Non se l’ha aspettava. E non avrebbe mai voluto che accadesse. Vincenzo De Luca aborra il ticket tra Pina Picierno e l’aspirante segretario nazionale del Pd Stefano Bonaccini. «A oggi non mi pare un congresso ma una liturgia molto codificata: le donne, i giovani, il rinnovamento, l’età, la carta d’identità, donne a volte usate come soprammobili….», è la frecciata, velenosissima, del governatore contro la vicepresidente del Parlamento Europeo. E d’altronde che si riferisca alla parlamentare casertana sembra chiaro. È la risposta punto per punto, notate bene, alla presentazione della Picierno che due giorni fa ne ha fatto Bonaccini lanciandola come sua vice al Nazareno in caso di vittoria: «È una donna capace e giovane del Sud. Era anche giusto e utile proprio per equilibrare una presenza di genere, territoriale e anagrafica…». De Luca ha ormai già chiuso, senza ufficializzarlo (e svicola anche ieri sul punto), il suo appoggio al collega dell’Emilia. E così tutto il gruppo legato al governatore, a cominciare dai consiglieri regionali.

Pina Picierno

Poi è stato annunciato il ticket con la Picierno da sempre nemica di De Luca. E così ieri, a margine di una conferenza stampa, ritornano gli attacchi verso il Pd. «Il rapporto che c’è tra il congresso del Pd e la realtà della vita è più o meno uguale a quello tra una cartomante e l’astrofisica. A oggi non mi pare un congresso, mi pare una liturgia molto codificata: le donne, i giovani, il rinnovamento», attacca. «Una liturgia che – aggiunge sempre sul Pd – a me pare lontana da un congresso vero. Vedo che è un congresso tra l’altro costruito con regole demenziali da parte di un gruppo dirigente che ho già definito in maniera chiara. Se la situazione resta questa, sono portato a considerare valida una considerazione: meglio una fine con dolore che un dolore senza fine…». Oltre al bilancio di fine anno con i giornalisti il governatore lancia «tre sfide nazionali». «Nel 2023 la difesa della sanità pubblica sarà centrale perché in Italia si sta smantellando il sistema sanitario pubblico. Non c’è – attacca – altra spiegazione rispetto ai due miliardi di euro inseriti in legge di bilancio, in un settore in cui non abbiamo personale e servono 1,5 miliardi solo per tenere aperti gli ospedali». Secondo obiettivo è il piano lavoro per i giovani del Sud: «Un concorso per l’assunzione di 300mila giovani meridionali nella pubblica amministrazione altrimenti diventa difficile anche usare i fondi europei e sfruttare le risorse del Pnrr, perché non esiste un ufficio tecnico adeguato nel 90 per cento dei Comuni». E infine la sfida dell’autonomia. «Si rischia di produrre una spaccatura dell’Italia e una marginalizzazione del Sud, ma siamo riusciti – aggiunge De Luca – a imporre linea nostra: riconosciuto come pregiudiziale definire i Lep e mettere quindi in discussione la spesa storica e poi riconosciuto di evitare rotture su scuola e sanità. E c’è stata l’acquisizione per la prima volta dopo 10 anni dei criteri da usare nel riparto del Fondo Sanitario Nazionale, in cui noi siamo stati penalizzati di 200 milioni l’anno, e quindi derubati in 10 anni di due miliardi». Anche se rimane guardingo De Luca: «Complicato in un anno si possano fissare i Lep, come da accordo con il ministro Calderoli, e si riescano a definire i fondi perequativi. In ogni caso – avverte – dobbiamo essere dei pacifici guerrieri, aperti al dialogo ma armati e pronti a combattere».

Mario De Michele

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