gestione si è distinto in performance funamboliche mirabili, degne del miglior Circo Orfei. Memorabile quella inscenata con Giovanni Zannini, il brutto e cattivo “uomo di Mondragone”, così dipinto nella campagna elettorale del 2020, divenuto recentemente “l’unico consigliere regionale della storia amministrativa di Cesa che si è preso a cuore le sorti della città”, grazie a un corposo finanziamento piovuto dai tetti di palazzo Santa Lucia. Una piroetta alla Carla Fracci della politica.
Sul malriuscito pesce d’aprile di Guida è intervenuto anche Giuseppe Fiorillo, abitualmente poco appariscente nonostante la sua probabile candidatura a sindaco. Peppe non è aduso alla vendita all’ingrosso di fumo negli occhi. Non è un parolaio arcobaleno. Per deformazione professionale bada al sodo. Non è che a un paziente affetto da un’infezione virale acuta delle vie respiratorie può dire: “Vieniti a fare una gita in Irpinia, così ti passa”. Per prima cosa gli vieti il fumo, anche quello negli occhi, poi gli prescrivi i farmaci per curarlo. La favoletta intitolata “solo cose belle” sarebbe credibile nel paese delle meraviglie, a patto però che il sindaco sia Alice. Attenzione, non quella che guarda i gatti. Per quella dei gatti rivolgersi a De Gregori. Inciso: qualcuno si lamenta perché i miei articoli non sono sempre di facile comprensione. Spiacere è il mio piacere, direbbe il Cyrano di Guccini. Cambiate sito. Rincoglionitevi sui social, leggendo i diari degli amministratori. E pensare che un tempo i “diari” li scrivevano soltanto personaggi illustri e venivano letti dalle persone colte e dalle “masse critiche” oppure erano la trama di magnifici film autobiografici. Dio non ce l’ha mandata buona.
Cos’ha ha detto Fiorillo sull’idea goliardica di Guida? “Tralasciando ogni valutazione sull’ormai noto protagonismo, lo scherzo del primo aprile fatto dal sindaco con le sue false dimissioni (sulle quali non abbiamo mai avuto dubbi) è certamente di cattivo gusto e non rispettoso del ruolo istituzionale ricoperto. Questo la dice lunga su come un sindaco interpreta il ruolo pubblico che riveste, utilizzandolo in modo improprio come fosse una sua prerogativa privata. Non ci dilunghiamo in ulteriori commenti. Chissà cosa ne avranno pensato le istituzioni o i suoi colleghi? Ma veramente pensate che il Comune sia casa vostra? Fino a prova contraria è la casa di tutti i cittadini”.
Ecco il cambio di paradigma. Per Fiorillo il Comune è la casa dei cittadini. Sembra una banalità. Non lo è affatto. Basta chiedere agli epurati di questi anni per cogliere il senso di come si è ridotta la vita pubblica locale. La “rivoluzione dolce” di Fiorillo prende forma in un disegno molto più articolato. Sulla tavolozza luccicano i colori della partecipazione e della condivisione. È andato malissimo a Guida il tentativo di farlo passare come il candidato di Gennaro Oliviero. Il sindaco pro tempore non ha ancora ben compreso che con Fiorillo il gioco politico al massacro è un boomerang. Alle prossime comunali saranno in campo il candidato del cerchio tragico e il candidato dei cittadini di Cesa. Attorno allo stimato medico si è già formata un’ampia aggregazione, che va ben oltre i finti steccati ideologici. Fiorillo capeggerà una “coalizione di volenterosi”. Chiunque lo vorrà sostenere, da destra a sinistra, sarà il benvenuto perché il primo obiettivo è riportare la città sui binari della normalità. Fiorillo non è né l’uomo di Oliviero, né quello di Zannini, né di qualsiasi altro “big”. È un uomo della gente che sta tra le gente. Con lui terminerà la stagione dei veleni. Si porrà fine alla bieca logica dello “stai con me o contro di me”. Basta guelfi contro ghibellini. Basta buoni e cattivi. E soprattutto basta all’odio instillato a modiche dosi per alimentare una guerra subdola con il bieco obiettivo di tirare fuori dall’armadio, al momento giusto, gli abiti frusti di un vittimismo falso e calcolato, oltre che ridicolo. Peppe Fiorillo è voluto bene dal popolo. E sarà il candidato del popolo, della parte sana della società, di quelli, ad esempio, che non hanno ottenuto posti di lavoro o incarichi professionali per legami di famiglia. Se poi le comunali del 2026 si terranno il primo d’aprile sarà uno spasso.
Mario De Michele